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Attivisti in favore della vita argentini con i foulard celesti, divenuti simbolo del loro impegno Attivisti in favore della vita argentini con i foulard celesti, divenuti simbolo del loro impegno 

Argentina. I vescovi: il popolo sostiene la vita

E' attesa al Senato, dove il fronte trasversale per la tutela della vita potrebbe contare su numeri più forti, la proposta di legge approvata venerdì dalla Camera. Il presidente della Commissione Salute della Conferenza episcopale argentina riferisce a Pope delle pressioni di alcune lobby e ricorda il sostegno espresso dal Papa in favore dei laici e dei cattolici impegnati in favore della vita

Marco Guerra – Città del Vaticano

Dopo 20 ore di dibattito ininterrotto, e con appena 14 voti di differenza, la Camera dei deputati argentina ha approvato venerdì un progetto di legge che autorizza l’aborto fino alla 14esima settimana di gestazione.

La piazza divisa

L’Aula si è espressa con 131 voti a favore, 117 contrari e sei astensioni. Una spaccatura che si rifletteva anche nella piazza antistante il parlamento dove, durante il dibattimento della normativa, migliaia di manifestanti hanno animato due distinte manifestazioni, quella favorevole delle femministe che esponevano i drappi verdi divenuti simbolo del loro movimento e quella contraria delle associazioni pro-life argentine che si sono presentate con foulard celesti e la bandiera nazionale.

La partita che si apre al Senato

Il progetto passa ora all'esame del Senato che nel 2018 bocciò un’iniziativa simile dopo che era stata approvata alla Camera. L’altro ramo del parlamento è composto da membri che rappresentano le province, alcune delle quali hanno un profilo più conservatore, e dove, secondo alcune stime, chi è favorevole all'approvazione della legge avrà nuovamente difficoltà, anche se minori di quelle incontrate due anni fa, quando i 31 voti ottenuti dal progetto, su 72 totali, non furono sufficienti. Al momento non si conosce la data in cui si discuterà il progetto alla Camera Alta, ma non è escluso che avverrà prima della fine dell'anno, né se diventerà decisiva la posizione che assumerà l'ex presidente e attuale vicepresidente del Paese, Cristina Fernández de Kirchner, in quanto, in qualità di capo del Senato, può esercitare il voto in caso di parità. Fino ad ora l’ex capo di Stato ha espresso la sua contrarietà a questa legge. In ogni caso lo schieramento del “no” è bipartisan, tanto quanto quello che si è visto alla Camera. L’iniziativa legislativa pro-aborto fu portata avanti anche sotto la precedente presidenza del conservatore Mauricio Macri, sebbene, va detto, quel testo non proveniva dall’esecutivo ma era stato redatto dalla Campagna nazionale per il diritto all'aborto legale.

Le reazioni

"Sapevamo che era un voto molto difficile tra i deputati: il presidente della Camera è favorevole, poi l'esecutivo premeva con i ministri e anche i quattro presidenti delle commissioni erano favorevoli", ha spiegato alla stampa Santiago Santurio, membro della piattaforma Pro-Vita. "L'aborto emerge in un contesto di mancanza di istruzione, di opportunità, di disuguaglianze e di violenza contro le donne, e invece di risolvere le cause arriviamo a proporre che la risoluzione del problema rimanga nella sfera privata delle donne, offrendo come unica soluzione quella di disporre della vita del figlio ", ha commentato Graciela Camano, parlamentare del blocco del Consenso Federale.

Le iniziative per la vita

I vescovi, la Chiesa e i cattolici in generale, ma anche una parte importante della società laica argentina, da mesi si oppongono al progetto di legge. Lo scorso 8 dicembre, in occasione della solennità dell’Immacolata, si è pregato in tutte le Messe per la custodia della vita nascente. Nei giorni scorsi, alle audizioni al Congresso ha preso parte anche padre José Maria “Pepe” Di Paola, coordinatore dei “curas villeros”, i sacerdoti che servono nelle favelas, il quale ha affermato che “l’ipocrisia sta nel sostenere che l’aborto è una necessità dei poveri, si afferma di farlo per loro”. “Penso che basterebbe che i funzionari governativi facessero la fila nei centri sanitari, frequentassero gli ospedali provinciali e nazionali – ha proseguito il sacerdote -, per rendersi conto di cosa hanno veramente bisogno i poveri e soprattutto le donne povere. La legalizzazione dell’aborto ammette come condotta legale l’eliminazione di una vita che invoca una risposta superiore”. Tra i relatori contro la legalizzazione dell’aborto si è distinto anche il medico Miguel Schiavone, rettore dell’Università Cattolica dell’Argentina. Nel Paese si sono svolte, inoltre, numerose manifestazioni in favore della vita con centinaia di migliaia di persone, l’ultima delle quali la “Marcia delle scarpette” lo scorso 28 novembre davanti al sede del Congresso.

