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Opposizione armata in Sud Sudan (2018) Opposizione armata in Sud Sudan (2018) 

Sud Sudan: le opposizioni armate partecipano al cessate il fuoco

L'accordo arriva grazie alla mediazione della Comunità di Sant'Egidio, che ha promosso l'incontro tra i militari del governo di unità nazionale e del SSOMA. Vigileranno insieme sulle violazioni della tregua. Paolo Impagliazzo: un passo decisivo per porre fine alle violenze

Michele Raviart - Città del Vaticano

L’opposizione armata del Sud Sudan, riunita nella sigla del SSOMA (South Sudan Opposition Moviment Alliance) entrerà a far parte del meccanismo di monitoraggio del cessate il fuoco in vigore nel Paese. È questo il risultato più importante del quarto workshop promosso dalla Comunità di Sant’Egidio per favorire il dialogo nello Stato africano, che si è svolto a Roma dal 9 al 13 novembre.

I militari delle due fazioni lavoreranno insieme

Dal primo gennaio del 2021 infatti i militari del governo di unità nazionale, che vede come presidente Salva Kiir e come primo vice presidente l’ex rivale Riek Machar, e quelli del SSOMA, che avevano rifiutato l’accordo di pace del 2018, lavoreranno insieme sul terreno per accertare eventuali violazioni della tregua ed identificare i trasgressori.

Più vicini alla pace

“Un passo decisivo per porre fine alle violenze, proteggere la popolazione civile, garantire il libero accesso alle organizzazioni internazionali umanitarie e far proseguire il dialogo politico tra le parti”, ha affermato il Segretario generale della Comunità di Sant’Egidio Paolo Impagliazzo al termine della conferenza stampa. Al vertice di questi giorni hanno partecipato solamente militari e, “si è svolto in un clima di grande collaborazione e di crescente fiducia reciproca”. Far incontrare i militari tra di loro è stato un passo molto importante, ha spiegato a Pope, visto che nelle zone meridionali di Equatoria occidentale e centrale ci sono ancora degli scontri a fuoco.

Ascolta l'intervista integrale a Paolo Impagliazzo

Il cessate il fuoco tiene

Dopo gli incontri di gennaio e febbraio 2020, ricorda Impagliazzo, “il cessate il fuoco ha tenuto per circa tre mesi. Poi con l’avvento della pandemia è stato difficile riconvocare le parti e quindi la situazione purtroppo si è deteriorata sul terreno e ci sono state molte violazioni”. Abbiamo riconvocato le parti il prima possibile”, aggiunge, e da ottobre ad oggi possiamo dire che il cessate il fuoco ha tenuto, tranne un paio di incidenti. Questo ci dice come il dialogo politico effettivamente è il migliore strumento per evitare scontri sul terreno. Il prossimo appuntamento è per il 30 novembre, quando i colloqui torneranno ad essere politici e si discuteranno di quelle che sono le cause principali del conflitto.

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14 novembre 2020, 08:00