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Fuoriuscita di petrolio nelle acque di Mauritius lungo la barriera corallina Fuoriuscita di petrolio nelle acque di Mauritius lungo la barriera corallina 

Mauritius: cura del creato, non sete di denaro

Bisogna creare una nuova mentalità che abbracci la nostra Casa comune come un bene da tutelare non come un oggetto da sfruttare. Dall'isola Mauritius la testimonianza di padre Maurizio Rossi, salesiano da 27 anni nell'Oceano indiano: "Questo è il nostro pianeta, occorre occuparsene e anche la classe politica deve essere coinvolta"

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Si lotta senza sosta nel cuore dell'Oceano indiano per arginare la diffusione del petrolio fuoriuscito dalla nave giapponese MV Wakashio incagliata, dal 25 luglio scorso, sulla barriera corallina a Pointe d'Esny, un santuario per la fauna selvatica rara del paradiso naturale di Mauritius, in cui, per anni, le associazioni ambientaliste hanno cercato di ripristinare preziosi habitat floro-faunistici. 1000 tonnellate di greggio su un carico di 4000, si sono disperse, il resto è oggetto di pompaggio mentre ormai la petroliera è spezzata in due.

Seve cambiare mentalità e formarsi alla cura del creato

Al lavoro sono da giorni i consulenti dalla Francia e dal Giappone accanto agli esperti dell'Onu: si tratta di un disastro nazionale, anzi mondiale, perché "Mauritius è un patrimonio dell'umanità". Le parole sono di padre Maurizio Rossi, salesiano che da 27 anni vive nell'Oceano Indiano, prima in Madagascar, ora a Mauritius, dove dirige la Scuola professionale di Saint Gabriel, che accoglie circa 250 giovani dai 15 ai 18 anni, ragazzi e ragazze di famiglie povere, che non hanno ancora terminato gli studi e che rischiano di trovarsi sulla strada. Fra questi ragazzi ci sono i “Creoli” discendenti dalle famiglie degli Schiavi Meticci della fine del XIX secolo, che purtroppo sono molto discriminati per la poca cultura e per il colore della loro pelle.

Questi ragazzi, anche se solo nel fine settimana, si sono messi a disposizione, con il resto della popolazione, creando  "serpenti" di paglia e materiale misto nella speranza che assorbano il petrolio. Con questi giovani, i salesiani lavorano soprattutto a tentare di formare una nuova "mentalità" rispettosa e attenta all'ambiente così importante per la loro sopravvivenza.

Sete di denaro e interessi

Ad oggi il petrolio contenuto nella nave è stato pompato e la chiazza nera sembra contenuta - ci racconta padre Maurizio -  e da questa settimana, stando agli organi si informazione locale, probabilmente la nave sarà spostata in porto per metterla in condizioni di non arrrecare ulteriori danni. Il primo ministro Pravind Jugnauth è alla ricerca di un risarcimento dal proprietario giapponese della nave, mentre restano tanti gli interrogativi sull'accaduto. Le voci che corrono  - ci riporta don Maurizio - riferiscono della mano della mafia cioè di interessi della criminalità locale e di traffico di droga, ma anche di poca attenzione ai temi ambientali. Sicuramente non ci si spiega il movimento costiero della petroliera e l'intervento così tardivo che ha impedito di evitare la fuoriuscita del greggio. Restano gli ingenti danni ambientali e economici che gravano sui pescatori e sui lavoratori degli hotel, in cui, prima il Covid ora la marea nera, ha dimezzato se non azzerato del tutto l'afflusso turistico: 

Ascolta l'intervista a padre Maurizio

R. - Il problema qui è che - mi pare -  è come se tutti si scaricassero le responsabilità. Il ministro del Mare che doveva avere  le vedette guardiacosta, non si sa come mai non abbia dato l'allarme. Alcuni dicono che è stata la nave ad entrare, altri dicono che che c'è stato un mancato contatto con il porto, comunque la nave è entrata e si è incagliata.

E la gente? Il danno per l'economia, per il turismo, per l'approvvigionamento ..visto che il mare è fonte di vita..come è la situazione?

R.- In tutta la zona sud i pescatori sono molto preoccupati, perché, dalla metà di luglio quando è arrivata la nave ed è cominciato a dilagare il  gasolio, già allora nessuno più poteva pescare. Molti pesci si trovavano già morti in superficie, per cui è un disastro ambientale che sta toccando soprattutto i poveri e i pescatori che pescano artigianalmente per così dire. Ed è questa la cosa che tocca di più. Il nostro vescovo ha fatto un appello a tutti i cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà perchè si rechino sul posto e insieme si possa riuscire a mettere un perimetro a questa zona che tende ad ampliarsi nel sud di Mauritius.

E la gente che cosa vi dice..? Vi chiede qualcosa in quanto presenza missionaria, di accompagnamento ?

R. - La gente giustamente è molto preoccupata perchè pensa che l'unico sostentamento, cioè il turismo con questa catastrofe rischia di crollare e la situazione di coloro che lavorano negli hotel rischia ancora di peggiorare.  Ma.. quello che a me preoccupa di più è ancora una volta la sete di denaro. Questo problema è stato causato dal fatto che in molti non sono interessati all'ambiente. Le voci che circolano parlano di corruzione grave e di sete di denaro anche qui in Madagascar che non fa guardare in faccia le realtà da salvare, il pianeta da salvare.

Come reagire anche per rispondere all'impegno di questo che è l'anno della Laudato si'?

R. - Intanto il nostro vescovo con un messaggio ha chiamato tutti gli uomini di buona volontà di Mauritius a lavorare insieme. C'è una sottoscrizione importante per andare incontro a questa situazione. Purtoppo come dice il Salmo 49:  "L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono." : si ha sete di denaro e si mette in secondo piano l'attenzione che il Papa ci invita ad avere per il nostro pianeta. Io dico sempre "Mauritius non è di Mauritius è dell'umanità": è importante arrivare a comprendere l'importanza di salvare il pianeta. Nella scuola che dirigo ne parliamo spesso con i ragazzi proprio per creare una mentalità nuova in tal senso. Non dobbiamo abbassare le braccia, dobbiamo continuare...andare avanti!

Ci faccia capire che cosa si sta distruggendo, ci faccia sentire qual è il dolore che si prova di fronte ad una simile situazione..

R. -  Distruggere una realtà de genere significa mettere in ginocchio una popolazione che vive di pesca, che lavora di solito sui 5 km dalla costa per la pesca artigianale; vuol dire mettere in ginocchio moltissime persone che lavorano negli hotel, a volte con salari molto semplici, perché qui sono i grandi businessman che hanno in mano tutto e le persone semplici hanno un salario spesso insufficiente. Ma in tutto questo serve soprattutto far capire la volontà del Papa: questo è il nostro pianeta e ce ne dobbiamo occupare. Bisognerebbe anche che chi ha in mano le soluzioni possa lavorare con noi e alla salvezza del pianeta. 

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17 agosto 2020, 08:00