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Papa Francesco e il Grande Imam Ahmed al-Tayeb Papa Francesco e il Grande Imam Ahmed al-Tayeb 

Il dialogo interreligioso: per comprendere e accogliere l'altro

"Come orizzonte il mondo. I discorsi di padre Nicolás ai rifugiati". E' il titolo di una raccolta di interventi sul tema dell'accoglienza che il Centro Astalli ha pubblicato nel 40.mo anniversario del Jesuit Refugee Service. Ne abbiamo parlato con l'Imam Izzedin Elzir

Stefano Leszczynski - Città del Vaticano

Accogliere, accompagnare, difendere coloro che sono costretti a migrare forzatamente. Sono gli imperativi su cui si fonda da 40 anni l'attività del Jesuit Refugee Service. Per celebrare questo importante anniversario il Centro Astalli di Roma, espressione italiana del JRS, ha pubblicato una raccolta di interventi pronunciati da padre Adolfo Nicolás, preposito generale dei Gesuiti tra il 2008 e il 2016. Il volume verrà presentato in diretta streaming sul canale Youtube del Centro Astalli giovedì 26 novembre alle 17.

Scrive padre Federico Lombardi sj nella prefazione al libro, che padre Nicolás "già provinciale del Giappone, proprio come padre Arrupe, ha insegnato ai suoi confratelli a guardare verso orizzonti larghi come il mondo, ad aprirsi con disponibilità ed entusiasmo all’incontro con tutti i popoli, anche quelli che potrebbero apparire molto lontani.  (...) I temi di queste conversazioni, apertura all’altro e incontro di culture, superamento dei pregiudizi, accoglienza oltre la chiusura dei confini, importanza dell’educazione, riconciliazione, tutela dei bambini...,  non rimangono concetti astratti o proclamazioni di principio, ma sono atteggiamenti spirituali, comportamenti vissuti, impegni di azione."

Il dialogo parte dalla conoscenza di se stessi

A confermare l'importanza del dialogo come strumento per favorire l'incontro tra persone, culture e fedi, ai nostri microfoni è l'Imam Izzedin Elzir, presidente della Scuola fiorentina per l'educazione al dialogo interreligioso e interculturale, che interverrà alla presentazione del volume:

Ascolta l'intervista all'Imam Izzedin Elzir

R. - L'argomento del dialogo è molto importante, in particolare quando si è di fronte a fenomeni migratori che spingono al confronto tra diverse fedi religiose. Il punto di partenza, in questo caso, è la profonda conoscenza di sè stessi e del proprio credo. Si instaura così un dialogo che non rischia di annacquarsi e non tende a cancellare le diversità, ma punta ad apprezzare e riconoscere le diversità dell'altro come una risorsa e come una ricchezza. Il dialogo interreligioso aiuta ciascuno a scoprire in maniera più profonda la propria fede religiosa per, come ha detto Papa Francesco, costruire ponti e non costruire muri.

Riconoscere l'altro, avere gli strumenti per comprenderlo ed essere coscienti di quelli che possono essere i punti in comune. Una ricetta che trova ancora degli ostacoli nella società contemporanea. Questo è un problema culturale? Un problema di educazione?

R. - Esistono problemi culturali, educativi, problemi di interpretazione dei Testi Sacri, così come ci sono problemi economici, sociali e politici. Nel nostro ambito, parlo come uomo di fede che rappresenta una comunità, essere educati a rispettare l'altro, a riconoscere l'altro nella sua dimensione umana è fondamentale. Infatti, il dialogo ci aiuta a scoprire la nostra dimensione umana, aiuta noi stessi a capire che l'altro è un essere umano come me, che siamo della stessa famiglia umana, che siamo tutti quanti fratelli ed è la strada che potrebbe aiutarci ad abbattere i tanti pregiudizi che purtroppo ancora abbiamo l'uno verso l'altro.

Imam Izzedin Elzir, uno dei temi di grande attualità e che si pone come ostacolo a un dialogo fiducioso tra le persone, e che assume nella sfera delle delle religioni un peso cruciale, è quello della violenza. Come si può leggere questo elemento, che oggi rappresenta veramente un punto divisivo nell'incontro tra le società?

R. - Il nostro invito a tutti gli uomini è di riprendere il messaggio di pace, di amore, di fratellanza che le fedi religiose contengono non solo verso il diverso 'religioso' o il diverso 'culturale', ma anche nei confronti del diverso di 'genere'. Tenendo conto di questo il dialogo ci porta a rispettare l'altro. Purtroppo noi viviamo di pregiudizi che conducono alla violenza. Perciò abbiamo bisogno di informarci, conoscerci, dialogare e riconoscere nell'altro, nel diverso, per comprendere la nostra unità nella famiglia umana. Certamente quello che noi vediamo nel mondo, gli atti di terrorismo, le guerre, le forme di violenza dentro la famiglia e fuori, non aiutano. Tuttavia, nel tempo ci sono stati tantissimi passaggi e tantissimi cambiamenti in positivo nelle nostre società, anche se spesso sono stati oscurati da un linguaggio politico divisivo. Ma realmente, in particolare nel dialogo interreligioso, sono stati fatti grandi progressi, basti ricordare il documento sulla Fratellanza umana firmato da Papa Francesco e dall'imam al-Tayeb che condanna qualsiasi tipo di violenza commessa nel nome di Dio, nel nome di una fede religiosa. Quindici anni fa questo messaggio non era così esplicito.

Cosa si può fare per trasmettere concretamente alle persone questo un messaggio culturale? Come si fa a veicolarlo nella società, tenendo presente anche lo spaesamento di chi arriva in Italia e si trova di fronte a una cultura che non conosceva?

R. - E fondamentale che si insegni subito a chi arriva da noi la nostra lingua, la nostra cultura italiana. Questo è un fattore molto importante: conoscere la lingua del Paese e conoscerne la cultura, anche religiosa, è fondamentale per avviare il dialogo tra persone e fedi diverse. Certamente si tratta di un processo culturale che non può avvenire dall'oggi al domani, ma abbiamo bisogno di questo processo educativo. Purtroppo per molti anni abbiamo pensato all'altro come ad un nemico. Ora dobbiamo dare vita ad una nuova cultura in cui l'altro viene percepito come il fratello e questo non è che può avvenire all'improvviso.

In uno dei suoi interventi padre Nicholas diceva: nel cristianesimo, nell'islam, nell'ebraismo e in tutte le grandi religioni, la misericordia è un concetto molto importante. Senza di essa, non si può vivere e migranti e rifugiati ce ne mostrano un volto. Quanto è importante l'elemento della misericordia in questo incontro e questo dialogo che si deve costruire ?

R. - E' molto importante che noi lavoriamo sotto l'ombrello della misericordia, perché senza misericordia non si trova l'amore, non si trova la ricchezza dell'altro, della diversità. Con la misericordia si apre la mente, si apre il cuore, si abbraccia l'altro riconoscendo in lui come persona la dimensione umana. Quando è stato indetto il Giubileo della Misericordia per noi è stato un momento realmente molto importante, di grande condivisione, non solo a livello locale fra la comunità islamica italiana e i nostri confratelli cristiani cattolici, ma anche a livello mondiale. Quando il credente vede che l'altro credente crede, condivide lo stesso valore, lo stesso appellativo di Dio, allora questo elimina tanti pregiudizi, favorendo l'apertura della mente e del cuore per creare un mondo nuovo, un mondo migliore.

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26 novembre 2020, 09:31