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Su Rai uno il 3 gennaio il film: "Chiara Lubich. L'amore vince tutto"

La presentazione del tv movie su Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, realizzato in occasione del Centenario della sua nascita a Trento, il 22 gennaio 1920. Dal film emerge il ritratto di una donna libera, appassionata e coraggiosa che vive per un grande sogno coltivato oggi da tanti: realizzare la fratellanza universale

Adriana Masotti - Città del Vaticano

“Una storia importante, la storia di una donna normale che riesce a fare qualcosa di straordinario in mezzo ad un contesto di dolore, una figura molto sfacettata il cui disegno era avvicinare le persone”. Il direttore di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati, apre una conferenza stampa in modalità online molto affollata, oltre un centinaio i giornalisti collegati, per la presentazione del primo film su Chiara Lubich intitolato semplicemente “Chiara Lubich”, ma con un sottotitolo significativo “Tutto vince l’amore”, con cui si apre la stagione televisiva 2021 della Rai stessa. Si tratta di una coproduzione Rai Fiction - Eliseo Multimedia, prodotta da Luca Barbareschi in collaborazione con Trentino Film Commission e con il sostegno della Fondazione Museo Storico del Trentino. Verrà trasmesso alle 21.25 su Rai uno, domenica 3 gennaio 2021.

"Che tutti siano uno" come programma di vita

Il luogo dove ha inizio l’avventura di Chiara è la città di Trento, in piena seconda guerra mondiale. In mezzo ai bombardamenti, immersa nei dolori dell’umanità, capisce che c’è qualcosa che non potrà essere distrutto, è Dio. Sceglie di consacrarsi a Lui, ma per lei questo signfica rimanere nel mondo per poter amare tutti i fratelli e le sorelle. La decisione di vivere concretamente il Vangelo, condivisa con alcune ragazze, scatena la reazione dei benpensanti e trova difficoltà ad essere accettata anche nell’ambiente cattolico della città. “Che tutti siano uno” sono le parole del Vangelo che più colpiscono Chiara fino a diventare il suo programma di vita. A lei si uniscono altre persone, uomini e donne, prende forma così il Movimento dei Focolari, a lungo studiato dalla Chiesa e quindi approvato. Ora il Movimento è diffuso in 180 Paesi del mondo con l'intento di contribuire a realizzare la fratellanza universale nella convinzione che l’amore costruisce ponti tra gli uomini di qualunque razza o fede religiosa.

Guarda il trailer del film

Un'affollata conferenza stampa online

A fare gli onori di casa alla conferenza stampa, anche il direttore di Rai Uno, Stefano Coletta: il film condensa in maniera molto diretta e senza retorica quella che è stata la persona della fondatrice del Movimento dei Focolari, afferma. “Lei aveva incontrato Dio nell’azione, prosegue, e così l’ha veicolato durante tutta la sua vita”. Di lei Coletta fa notare il suo essere persona pratica, curiosa, attenta, di grande intelligenza, priva di pregiudizi nei confronti degli altri, molto tenace. Il suo pensiero e la sua testimonianza, aggiunge, ci può offrire una chiave di lettura valida anche per il momento e il mondo di oggi. “Il mondo si è ridotto ad essere una monade – esordice il produttore Luca Barbareschi - si è chiuso in se stesso e vi prevale l’io al posto del noi”. Rivendica per il suo gruppo di lavoro, dunque, la scelta di voler impegnarsi su strade diverse, anche se difficili, e realizzare un film su Chiara Lubich, dice, è stata forse la più difficile. "Metafora di speranza e di coraggio in un periodo in cui manca l’ispirazione per andare avanti, simbolo di semplicità, di passione, di volontà di unire, di promuovere il dialogo tra persone diverse, si è continuamente arricchita delle diversità", dice di lei.

Nel film Chiara con una delle sue prime compagne (foto di Marco Bellucci)
Nel film Chiara con una delle sue prime compagne (foto di Marco Bellucci)

Protagoniste le prime compagne di Chiara

Nel film, tra le prime cinque ragazze che si stringono attorno alla giovane Lubich, c’è anche Ines interpretata da Aurora Ruffino. Il suo intervento in conferenza stampa è carico di emozione e riferisce di un rapporto costruito con le altre interpreti molto intenso di sorellanza. Mette in rilievo il valore dell’unicità di ogni persona, ci si può voler bene, afferma, anche se si prendono strade diverse, come farà il suo personaggio, che, pur desiderando seguire la stessa strada di consacrazione fatta da Chiara, capirà che la sua vocazione è un'altra, quella di farsi una famiglia, ma che nulla le potrà impedire di vivere l'amore verso Dio e verso gli altri con la stessa intensità.

