È morto Maradona, poeta del calcio. Il Papa lo ricorda nella preghiera
Amedeo Lomonaco e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Una folla di centinaia di migliaia di persone ha accompagnato ieri sera l'ultimo saluto dell'Argentina a Diego Armando Maradona, morto il 25 novembre nella sua abitazione di Tigre, alla periferia di Buenos Aires, a causa di un arresto cardiocircolatorio, all'età di 60 anni. La cerimonia religiosa è giunta al termine di una camera ardente, segnata anche da qualche disordine, allestita alla Casa Rosada sede del governo di Buenos Aires, un onore che finora era stato riservato solo a un altro sportivo, Juan Manuel Fangio, cinque volte campione del mondo di Formula 1. Ora il campione del calcio mondiale riposa nel cimitero di Bella Vista alla periferia di Buenos Aires, accanto ai resti dei suoi genitori.
Papa Francesco - ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni - informato della morte di Maradona, "ripensa con affetto alle occasioni di incontro di questi anni e lo ricorda nella preghiera, come ha fatto nei giorni scorsi da quando ha appreso delle sue condizioni di salute".
Da Buenos Aires a Napoli, il mondiale del 1986 e due scudetti
Dalla periferia polverosa di Buenos Aires ai vicoli di Napoli. L’epopea sportiva di Maradona, salito sul tetto del mondo con la sua nazionale nel 1986, è la storia del calcio. È storia il suo gol segnato contro l’Inghilterra con uno slalom memorabile tra gli avversari, arrivato dopo la rete con un pugno ribattezzata la “Mano de Dios”. Fanno parte della storia anche i suoi trionfi a Napoli, dove conquista due scudetti, nel 1987 e nel 1990, e una Coppa Uefa. I suoi gol, figli di una tecnica sopraffina e di un piede sinistro senza eguali, sono un patrimonio per generazioni di sportivi. Le sue giocate sono l’espressione più alta del calcio, quella che coniuga l’estro con l’agilità, il guizzo decisivo con una straordinaria visione di gioco. Il brasiliano Pelè, un altro fenomeno assoluto nella storia del calcio, ha commentato con queste parole la notizia della morte di Maradona: "E' triste perdere amici in questo modo. Sicuramente un giorno giocheremo a calcio insieme in cielo". "Io ho perso un caro amico, e il mondo ha perso una leggenda. C'è molto di più da dire, ma per adesso possa Dio dare forza alla sua famiglia". Il presidente dell'Argentina, Alberto Fernandez, ha annunciato tre giorni di lutto nazionale.
Calciatore straordinario, uomo fragile
Maradona è stato un calciatore straordinario ma anche un uomo fragile, con una vita segnata in vari momenti dalla piaga della droga. Una vita che dai primi vagiti, nel barrio popolare di Villa Fiorito fino agli ultimi istanti nella sua casa di Tigre, all’età di 60 anni, non si è mai disgiunta dall’amore per la sua terra natia, l’amata Argentina. Lo stesso Paese di Papa Francesco che ama il calcio ed è tifoso del San Lorenzo de Almagro. Il Pontefice ha potuto ammirare le prodezze del più grande fantasista di tutti i tempi. Lo ha conosciuto e lo ha incontrato più volte.
Correva l'anno 1986...
Solo qualche giorno fa, raccontando di sé nel libro “Ritorniamo a sognare”, Francesco ha parlato del suo soggiorno in Germania e dell'aver vissuto nella solitudine il trionfo dell’Argentina ai mondiali nel 1986. Una vittoria nel segno di Diego Armando Maradona che ha consegnato all’Albiceste, per la seconda volta nella sua storia, la coppa del Mondo. E quella maglia numero 10, “El pibe de oro” la porta in Vaticano anni dopo, il . In Aula Paolo VI, Francesco ringrazia i campioni del calcio che avevano aderito alla partita interreligiosa per la pace che si sarebbe disputata in serata allo Stadio Olimpico di Roma. Una sfida tutta nel segno della solidarietà, organizzata da “Scholas occurrentes”, promossa dal Papa, e dall’associazione di Xavier Zanetti, altro importante campione argentino, “Fondazione P.u.p.i Onlus”.
