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Bambino che utilizza un cellulare Bambino che utilizza un cellulare 

I giovani e la sfida delle dipendenze digitali. Serve alleanza scuola famiglia

L’aumento di manipolazioni e dipendenze legate al web riapre il dibattito sulla necessità di educare ad un uso consapevole dei nuovi media. Di rischi di isolamento e perdita di contatto con la realtà concreta ha parlato il Papa nell’Enciclica Fratelli tutti. De Luca (Università Europea): gli adulti spendano più tempo per dialogare con i ragazzi

Marco Guerra – Città del Vaticano

I fatti di cronaca raccontano sempre più spesso storie preoccupanti di bambini e adolescenti che incorrono in grandi pericoli durante una fruizione del web e dei social incontrollata e spasmodica. I ragazzi sono sottoposti a manipolazioni del loro comportamento, approcci interessati, “extreme challenge” e sessualizzazione precoce.

I giovani sono più vulnerabili

Personalità in fase di strutturazione sono rese ancora più fragili da vere e proprie forme di dipendenza nei confronti dei dispositivi digitali che vengono utilizzati senza la capacità di elaborare i contenuti che vengono loro proposti.

Il dramma a Napoli

Questa emergenza generazionale è tornata al centro del dibattito pubblico dopo il suicidio, la scorsa settimana a Napoli, di un bambino di 11 anni che in un ultimo messaggio ai genitori ha parlato di un “uomo col cappuccio”. Un particolare che ha spinto la Procura partenopea a ipotizzare che l’adolescente sia stato istigato da qualcuno su internet. La Polizia Postale sta seguendo le tracce lasciate sul web.

Ordine Psicologi: minori sfruttati da nuove tecnologie

Su questa drammatica vicenda è intervenuto anche il Consiglio nazionale dell’ordine psicologi (Cnop) con una nota in cui spiega che “il suicidio del bambino di Napoli, al di là delle circostanze specifiche da appurare, accende un faro sulle nuove forme di violenza ed abuso sui bambini e gli adolescenti, che vengono sfruttati in modo perverso dalle nuove tecnologie”. “Nessuno vuole criminalizzare la rete o i social, che offrono anche grandi opportunità – prosegue il comunicato –, ma è evidente che si prestino ad essere terreno fertile per grandi violazioni, dalle quali i minori sono spesso indifesi”, soli “di fronte al mare magnum di tutto ciò che in rete si può trovare”.

Accompagnare i ragazzi

Il più alto organismo degli psicologi italiani esorta quindi ad “accompagnare i più e meno piccoli nel cammino nella rete”. “Viviamo in un mondo che mette l’infanzia davanti ad un numero enorme di sollecitazioni – conclude la nota -, che spesso non possono essere gestite sul piano emotivo creando scompensi e vulnerabilità. È necessario che, al di là della performance, si punti alla costruzione di uno sviluppo armonico, che ha nell’affettività una componente essenziale”.

Il Papa: media digitali espongono a dipendenza e isolamento

Su queste sfide epocali ha puntato l’attenzione anche Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti. Il Santo Padre nel paragrafo 42 riconosce che “nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo”. Nel paragrafo 43 riprede poi un passaggio dell’Esortazione Christus vivit in cui spiega che “i media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche”.

Gli studi sul fenomeno

Queste problematiche sono state oggetto di approfonditi studi scientifici che, attraverso l’utilizzato di tecnologie di neuroimaging, hanno scoperto che il circuito cerebrale del desiderio stimolato da internet è simile a quello su cui influiscono alcol e droghe. L’ipotesi è che il desiderio di stare connessi attivi aree cerebrali comuni a quelle coinvolte dalle sostanze stupefacenti e psicotrope. Particolarmente preoccupanti e diffuse sono poi le dipendenze da videogiochi e pornografia. Secondo un’indagine Moige (Movimento italiano genitori), condotta, nel 2019, su un campione di studenti italiani delle scuole medie e superiori, il 52,4 % dei ragazzi dice di aver visto almeno una volta materiale pornografico e fra questi il 41% guarda video o foto pornografiche “spesso” o “molto spesso”. Circa la metà dei ragazzi dice poi di aver giocato a videogames con contenuti volgari o violenti. 

De Luca: caduto il limite tra virtuale e reale

“Viviamo in una società iper-connessa dove non si parla più di reale e virtuale, ma di on line e off line, perché quello che succede nel virtuale ha ripercussioni anche nel reale. Per questo è difficile capire quando un ragazzo cade nella dipendenza da internet che è una dipendenza comportamentale”, così Michela De Luca, psicologa e psicoterapeuta, docente di cyberpsicologia all’Università Europea di Roma, analizza per Pope il fenomeno della nuove dipendenze digitali.

Ascolta l'intervista alla prof.ssa De Luca

I deficit di attenzione

De Luca sottolinea questa dipendenza presenza sintomi simili a quella per le sostanze stupefacenti: “avviene la perdita di controllo, l’astinenza e la tolleranza ovvero devo aumentare il consumo di quello che mi soddisfa”. Tra le conseguenze più nefaste si osserva un deficit di attenzione tra i ragazzi che abusano del web dovuto “ad una lettura non lineare che passa da un contenuto all’altro”, e il passaggio veloce tra diversi contenuti abbassa il livello di attenzione, “i ragazzi non sono più abituati a fermarsi su un testo, manca la concentrazione che porta a riflettere e ad elaborare pensieri creativi”.

L’impegno di scuola e genitori

Non meno preoccupanti sono i tentativi di manipolazione del comportamento dei ragazzi. Secondo la prof.ssa De Luca, i minori sono più inclini ai condizionamenti perché hanno una personalità ancora in formazione e i ragazzi tendono a fidarsi di persone che si presentano come confidenti capaci di capirli. “Dobbiamo anche noi adulti ad essere più consapevoli, dobbiamo informarci, creare una rete con la scuola ma soprattutto dialogare con i nostri figli per capire insieme come affrontare queste situazioni”, spiega in conclusione l’esperta di cyberpsicologia, che invita infine le mamme e i papà a ritagliarsi del tempo per offrire alternative valide al cellulare, educando alla bellezza e proponendo attività creative da svolgere insieme.

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10 ottobre 2020, 08:06