Campiotti: l'estrema chiarezza del Vangelo 

Giacomo Campiotti non è alla sua prima esperienza come regista di ritratti di santi e di personaggi che hanno ispirato la nostra storia, come il dottor Moscati, il maestro Manzi, il giudice Di Bella. Questa "è stata un’impresa esaltante - afferma - ma è stata anche la sceneggiatura più difficile della mia carriera, poteva fallire e invece ci siamo riusciti". Ai nostri microfoni spiega qualcosa di più: "Diciamo che la storia di Chiara manca un po' di quegli elementi super drammatici così cari alle fiction, perchè il suo percorso è soprattutto un viaggio interiore e quindi è più difficile da raccontare. Penso però che noi ci siamo riusciti cercando di ritrovare nel suo messaggio, nella sua vocazione, le cose più semplici, che sono quelle più profonde, e quelle che potevano arrivare a tutto il pubblico, e cioè questa idea che c'è nel Vangelo, così semplice, che è quella di amare gli altri e di vedere Dio nel prossimo. Ecco nel momento in cui tu riesci a rapportarti con le altre persone per praticare la solidarietà, l'ascolto e l'amicizia, tutto cambia dentro di te e anche intorno a te". E' quello che è successo a Chiara che non aveva nessuna intenzione di fondare un movimento, con milioni di persone addirittura di tutto il mondo, osserva Campiotti, "lei stava cercando solo di seguire la sua coscienza e guardate che cosa è successo". 

Ascolta l'intervista integrale a Giacomo Campiotti

Gli inizi a Trento: la scelta di Dio e i poveri

Ciò che il film descrive è l'inizio della grande avventura di Chiara e l'inizio non è stato facile per lei che era una donna, una laica, una persona che non ha sempre la risposta pronta, che si fa tante domande. E questo ce la fa sentire più vicina. Il regista ci spiega che per raccontare tutta la vita di Chiara ci sarebbero voluti due o tre film, e allora "piuttosto che raccontare tutto in maniera un po' veloce, saltando di qua e di là, abbiamo scelto di dedicarci alla parte più affascinante e cioè l'inizio, il momento in cui lei scopre la propria vocazione ed è una ragazza come tutti noi a cui a causa della guerra crolla tutto, ma lei ha fede e giorno dopo giorno decide di dedicare la sua vita a Dio e alle persone più indifese, quelli che non possono scappare nei rifugi, i poveri. Sceglie una direzione, nel suo caso il Vangelo e cerca di tenere il timone dritto per mantenere la rotta".

Nel film Chiara a colloquio con il vescovo di Trento (foto di Federica Di Benedetto)
Nel film Chiara a colloquio con il vescovo di Trento (foto di Federica Di Benedetto)

La Provvidenza nella vita di Chiara

DIo era al centro della vita di Chiara e delle sue prime compagne, e nelle loro semplici giornate la Provvidenza non mancava e numerosi sono stati gli episodi che avevano del miracoloso. Il rischio per il film di cadere nella retorica facendo di questa figura 'un santino', era reale. Campiotti dice che non c'era l'intenzione di misconoscere la dimensione spirituale di Chiara, e che spera che lo spettatore capisca che la cosa veramente rivoluzionaria in Chiara è stato prendere in mano il Vangelo e volerlo vivere, ma che si è scelto di rappresentare uno solo di questi episodi: "un giorno nella casa dove lei abitava con le sue compagne, si presenta una donna che chiede qualcosa da mangiare, loro hanno solo due uova e sono in cinque, ma Chiara li dà a quella povera. Un momento dopo arriva un'amica portando una decina di uova che le erano state regalate. Non bisogna aver paura di parlare di miracoli - conclude Campiotti - esistono e sono molto più vicini a noi di quello che pensiamo". 

