ÃÛÌÒ½»ÓÑ

Visione satellitare della diga Visione satellitare della diga 

Sul Nilo Blu la diga della discordia

E’ in fase di riempimento la grande diga costruita dall’Etiopia sul Nilo Blu. L’iniziativa da anni suscita le proteste di Sudan ed Egitto, che vedono ridurre l’afflusso di acqua nei propri territori da utilizzare a scopi energetici, agricoli e industriali. La questione, di cui si sta occupando la diplomazia internazionale, potrebbe sfociare in un conflitto aperto.

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Un’altra questione potrebbe infiammare l’Africa nei prossimi mesi. Si tratta della diga costruita dall’Etiopia sul ramo del fiume Nilo denominato Blu, che poi prosegue il suo percorso verso il Mar Mediterraneo, passando attraverso il Sudan e l’Egitto. Addis Abeba vorrebbe terminare in tempi brevi il riempimento del bacino idrico, che garantirebbe la produzione di energia elettrica per uso interno e da vendere ai Paesi limitrofi. Karthoum e Il Cairo denunciano la possibilità che si riduca notevolmente la portata idrica del Nilo Blu con conseguenze negative sull’economia dei due Paesi, sia a livello industriale che agricolo.

La diplomazia internazionale al lavoro

La comunità internazionale, Stati Uniti in testa, sta facendo il massimo, affinché il contenzioso tra i tre Paesi non arrivi a contrasti più gravi. Di recente si è svolto un minisummit fra Etiopia, Egitto e Sudan in cui si è deciso di proseguire le trattative per evitare che la diga diventi un motivo di scontro armato. Secondo l’africanista, Enrico Casale, la questione è molto delicata, poiché si devono mettere assieme e possibilmente rispettare, legittime istanze sullo sfruttamento delle acque del Nilo:

Ascolta l'intervista ad Enrico Casale

R. - Motivo del contendere è il riempimento del bacino della diga. L'Etiopia vorrebbe riempirlo velocemente e a livelli elevati, perché attraverso questo bacino avrebbe quella corrente elettrica, che serve al suo sviluppo e che potrebbe anche essere venduta ai Paesi confinanti. Dall'altra parte Egitto Sudan, che sono i Paesi a valle, temono che il livello delle acque rilasciate sia così basso da non permettere il buon andamento dell'economia, di dissetare la popolazione e irrigare le rispettive agricolture. E’ un tema molto delicato, perché, se non si trova un punto d'accordo, la contesa potrebbe accendersi.

Secondo molti osservatori potrebbe sfociare anche in un conflitto, l'ennesimo in un continente dove le guerre sono all’ordine del giorno?

R. - Il problema è proprio che se non si trova un accordo il rischio è che si arrivi al conflitto, sarebbe la prima guerra per l'acqua. Si è già arrivati vicino alla guerra quando l’Etiopia annuncio la costruzione dello sbarramento e l'Egitto, allora governato dal presidente, Morsi legato alla Fratellanza musulmana, minacciò di inviare i propri aerei da guerra a bombardare la diga. Poi con il cambiamento dei vertici dell'Egitto e anche dell'Etiopia si è arrivati invece ad una mediazione gestita dagli Stati Uniti, ma fino ad ora questa mediazione non ha portato a nessun accordo e questo è il rischio. Bisogna trovare un accordo, soprattutto sui flussi idrici che vengono rilasciati dalla diga e poi anche dai tempi di riempimento. Più veloci sono i tempi di riempimento, meno acqua scorre a valle.

La comunità internazionale in chiave diplomatica è in movimento proprio per risolvere questa questione. Come fare a far rispettare i legittimi obiettivi della Etiopia e altrettanto legittime rimostranze di Sudan ed Egitto?

R. - E’ chiaro che sarà necessario un monitoraggio continuo da parte di squadre formate da tecnici etiopi sudanesi ed egiziani per la verifica costante di questi flussi. Se queste strutture non si creano difficilmente si potrà procedere in modo pacifico alla gestione dell'acqua del Nilo.

Gli Stati Uniti hanno minacciato di sanzioni l'Etiopia. Vuol dire che ancora siamo lontani da un dialogo efficace?

R. - Le sanzioni, sono una forma di pressione per far sì che l'Etiopia scenda a compromessi con l'Egitto il Sudan, ma non so quanto queste sanzioni possono essere efficaci per l'Etiopia e non so neppure se gli Stati Uniti abbiano voglia di arrivare fino alla conseguenza di imporre sanzioni, perché comunque l'Etiopia è un alleato fondamentale per Washington nella regione dell'Africa Orientale.

C'è il rischio che la diga sul Nilo Blu, un po' come avvenne per la diga di Assuan, modifichi anche geologicamente il territorio?

R. - E’ una diga mastodontica ed è possibile che possa portare conseguenze pesanti all’ambiente. Teniamo presente, sono notizie di questi giorni, che il sistema idrico di dighe, che sempre l'Etiopia ha costruito sul fiume Omo sta già causando delle conseguenze a valle. Soprattutto sul Lago Turkana, c'è stato una denuncia dei pescatori, che si lamentano del fatto che non esistono più pesci nel lago o meglio che il numero dei pesci è fortemente ridotto proprio a causa degli sbarramenti. Quindi oltre al problema dell'acqua, oltre il problema ittico, ci saranno poi anche di problemi sulla questione dell'irrigazione.

Sanzioni Usa all’Etiopia?

Intanto gli Stati Uniti stanno valutando la sospensione di alcuni aiuti all'Etiopia proprio a causa del progetto della grande diga denominata del "Rinascimento etiope", che sta mettendo gravemente a rischio le relazioni tra i Paesi a valle del Nilo. L'Etiopia spera che la diga possa portare elettricità a decine di milioni di persone, che attualmente vivono senza averne accesso regolare, ma l'Egitto, che ricava la maggior parte della sua acqua dolce dal Nilo, è preoccupato che tale infrastruttura possa minacciare la sua fornitura idrica. Sulla stessa posizione del Cairo è il Sudan.

 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

23 luglio 2020, 12:06