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Thailandia: ancora proteste contro il governo a Bangkok

Decine di migliaia di studenti hanno manifestato nella capitale thailandese chiedendo, al governo e alla monarchia, importanti riforme in chiave democratica. I leader della protesta hanno consegnato alle autorità un documento in cui si chiedono cambiamenti nella Costituzione, lo scioglimento del Parlamento in carica e la riduzione dell’influenza dei militari sulla politica

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Non si fermano le proteste a Bangkok per chiedere riforme democratiche alla monarchia che guida il Paese. I manifestanti, per la maggior parte studenti, avevano posto simbolicamente una targa, rimossa dopo qualche ora, al Campo Reale vicino al Grand Palace di Bangkok che recitava: "Il popolo vuole che questo Paese appartenga al popolo, e non al re". Il vice capo della polizia thailandese, ha spiegato che sono state aperte delle indagini, per capire in quali circostanze e da chi è stata rimossa la targa. Intanto i giovani leader della protesta, hanno consegnato al capo della polizia di Bangkok una lettera, composta da tre richieste e dieci proposte, in cui viene chiesto in particolare di limitare il potere della monarchia, sottoponendola a maggiori controlli costituzionali e di porre fine alla legge sulla lesa maestà che punisce chiunque critichi la famiglia reale con pene che arrivano fino a 15 anni di carcere.

Un Paese in cambiamento

“Bisogna analizzare due livelli della situazione - spiega Francesco Sisci, professore di Politica Internazionale ed esperto di Asia - il primo è quello delle proteste degli studenti che sentono di appartenere a un mondo più complesso, il mondo di Facebook, di Google, delle chat room internazionali, però all'interno di un Paese, dove ci sono lacci più o meno grandi, che limitano la loro libertà e le possibilità. In più l'economia thailandese, che era già in crisi prima del Covid, oggi è peggiorata molto, visto che è crollato il turismo, fonte del 40% dell'economia nazionale. Quindi c'è una crisi economica, una crisi di valori e una ricerca di libertà. Dall'altro lato c'è un altro fenomeno, cioè uno scontro sotterraneo ma molto forte, tra il re e i militari. Queste due entità si contendono il potere”.

Ascolta il commento di Francesco Sisci

Infatti una delle richieste delle proteste è la riduzione dell'influenza dei militari sulla politica…

R – L’attuale sistema è controllato dai militari. Il governo è in effetti, è una specie di amministratore dell'economia, ma anche le scelte economiche che può fare sono estremamente limitate. Questa situazione, però non regge perché l'economia effettivamente è a pezzi e i generali non sanno cosa fare, sono presi tra l'incudine del re che in qualche modo li vuole mettere maggiormente sotto controllo e il martello invece delle proteste degli studenti in piazza di questi giorni.

Come proseguirà questa situazione, secondo lei?

R - In Thailandia queste cose hanno un decorso molto lungo. Dobbiamo aspettarci ancora una degenerazione che può durare mesi e non è chiara l'uscita. Diciamo che in teoria potrebbero esserci anche degli elementi per una saldatura tra proteste studentesche e il sovrano contro il potere dei militari. Però se accadesse questo non è chiaro come si andrà a saldare questo patto e cosa succederà successivamente.

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21 settembre 2020, 14:26