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La cittadina di Palma colpita dal grave attentato a marzo La cittadina di Palma colpita dal grave attentato a marzo 

Violenze, sfollati, traffici illeciti in Mozambico

Aumenta il numero di profughi nella Repubblica dell'Africa meridionale protagonista del famoso accordo di pace nel 1992. A destabilizzare è la violenza - quotidiana a parte gli episodi più gravi come l'attentato del 24 marzo – provocata da gruppi armati nel nord del Paese. Jihadismo e interessi per nuovi giacimenti di gas si intrecciano, come spiega Luca Mainoldi, dell'agenzia Fides

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Migliaia di civili cercano rifugio a Nangade, Mueda, Montepuez, località a nord del Mozambico. L'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), impegnata a cercare di prestare assistenza, conferma che si tratta per la maggior parte di donne e bambini. Certamente l'ultima ondata di queste settimane risente dell'attacco nella città costiera di Palma che, il 24 marzo scorso, ha provocato almeno 12 vittime, tutte decapitate. Ha costretto alla fuga almeno 11.000 persone, con altre migliaia che sono rimaste intrappolate all'interno dell'area, secondo quanto dichiarato dal portavoce dell'Unhcr Babar Baloch. Da Palma si è cominciato a fuggire, ma di fronte al dilagare delle violenze è diventata anche una cittadina di accoglienza come altre della costa. Palma conta almeno 100.000 abitanti, di cui la metà sono profughi. Negli ultimi tre anni di terrore si sono registrati 700.000 sfollati e 2.500 morti. .  

Protagonisti di violenze

Nell'ultimo rapporto di Amnesty International, il Mozambico compare accanto all'Etiopia, dove si combatte nella regione del Tigray, e la Nigeria dove da anni si registrano le efferate violenze del gruppo terroristico Boko Haram. A rivendicare gli attacchi e gli attentati in Mozambico sono gruppi che si rifanno agli Al Shabaab, tristemente noti in Somalia, ma anche al sedicente Stato islamico. Della matrice terroristica che opera nel nord del Mozambico e degli interessi economici legati alla scoperta di giacimenti di gas naturale e di traffici di stupefacenti ci parla Luca Mainoldi, giornalista dell'agenzia Fides:

Ascolta l'intervista con Luca Mainoldi

Luca Mainoldi ricorda innanzitutto la condizione generale di povertà e malcontento, spiegando che dal 1975 è al governo lo stesso partito e che la popolazione denuncia stagnazione e corruzione. Il giornalista esperto di Africa sottolinea che al nord, in prevalenza musulmano, le condizioni sono di maggiore indigenza. In questo contesto hanno preso sempre più piede, da tre anni e in particolare negli ultimi dodici mesi, miliziani che rivendicano un'appartenenza al gruppo degli Al Shabaab e  collegati con la rete del sedicente Stato islamico. Mainoldi spiega che può trattarsi anche di propaganda ma che in ogni caso l'ultimo attentato il 24 marzo a Palma ha dimostrato una sorta di salto di qualità nell'organizzazione.

Interessi e traffici oltre i confini

Il giornalista poi apre due orizzonti di comprensione delle forti tensioni: il primo è quello dei nuovi giacimenti di gas naturale e di petrolio che – spiega – sono stati ritrovati in mare al largo delle coste del nord; il secondo è quello dei traffici di stupefacenti che – afferma – vengono denunciati sia al sud che al nord. Spiega che al sud si tratta soprattutto di carichi di cocaina che dal Brasile transitano in Mozambico per dirigersi in Europa, mentre al nord si tratta per lo più di eroina che dal sudovest asiatico arriva sul territorio mozambicano per dirigersi sempre al Vecchio Continente. Si tratta di contesti in cui sembrano prendere sempre più potere gruppi criminali, al di là della matrice dichiarata.

La necessità di ulteriori finanziamenti ai progetti Unhcr

L'Unhcr denuncia anche che ad oltre 1.000 persone che, in fuga dal Mozambico, cercavano di entrare in Tanzania non è stato permesso di attraversare il confine. L'Unhcr ha chiesto ai Paesi vicini al Mozambico di garantire accesso a coloro che fuggono dalla violenza e sta mettendo in atto misure per far fronte a nuovi arrivi. In questo contesto, "sono assolutamente necessarie più risorse poiché la mancanza di fondi sta ostacolando la nostra risposta umanitaria", ha detto il portavoce. Poco meno del 40% dell'appello delle Nazioni Unite di 19,2 milioni di dollari per la crisi è finanziato.

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15 aprile 2021, 14:06