Prima preghiera islamica a Santa Sofia tra imponenti misure di sicurezza
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Dopo 86 anni si tiene oggi a Santa Sofia, l’ex Basilica cristiana inaugurata nel 537 sotto l'imperatore cristiano Giustiniano, la prima preghiera islamica del venerdì. Diventata moschea nel 1453 con la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani e convertita in museo nel 1934 dal primo presidente della Turchia Mustafa Kemal Atatürk, è stata recentemente nuovamente aperta al culto islamico con un decreto presidenziale. Prima dell’ingresso è stata posta una targa verde con lettere in turco, arabo e inglese e si possono leggere queste parole: “Grande Moschea di Santa Sofia". All’Angelus dello scorso 12 luglio, Papa Francesco riferendosi a questa decisione, si è detto “molto addolorato”.
Il Pontefice aveva visitato Santa Sofia il 29 novembre del 2014 in occasione del . Al termine della visita, aveva messo una sua dedica sul Libro d’Oro scrivendo in caratteri greci: “Αγία Σοφία του Θεού. La Santa Sapienza di Dio”. Sei anni dopo quella visita, Santa Sofia vive una giornata che pone fine ad 86 anni di vita come museo. La prima preghiera del venerdì, dopo la riconversione in moschea, è accompagnata da imponenti misure di sicurezza. È stato predisposto il dispiegamento di 20 mila agenti. All'interno dell'edificio saranno ammesse almeno 1000 persone. Ai fedeli islamici che possono accedere attraverso 11 checkpoint, è stato chiesto di portare mascherine e tappetini personali per la preghiera. Santa Sofia, patrimonio dell'Unesco, rimarrà aperta ai visitatori al di fuori degli orari della preghiera. Durante i riti islamici, saranno coperte le icone cristiane. Il ministero della Cultura e del turismo di Ankara ha reso noto che le coperture saranno collocate davanti alle icone della Vergine Maria e dell’arcangelo Gabriele.
L’appello del Comitato per la Fratellanza Umana
Diverse voci si sono levate contro la decisione del governo turco di convertire Santa Sofia in moschea. L’Alto Comitato per la Fratellanza umana ha scritto una lettera indirizzata al Consiglio mondiale delle Chiese che aveva lanciato un appello al presidente turco Erdogan chiedendo di riconsiderare la decisione presa per “evitare di coltivare vecchie animosità e divisioni” e promuovere “a comprensione reciproca, il rispetto, il dialogo e la cooperazione”. “In riconoscimento del valore culturale e spirituale che Santa Sophia ricopre per l’umanità in tutto il mondo - si legge nella lettera firmata Mohamad Abdel Salam, consigliere speciale del grande imam di al Azhar, Ahmed Al-Tayeb - sosteniamo il vostro appello affinché siano evitate le divisioni e sia promosso il rispetto e la comprensione reciproci tra tutte le religioni”. Si invitano inoltre “tutti a evitare qualsiasi passo che possa minare il dialogo interreligioso e la comunicazione interculturale e che possa creare tensioni e odio tra i seguaci di diverse religioni, confermando la necessità dell’umanità di dare priorità ai valori della convivenza”. Il Comitato per la Fratellanza umana, composto da membri cristiani, musulmani ed ebrei, è stato fondato lo scorso 20 agosto nella capitale degli Emirati Arabi per promuovere gli ideali contenuti nella “Dichiarazione di Abu Dhabi” firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar.
Una decisione dolorosa
Dopo il decreto presidenziale per la riconversione in moschea di Santa Sofia, il mondo cristiano e anche quello musulmano hanno fatto sentire la propria voce. Il patriarca caldeo, cardinale Louis Raphael Sako, ha definito la decisione presa dalle autorità turche “triste e dolorosa”. “In questi tempi di coronavirus – ha detto il porporato - il mondo ha bisogno di solidarietà umana per affrontare la pandemia, non di ulteriori conflitti e tensioni in una regione dove ogni giorno muoiono tante persone”. Per i copti ortodossi è “un evento che ha toccato la comunità dei cristiani in tutto il mondo, ferendola profondente”. A queste e ad altre numerose voci si aggiunge anche quella di Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Consiglio mondiale delle Chiese a Ginevra: “Come musulmano, come molti altri in tutto il mondo, preghiamo che Santa Sofia, in Turchia, rimanga ciò che è sempre stata dal 1934 e cioè un crocevia di conoscenza, luce, saggezza e pace per tutta l’umanità”. “Musulmani e cristiani - ha aggiunto - hanno vissuto fianco a fianco nel corso della storia in Medio Oriente e, sulla base della loro comune affermazione dell’amore di Dio e del prossimo, hanno trovato modi di convivenza, cooperazione e sostegno reciproco”. “Sono sorpreso e grato - ha affermato infine Ioan Sauca – delle reazioni diffuse di solidarietà e sostegno” ricevute dal Consiglio mondiale delle Chiese.
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