Unicef: nella guerra in Caucaso vittime tra i minori
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Tutta la comunità internazionale chiede che il conflitto riesploso tra le forze armene del Nagorno Karabakh e l’Azerbaigian trovi una soluzione nella diplomazia. E proprio oggi il presidente russo, Vladimir Putin, ha convocato a Mosca i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian. I protagonisti si sono detti pronti a dialogare: più possibilista su un’intesa Yerevan, più granitica la posizione di Baku, che si dichiara pronta a dialogare, ma senza nessuna concessione. Più che in una soluzione definitiva dei contrasti sulla regione contesa, si spera in un immediato cessate il fuoco. La decisione sarebbe importantissima dal punto di vista umanitario. Questo conflitto sta causando, infatti, vittime tra i civili del Nagorno Karabakh, diverse delle quali sono bambini. Lo conferma a Pope Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. Proprio l’organismo dell’Onu ha emesso oggi un comunicato in cui si parla di 4 bambini uccisi e 7 feriti.
Far tacere le armi per salvare i civili
Le violenze in Nagorno Karabakh, giunte al 12.esimo giorno, aumentano di intensità di ora in ora, sottolinea l’Unicef, e c’è il timore di un’escalation con una drammatica ricaduta sui civili e sui minori. Il conflitto, ricorda Iacomini, sta distruggendo case, danneggiando scuole e altre infrastrutture essenziali. Da qui la richiesta a tutte le parti di proteggere i civili e le infrastrutture civili da ulteriori danni, nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Un’immediata cessazione delle ostilità rappresenta il superiore interesse per ogni bambino. Già al primo giorno di bombardamenti, all'Angelus del 27 settembre scorso, Papa Francesco ha pregato per la pace nel Caucaso e ha espresso l'auspicio affinchè la parti potessero scegliere la strada del dialogo. All'appello del Pontefice si sono unite le Chiese d'Europa e di Gerusalemme.
Un compito complicato per la diplomazia
Alla ripresa del conflitto in Nagorno Karabakh, la diplomazia internazionale si è subito messa in moto. Particolarmente attivo nel favorire la pace tra le parti è il cosiddetto gruppo di Minsk dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), cioe' Stati Uniti, Russia e Francia. Per ora appare difficile conciliare le posizioni dell’Armenia, che sostiene il diritto all’autodeterminazione del Nagorno Karabakh e chiede la partecipazione ai negoziati dei rappresentanti della regione, e l’Azerbaigian, che chiede la liberazione dei territori azeri occupati da Yerevan, per costituire una striscia di sicurezza, nella guerra dei primi anni ’90, un conflitto che causò 25 mila morti. Dunque, impresa complicata quella dei mediatori, ma non impossibile, se si riuscirà a convincere le parti sulla necessità della pace.
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