L’intervento del Papa

La campagna in favore della vita è sostenuta anche da Papa Francesco. Con una lettera autografa, datata 22 novembre, il Santo Padre ribadisce l’importanza della tutela della vita contro i tentativi di legalizzare, in Argentina, la pratica dell’aborto. Nella missiva il Pontefice “ringrazia di cuore” le “mujeres de las villas”, la Rete di donne pro-vita, esprimendo ammirazione “per il loro operato e la loro testimonianza” ed incoraggiandole ad “andare avanti”. “Il Paese è orgoglioso di avere donne così”, ha scritto Francesco, sottolineando che “il problema dell’aborto non è una questione principalmente di religione, bensì di etica umana, prim’ancora che di qualsiasi confessione religiosa”. 

Monsignor Bochatey: pressioni dalle lobby

“Pensavamo che la proposta avrebbe accolto ancora più voti alla Camera, è stata una sorpresa, e al Senato non andrà così “liscia” per chi sostiene l’aborto, dobbiamo però fare i conti con delle pressioni fortissime delle lobby”: così monsignor Alberto Bochatey, presidente della Commissione salute della Conferenza episcopale dell’Argentina,vicario dell’arcidiocesi di La Plata e accademico della Pontificia Accademia per la Vita, commenta il passaggio parlamentare della proposta.

Ascolta l'intervista a monsignor Alberto Bochatey

Proposta lontana dai bisogni dei poveri

Il presule evidenzia che la proposta di legge è lontana dalla cultura argentina e che non va in favore delle istanze dei poveri, i quali sono sempre stati aperti alla procreazione facendo molti figli e venendo per questo biasimati dalle elite. “Non è una legge per i poveri ma va incontro allo spirito borghese che rifiuta le responsabilità”, sottolinea ancora monsignor Alberto Bochatey, che poi si sofferma sul sostegno di Papa Francesco: “Il Papa giorni fa ha scritto una lettera ai suoi ex allievi argentini in cui ha spiegato che quando parla al mondo in favore della vita si rivolge anche all’Argentina”. “L’insegnamento del Pontefice è chiarissimo riguardo alla cultura dello scarto, ha parlato di sicari – prosegue il vescovo –, legalizzare l’aborto non risolve nulla, dobbiamo lavorare sul fronte dell’educazione, della cultura, della responsabilità dei giovani e dei maschi, nessuna legge parla del ruolo degli uomini eppure sono loro a mettere incinta una donna”.

Il fronte trasversale per la vita

Il presidente della Commissione salute della Conferenza episcopale ricorda quindi che prima di tutto la “vita è un bene in sé” e che “possiede anche un valore sociale, di crescita della comunità”. “Il Papa lo ha ricordato più volte: questo non è un tema religioso ma umanitario”. Il presule auspica quindi che il fronte trasversale pro-vita possa prevalere in Senato: “Alla Camera abbiamo visto deputati di destra, di sinistra, laici e cattolici, insomma di tutte le famiglie politiche votare contro la proposta. Purtroppo questo è avvenuto anche sul fronte opposto, alcuni cattolici hanno votato a favore, ma è una maniera individualista di interpretare la fede. Ci conforta però il fatto che anche molte persone non cattoliche condividono l’impegno per la vita; tante ragazze giovanissime e tante donne emarginate che affermano che serve un aiuto di un altro livello”.

Ora dialogo con i senatori

In conclusione monsignor Bochatey rinnova l’impegno in vista del passaggio al Senato: “Al Senato i numeri tra i due schieramenti sono ancora più esigui, dobbiamo dialogare con tutti i senatori, pregare e far sentire che la maggior parte del popolo argentino non vuole l’aborto”.

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12 dicembre 2020, 15:27