Lo sport, strumento di pace e coesione tra i popoli
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Atene, 6 aprile 1896. Sono le 15.30, allo stadio Panathinaiko, re Giorgio I dà il via alle prime Olimpiadi dell’era moderna, realizzando così il sogno del barone francese Pierre de Coubertin. Quattordici nazioni in gara, un unico atleta per l’Italia: il maratoneta Carlo Airoldi.
Il 23 agosto 2013, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 67/296 decide di proclamare il 6 aprile la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace, riconoscendo così allo sport il potere di incidere nel cambiamento sociale e nello sviluppo delle comunità. Uno sport capace di promuovere l’integrazione sociale, lo sviluppo economico in contesti geografici, culturali e politici diversi, ma soprattutto portatore di ideali e valori come la fraternità, la solidarietà, la non-violenza, la tolleranza e la giustizia. In un tweet, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha scritto: “Dobbiamo uniformare le condizioni di gioco perché tutti possano aver accesso al vaccino anti Covid. Insieme torneremo a giocare e a tifare di nuovo”.
Lo sport produce felicità
“La pandemia – spiega a Pope Fabio Pagliara, presidente della fondazione Sportcity, che promuove l’idea di una città all’insegna del benessere per i cittadini – ci ha insegnato come sia essenziale lo sport nella nostra società”. La Giornata odierna impone una riflessione, sottolinea, su quanto lo sport sia “essenziale nella vita delle città e delle persone”. Uno sport – ricorda Pagliara – che è “produttore di salute” perché “è la medicina dei sani”, perché produce ricchezza quindi Pil, prodotto interno loro, “e – aggiunge – Fil, felicità interna lorda”. “Lo sport ha la grande capacità di essere parte del welfare, della sanità, dello star bene e in questa fase storica il benessere psico-fisico delle persone è decisivo”.
Le icone dello sport
Ma lo sport fa di più, veicola “valori di pace, di integrazione, ha capacità di includere, non fa differenze, - sottolinea Fabio Pagliara - c'è una grande meritocrazia perché vince chi merita di più tutti”. Lo sport ha sempre un messaggio positivo dentro e lo ha evidenziato più volte anche lo stesso Papa Francesco, mettendo in luce “la sua grandezza valoriale”. Lo sport è fatto anche di immagini indelebili, di quel portare il cuore oltre l’ostacolo, di lealtà e di amicizia pur riconoscendosi avversari. Pagliara ricorda alcune imprese come il salto in alto dell’americano Dick Fosbury che, nei Giochi messicani del 1968, di colpo cambiò prospettiva, dando le spalle all’asticella. C’è anche la borraccia di Coppi passata a Bartali sulla salita polverosa del Col du Télégraphe al Tour de France del 1952; il pugno chiuso, il 16 ottobre 1968, nello stadio Olimpico di Città del Messico, dei velocisti statunitensi Tommie Smith e John Carlos. Un gesto contro il razzismo. A colpire anche il dito verso il cielo di Pietro Mennea che, con dedizione intensa, fece comprendere al mondo dove si può arrivare con fatica e amore per quello che si fa. “Messaggi iconici – sottolinea Pagliara - che ci danno il senso della grandezza dello sport e dei valori che rappresenta”.
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