L'uscita del film in un tempo cruciale per l'umanità

Il tv movie su Rai uno, cade nel Centenario della nascita di Chiara, ma coincide anche con il periodo difficile che stiamo vivendo, anche se non è la guerra di allora. Campiotti sottolinea, a questo proposito, che l'uomo proprio nei momenti più duri è chiamato a tirare fuori il lato migliore di sè per tentare di trovare una soluzione e che, nel rispetto di quanti stanno soffrendo, per la pandemia, possiamo leggere il nostro tempo come un'opportunità per "cercare di recuperare tante cose che avevamo perso e che solo questo silenzio, questa solitudine a cui siamo obbligati, ci aiutano, se lo vogliamo, a capire quante cose abbiamo perso nel chiasso e nella fretta, nella corsa ad inseguire cose anche frivole. La natura ha schiacciato un tasto e ci ha messo in pausa - prosegue Campiotti -, possiamo decidere come viverla, se imprecare soltanto o valutare che cosa ci sta dicendo e tante persone, credo, stiano recuperando tanti valori che poi speriamo porteranno il mondo a essere un po' diverso. Ecco, l'obiettivo di Chiara, era il "Che tutti siano uno" che Gesù dice nel Vangelo, e che tutti e tutto siano collegati è una cosa che la pandemia ci sta dicendo. Il nostro mondo è diventato piccolo e se non capiamo che, come sostiene Papa Francesco, oggi ci vogliono un nuovo modello economico e una nuova giustizia, allora sarà molto dura. Per questo - conclude Campiotti - credo che raccontare di Chiara sia attualissimo e attualissimo quello che lei dice e che possa parlare non solo ai credenti, ma a tutte le persone di buona volontà. 

Un'immagine di Cristiana Capotondi nel ruolo di Chiara Lubich (foto di Federica Di Benedetto)
Un'immagine di Cristiana Capotondi nel ruolo di Chiara Lubich (foto di Federica Di Benedetto)

Capotondi: Chiara, una donna senza pregiudizi 

Tra le domande dei giornalisti il rapporto complesso nei primi anni, tra le autorità ecclesiastiche e Chiara, a Trento e poi a Roma, le indagini e gli studi condotti dal Sant’Uffizio sul Movimento nascente così originale, e sulla persona stessa di Chiara, con momenti di sospensione, la richiesa di dimissioni dal ruolo di dirigente del Movimento di Chiara stessa, fino all’autorizzazione ad andare avanti e alla definitiva approvazione da parte di Papa Paolo VI nel 1964. E poi tante domande alla protagonista, l’attrice Cristiana Capotondi, sulla costruzione del suo personaggio, su ciò che di Chiara l’ha colpita di più. Una giovane donna alle prese con il dolore del mondo, risponde, questa mi è apparsa Chiara, in un momento di sfilacciamento delle relazioni, e mi pare che il film renda tutto questo molto bene. La determinazione, la dolcezza, la semplicità, gli aspetti che più l’anno colpita di una donna che, dice, è sempre rimasta giovane, perché non aveva sovrastrutture o paure, e andava sempre oltre ogni diversità. Questo film capita nel momento giusto, sostiene, Chiara insegna a tutti che cosa significa essere fratelli, essere vicini.

Ascolta l'intervista a Cristiana Capotondi

Dalla vita di Chiara un'ispirazione per tanti

"Interpretare Chiara è stato impegnativo, afferma ai nostri microfoni l'attrice, perchè di lei ci sono tante immagini, di lei tanti hanno un ricordo, essendo morta nel 2008, però dall'altro lato è stato anche molto stimolante, perché c'è molto materiale su di lei e mi sono arrivati molti racconti della Chiara privata, per cui ho avuto anche tanto su cui lavorare ed è stato emozionante, perché nella vita di un attore interpretare dei personaggi così è un'esperienza esistenziale di grande arricchimento". Cristiana Capotondi si augura che le persone che vedranno il film abbiano la voglia di immedesimarsi in questa figura, a prescindere dal fatto che siano persone di religione cattolica o meno e che, in qualche modo, anche loro sentano la spinta a dedicare la loro vita, come possono, con i propri mezzi, all'ascolto e agli altri. Incontrare Chiara non lascia indifferenti, e la Capotondi ci dice che cosa è significato questo incontro per lei: "una frase che Chiara diceva è 'non c'è spina senza rosa', invertendo il famoso detto 'non c'è rosa senza spina', intendendo con questo che in qualsiasi esperienza dolorosa o di frustrazione, c'è la speranza, c'è la luce, c'è Dio o c'è quello che per Dio si può intendere, cioè, c'è una possibilità di felicità, c'è la possibilità di azione, di crescita, e questo è quello che mi stimola quotidianamente".

Aggiornato il 3 gennaio alle ore 9.40

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29 dicembre 2020, 08:15