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America Centrale: l’uragano Iota perde forza, ma in 3 milioni sono a rischio fame

Dopo le devastazioni di Eta, 15 giorni fa, in Nicaragua, Guatemala e Honduras, il nuovo uragano, più forte del precedente, fa meno vittime, perché la popolazione è già nei rifugi, ma colpisce di nuovo la stessa zona, fiaccata da 5 anni di siccità prolungata. Per il Programma alimentare mondiale gli affamati nel “Corridoio Secco” potrebbero raddoppiare, anche per effetto della crisi economica causata dal Covid-19

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Declassato a tempesta tropicale, l’uragano Iota, il trentesimo della stagione, ma per gli esperti quello atlantico più forte, dopo aver devastato il Nicaragua già sconvolto dal tifone Eta del 3 novembre, ha attraversato l'Honduras e ha toccato infine terra ne El Salvador con venti fino a 65 chilometri orari. Nel piccolo Stato caraibico un motociclista è morto dopo essere stato colpito da un albero sradicato dal vento e 800 persone sono state evacuate. Secondo il Centro nazionale degli uragani negli Stati Uniti, Iota ora si indebolirà ulteriormente e raggiungerà il Pacifico sotto forma di "sistema a bassa pressione".

Più di 200 le vittime dei due uragani

Ma il numero delle vittime dell’ultimo uragano che ha colpito l’America Centrale sale così ad almeno 10. Da ieri sono stati contati sei morti in Nicaragua, due negli arcipelaghi al largo della Colombia e uno a Panama. In un anno record per il numero di uragani in Centramerica, Iota ha causato molte meno vittime di Eta, che due settimane fa ha flagellato la regione provocando almeno 182 morti e 116 dispersi, ma si è accanito su aree dove le abitazioni e le infrastrutture avevano già subito danni gravissimi a causa dell'uragano precedente. 

La distribuzione del riso del Pam a Puerto Cabezas, Nicaragua. Photo Oscar Duarte
La distribuzione del riso del Pam a Puerto Cabezas, Nicaragua. Photo Oscar Duarte

In Nicaragua oltre 60 mila persone evacuate

Infatti Iota ha toccato terra a soli 15 km di distanza dal punto in cui Eta, sempre uragano di categoria 4, era passato il 3 novembre. In Nicaragua i responsabili del Sistema nazionale per la prevenzione, la mitigazione e l'attenzione ai disastri (Sinapred) hanno assicurato di aver fatto evacuare più di 60 mila persone in 683 rifugi e un numero simile in case di parenti, di amici e in chiese. La vicepresidente nicaraguense nonché first lady, Rosa Murillo, ha dichiarato che le autorità hanno fatto il massimo per mettere i cittadini in sicurezza.

Colpiti anche Guatemala, Honduras, Salvador e Colombia

E' ancora presto per la conta dei danni ma l'uragano Eta ha gia' distrutto 1.890 case e danneggiato altre 8.030, uccidendo anche 200 persone, anche in Guatemala, nella zona centrale di Alta Verapaz. Ora a far paura in Nicaragua sono gli smottamenti di terreno che minacciano il territorio colpito prima da Eta e poi da Iota. Nicaragua, Honduras e Guatemala, ma anche Colombia e Belize sono i Paesi maggiormente colpiti e danneggiati dai fenomeni meteorologici sempre più estremi, specialmente nelle aree a bassa altitudine e vicine alla costa atlantica, come conseguenza diretta dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.

Effetti dei cambiamenti climatici sul “Corridoio Secco”

Di certo gli ultimi due tifoni atlantici colpiscono una zona, quella del “Corridoio Secco”, che dal Guatemala scende fino alla Costa Rica, già stremata da cinque anni di siccità prolungata e raccolti falliti a causa di condizioni climatiche irregolari, che hanno reso insicuri i piccoli contadini, i lavoratori a giornata e le loro famiglie.

A rischio insicurezza alimentare quasi 3 milioni di persone

Il Programma alimentare mondiale, già presente nell’area con squadre di emergenza, prevede che il numero di persone con grave insicurezza alimentare nel Corridoio Secco potrebbe aumentare da oltre 1,6 milioni nel 2019 a quasi 3 milioni nel 2020, a causa delle ricadute socioeconomiche della pandemia di Covid-19 e ora dell’eccezionale serie di forti uragani.

Gli operatori del Pam a Puerto Cabezas, sulla costa atlantica del Nicaragua. Photo Elio Rujano
Gli operatori del Pam a Puerto Cabezas, sulla costa atlantica del Nicaragua. Photo Elio Rujano

Il Pam: danni ad un’area già colpita da siccità e Covid-19

Il direttore regionale per l’America Latina e i Caraibi dell’agenzia delle Nazioni Unite, Premio Nobel per la Pace 2020, spiega nel video che pubblichiamo, girato tra il 3 e l’11 novembre, che “Eta è arrivato nel momento peggiore, rendendo la vita più difficile a milioni di persone già duramente colpite da anni di tempo irregolare e dalla crisi socioeconomica causata da Covid-19". Miguel Barreto aggiunge che il Pam è preoccupato “che piogge più intense e nuove inondazioni possano distruggere l'imminente raccolto da cui dipendono gli agricoltori di sussistenza per sopravvivere".

Finanziamenti per 13 milioni di dollari, ma non basteranno

Il Pam ha utilizzato le risorse interne per redistribuire il cibo, aumentare le operazioni in corso rivolte alle persone colpite dal Covid-19 e dalle sue conseguenze sull’economia, e mobilitare le squadre per rispondere all'emergenza, nelle aree più colpite dell'America Centrale. "Per evitare che la crisi umanitaria si aggravi – conclude Barreto - il Pam chiede un maggiore sostegno da parte dei donatori". Una prima valutazione prevede che siano necessari, per aiutare le persone più vulnerabili, circa 13,2 milioni di dollari. Ma la cifra aumentare nelle prossime settimane, man mano che verrà quantificato l’impatto di Eta e Iota.

Il dramma dei piccoli annegati e delle sorelle disperse

Le sei persone decedute martedì in Nicaragua sono due bambini trascinati via dalla corrente di un fiume che tentavano di attraversare, e altre quattro persone morte nei dipartimenti settentrionali di Jinotega e Nueva Segovia. Ma i soccorritori cercano di localizzare tre bambine, della stessa famiglia dei due piccoli annegati nelle acque del fiume, di cui non si hanno più notizie.

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Gli effetti di due uragani in 15 giorni
19 novembre 2020, 08:00