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In più del 70% dei Paesi, il lavoro dei giornalisti è ostacolato In più del 70% dei Paesi, il lavoro dei giornalisti è ostacolato

Il giornalismo, vaccino contro la disinformazione, ma per pochi Paesi

Annuale rapporto dell'organizzazione Reporter Senza Frontiere che lancia l'allarme: la pandemia di Covid ha condizionato negativamente l'accesso alle notizie in oltre 130 nazioni

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Nel 73 per cento dei 180 Paesi analizzati da Reporter senza frontiere, il giornalismo è fortemente ostacolato. Questi Paesi sono caratterizzati da situazioni ritenute "gravissime", "difficili" o "problematiche" per la libertà di stampa. E la pandemia sembra aver aggravato la situazione, laddove – spiega il report – “i giornalisti si trovano di fronte a una chiusura nell’accesso alle fonti di informazione, a causa, o con il pretesto, della crisi sanitariaâ€. La domanda è quindi una sola: si assisterà ad una riapertura dopo la fine della pandemia? La risposta non è così scontata, considerando che “sta diventando sempre più difficile per i giornalisti indagare e riferire su questioni delicateâ€, soprattutto in Asia e in Medio Oriente, ma anche in Europa, dove “la pandemia ha condizionato la stampa, soprattutto a est – spiega  Anna Del Freo, membro del Comitato direttivo della Federazione europea dei giornalisti e segretario aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana – dove, per molti Paesi, è stata l'occasione per stringere, per esprimere un autoritarismo anche a livello politicoâ€. L’esempio citato dalla De Freo è quello della Slovenia dove, “sulla scia di Polonia e Ungheria, la pandemia ha portato a restrizioni della libertà giustificate dall'urgenza e dall'emergenza, che però sono diventate delle restrizioni vere anche sulla diffusione delle informazioni, sull'accesso alle informazioniâ€. È stato dunque più difficile per i giornalisti dire quello che dovevano e addirittura accedere alle informazioni.

Ascolta l'intervista ad Anna Del Freo

Gli appelli del Papa

Negli anni si sono succeduti anche i richiami di Papa Francesco a favore della libertà di stampa, perché, come spiegò in passato, il giornalismo è al servizio di “chi non ha voceâ€, perché "abbiamo bisogno di un giornalismo libero, al servizio del vero, del bene, del giusto; un giornalismo che aiuti a costruire la cultura dell’incontroâ€.

Cresce la sfiducia nei giornalisti

Dal report emerge anche un altro grave e preoccupante dato: una crescente sfiducia pubblica nei confronti dei giornalisti. Nel rapporto si legge che il 59% degli intervistati in 28 Paesi, “crede che i  giornalisti cerchino deliberatamente di ingannare il pubblico diffondendo informazioni che sanno essere falseâ€. Tuttavia, spiega Rsf, “il rigore e il pluralismo giornalistico possono contrastare la disinformazione e le infodemie, cioè le manipolazioni e le dicerieâ€.


L’Europa del Nord, modello della libertà di stampa

I Paesi più virtuosi restano quelli del Nord Europa. Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca sono ai primi 4 posti della classifica. “Sono Paesi più piccoli – aggiunge la De Freo –con un altissimo senso civico, dove le libertà personali e le libertà sociali vengono garantite di più. Sono Paesi con un benessere economico, tutto questo si riflette, ovviamente, anche sulla libertà di stampa perché sono Paesi liberi, dove i diritti fondamentali sono molto garantiti e il diritto all'informazione è uno di questiâ€. Ecco quindi che iI Nord Europa “rimane un po' una stella polare per tutti i tipi di diritti e di libertàâ€. Abbastanza buona, sempre secondo Reporter senza frontiere, è la situazione della libertà di stampa negli Stati Uniti, in zona rossa ci sono Brasile, India, Messico e Russia. Cina stabile nella zona nera, seguita da Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. Il continente africano resta quello più violento per i giornalisti, ma è anche qui che si trovano i principali miglioramenti dell’anno, con Burundi, Sierra Leone e Mali che hanno conquistato il maggior numero di posti in classifica. All’ultimo posto, anche quest’anno, la regione del Medio Oriente/Nord Africa, con Arabia Saudita, Egitto e Siria che, si legge, “hanno intensificato la loro azione di imbavagliamento della stampaâ€.

Gli esempi negativi europei

L’Europa resta la regione più sicura, anche qui, però, troviamo situazione molto gravi, aggiunge la Del Freo, che parla della Turchia, Paese a cavallo tra due continenti e che resta “la più grande prigione per giornalisti d’ Europa, se non del mondoâ€; della Bielorussia, con il gran numero di giornalisti fermati ed arrestati solo per aver coperto con le loro cronache  le proteste dell’estate scorsa; della pessima situazione di Ungheria e Polonia e della  una brutta deriva che si registra in Slovenia e nei Balcani.

Il giornalismo antidoto alla disinformazione

"Il giornalismo è il miglior vaccino contro la disinformazione", spiega il segretario generale di RSF Christophe Deloire, sebbene, fa notare, “la sua produzione e distribuzione siano troppo spesso bloccate da fattori politici, economici, tecnologici e talvolta anche culturaliâ€. Resta però una verità: di fronte “alla viralità della disinformazione, il giornalismo è il principale garante che il dibattito pubblico si basi su una diversità di fatti accertati".

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20 aprile 2021, 15:13