Un pallone vale più di mille fucili
Risale ad allora l’abbraccio commosso di Maradona al Papa, la consegna della maglia con su scritto “Francisco” e la dedica: “A Papa Francesco con tutto il mio affetto e molta pace per tutto il mondo”. Ai microfoni di molti giornalisti, Diego Armando dice che tra loro due “il vero fuoriclasse” è il Pontefice. E confessa di essersi allontanato dalla Chiesa ma di aver sentito profonda vicinanza con Francesco per la sua attenzione verso i poveri. “Cosa mi ha detto il Papa? Che mi stava aspettando”. Ai microfoni di Radio Vaticana, Diego Armando Maradona lancia poi un messaggio di pace:
R. - Creo que todos tenemos…
Credo che tutti noi abbiamo un qualcosa nel nostro cuore quando vediamo guerra, quando vediamo morti… Dovremmo mettere da parte moltissime cose e cercare la pace. Credo che questa partita rompa un po’ l’idea che noi giocatori non facciamo niente per la pace: è tutto il contrario! Quello che noi auspichiamo è che la gente prenda coscienza che il meglio per tutti è la pace!
Credi quindi che lo sport possa contribuire alla pace?
R. – Es fundamental! Es fundamental! Creo que una pelota vale más que 100 fusiles…
E’ essenziale! E’ essenziale! Credo che un pallone valga più di 100 fucili. Questo per me è molto chiaro! Lo sport è quello che ti fa pensare a non arrecare danno ad altri.
Francesco, un fenomeno
L’impegno di Maradona con “Scholas Occurentes” non si esaurisce con la partita dell’Olimpico nel 2014. E di ritorno in Italia, il campione partecipa ad una conferenza stampa nella sede della Radio Vaticana, dove vengono illustrati progetti ed iniziative sempre nel segno dell’educazione e della solidarietà. È questa la cornice di un nuovo incontro tra il Papa e Maradona che per Francesco ha parole belle, piene di ammirazione e stima:
Querría realmente agradecir a Francisco...
Vorrei davvero ringraziare Francesco per tutto l'affetto che mi dà. Oggi credo che tutti noi riconosciamo che è un fenomeno, che farà qualcosa per i ragazzi e che abbiamo un Papa fantastico. Abbiamo parlato di molte cose, dell’impegno affinché i giocatori si uniscano e facciano qualcosa per i bambini che non mangiano in molte parti del mondo. E siamo stati d'accordo totalmente, ma ci vorrà molto tempo. Oggi posso dire di essere sostenitore di Francesco. Il primo sostenitore di Francesco sono io.
El Santo Padre...
Il Santo Padre mi tratta come un fratello e tratta tutti nella stessa maniera. Lui tratta tutti allo stesso modo: bacia tutti, abbraccia tutti. Lui ha poco tempo a disposizione, lavora tantissimo ma trova sempre il tempo per tutti.
Esto es un sueño...
Quello che sto vivendo è un sogno. Questo è quello che volevo fare da tanto tempo. Io ho giocato al calcio e oggi ci sono ragazzi che continuano a giocare a calcio, ai quali bisogna comprare gli scarpini, per i quali non c’è un campo dove possano giocare. Quello che noi vogliamo fare con Scholas è aiutarli. E tutti i giocatori, tutti i giocatori di calcio sono con Francesco.
Nel 2016, telefonata con il Papa
Nel 2016, la terza edizione della Partita della pace, il 12 ottobre, si raccolgono fondi anche per Amatrice, duramente ferita dal sisma, Maradona prende parte all’evento e rivela di aver ricevuto una telefonata dal Papa. “Quando mi hanno detto che avremo giocato anche per le popolazioni colpite dal terremoto ho pensato che non si potesse mancare ad una iniziativa come questa. Faremo una cosa molto grande, raccoglieremo fondi per dare da mangiare ai bambini, per dire la nostra sulla pace e per dare una mano grande a Papa Francesco”.
Ultimo aggiornamento 27.11.2020 ore 07.30
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