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A Parigi un Summit sul tema della biodiversità A Parigi un Summit sul tema della biodiversità 

Clima: a Parigi il One Planet Summit sulla biodiversità

La pandemia di coronavirus ha indicato con chiarezza gli effetti negativi di un approccio distruttivo dell’uomo verso la natura. Promosso dalla Francia, dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, l’incontro virtuale di oggi si pone come obiettivo quello di coinvolgere più forze possibili per un cambiamento di valori e un’economia integrale

Michele Raviart - Città del Vaticano

Sono oltre un milione le specie a rischio di estinzione del mondo, che stanno sparendo a una velocità dalle cento alle mille volte superiore rispetto al passato. Questi i recenti dati forniti dalle Nazioni Unite che, in questi mesi segnati dalla pandemia di Covid-19, mettono ancora più in risalto il legame tra uomo e natura, il suo impatto sull’economia e la vita di tutti i giorni e i pericoli conseguenti alla distruzione dell’ambiente.

Un’assicurazione per l’umanità

In questo senso, “la biodiversità è un’assicurazione sulla nostra vita”, afferma il comunicato di presentazione del quarto One Planet Summit, che si svolge oggi in maniera virtuale a Parigi, con l’obiettivo di ripensare il rapporto con la natura e coinvolgere più attori possibili per un cambiamento di valori, di modelli di sviluppo economico e di consumi che superino l’attuale paradigma produttivo che finora ha danneggiato tre quarti delle terre emerse.

I temi dell’incontro

Promosso dalla Francia, dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, il Summit vede la presenza, tra gli altri, del presidente francese Macron, della cancelliera tedesca Angela Merkel, della presidente della Commissione Europea Ursola Von der Leyen e del segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, come anche di esponenti dell’economia e dell’associazionismo. Quattro i temi legati alla preservazione della vita che saranno affrontati nelle conferenze della giornata: la protezione degli ecosistemi terrestri e marini attraverso aree protette e la conservazione delle specie che ci vivono; lo sviluppo di un’agro-economia sostenibile che permetta una riduzione dell’inquinamento, un aumento dei posti di lavoro e la produzione di cibi sicuri; la creazione di fondi di investimento pubblici e privati per la protezione e il risanamento degli ecosistemi e, soprattutto, il collegamento tra deforestazione, specie animali e salute umana, con gli eventuali rischi collegati al contatto con le specie selvatiche.

Prevenire le future pandemie

L’obiettivo di quest’ultimo punto è riuscire a collaborare meglio per prevenire le future pandemie che, come ha affermato il panel sulla biodiversità delle Nazioni Unite dello scorso ottobre, “rischieranno di avvenire più spesso, di uccidere più persone e di danneggiare ancora di più l’economia globale, senza un cambio radicale del modo in cui l’uomo tratta la natura”.

Gli appuntamenti del 2021

La pandemia in corso, inoltre, ha causato il rinvio di molti degli appuntamenti già fissati per affrontare la questione ambientale a livello internazionale. Il One Planet Summit – evento nato dalla conferenza di Parigi sul clima del 2015 e che ha coinvolto finora 121 Paesi, raccolto due miliardi di dollari in finanziamenti e promosso oltre 300 progetti di ricerca – sarà quindi propedeutico ai tre principali incontri di quest'anno: il Congresso mondiale della Natura che si svolgerà a Marsiglia il prossimo settembre, la Cop15 sulla biodiversità di Kunming, in Cina, ad ottobre e la Cop26 sul clima a Glasgow a novembre.

Il 2020 l’anno più caldo di sempre

Proprio la lotta al cambiamento climatico è uno dei pilastri per la cura del creato. Secondo il servizio di monitoraggio del clima dell’Unione Europea il 2020, al pari del 2016, è stato l’anno più caldo da quando vengono registrate queste temperature con 0,4 gradi in più rispetto al 2019. E’ Il sesto anno oltre la media nel decennio più caldo mai visto. L’obiettivo prefissato dall’accordo di Parigi del 2015 era quello di contenere l’aumento del riscaldamento globale di due gradi centigradi o almeno di un grado e mezzo. E’ bastata la crescita di poco più di un grado, finora, per causare un aumento di siccità, inondazioni e tempeste fuori dalla norma, rese ancora più distruttive dall’aumento del livello dei mari.

Si chiude dopo 40 anni il buco dell’ozono in Antartide

Tra le buone notizie, invece, la chiusura del buco dell’ozono in Antartide, monitorato da oltre 40 anni e che aveva raggiunto a metà agosto una dimensione di oltre 25 milioni di chilometri quadrati a causa, riferisce l’Organizzazione metereologica mondiale, di “una stagione eccezionale a causa delle condizioni meteorologiche naturali e della continua presenza di sostanze che riducono lo strato di ozono nell'atmosfera”. Una variabilità che dimostra, come ha spiegato Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull'ambiente atmosferico dell'Omm, “il bisogno di un'azione internazionale continua per applicare il protocollo di Montreal che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono”.

L’impegno della Santa Sede

Un’ “alleanza tra uomo e ambiente” che appare sempre più necessaria per promuovere un’”educazione per l’ecologia integrale”, aveva ricordato lo scorso dicembre per i cinque anni dagli accordi di Parigi, ribadendo quanto scritto nell’enciclica in cui si afferma che i “cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità”. “Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene”, si legge infatti nell’enciclica Fratelli tutti, “significa prendersi cura di noi stessi”. Una sfida di civiltà, l’ha definita il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che ha sottolineato come a una maggiore sensibilizzazione globale sul tema della lotta al cambiamento climatico spesso non sia seguita una veloce risposta politica.

Ultimo aggiornamento 11.01.2021 ore 07.00

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10 gennaio 2021, 09:00