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Francesca Sabatinelli 鈥� Città del Vaticano

Soltanto pochi giorni fa, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi aveva lanciato un avvertimento, spiegando che il suo Paese non sarebbe rimasto 鈥渋nerte鈥� di fronte ad una minaccia diretta alla sicurezza nazionale e della regione intera. E le sue parole erano state consegnate ad oltre cinquanta rappresentanti delle tribù libiche orientali. Sempre la settimana scorsa, il Parlamento della Libia orientale, quello di Tobruk, braccio legislativo del generale Khalifa Haftar, dichiarava di aver accettato un intervento dell鈥檈sercito egiziano in caso di minaccia alla sicurezza di entrambi i Paesi. È con queste premesse alle spalle, che è arrivata la decisione del Parlamento egiziano di autorizzare l鈥檌nvio di truppe verso Sirte, al fianco di Haftar, per bloccare l鈥檃vanzata delle forze armate di Tripoli, a loro volta sostenute dalla Turchia, Paese col quale Il Cairo ha relazioni molto complicate, deterioratesi ancor di più dal 2013, dalla destituzione del presidente egiziano Morsi, sostenuto da Ankara, caduto sotto il peso delle forti proteste antigovernative. Una situazione che, dopo mesi di crisi diplomatica, portò, nel novembre dello stesso 2013, all鈥檈spulsione dell鈥檃mbasciatore turco al Cairo.

Il rischio è lo scontro Turchia-Egitto

Questa decisione degli egiziani potrebbe, quindi, anche leggersi come il preludio ad uno scontro tra le due principali potenze della regione. Nel giugno scorso, sia la Turchia sia il premier libico al鈥揝arraj avevano respinto la proposta di mediazione dell鈥橢gitto, accettata invece dal generale Haftar e che prevedeva il cessate il fuoco, il ritiro dei mercenari, lo smantellamento delle milizie, con la consegna delle armi all鈥檈sercito guidato dallo stesso Haftar. Al-Sisi, a quel punto, aveva avvertito che qualsiasi avanzata verso est delle forze di Tripoli avrebbe innescato l鈥檌ntervento militare egiziano, perché considerata 鈥渦na minaccia alla sicurezza nazionale鈥�, con la Turchia molto vicina ai confini.

La ricerca di visibilità di al-Sisi

Per Luigi Serra, già Preside Facoltà di Studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo all鈥橴niversità degli Studi di Napoli 鈥淟'Orientale鈥�, la reazione di al-Sisi potrebbe anche nascere da una sorta di 鈥渋nsofferenza personale nel vedere la sua figura congelata in questo scontro Haftar - Sarraj, alla luce poi del dinamismo più accentuato di Putin ed Erdogan鈥�; il timore quindi 鈥渄i rimanere in una sorta di immobilismo che potrebbe nuocere all'immagine totalizzante del valore dell'armata egiziana sul campo鈥�.

L鈥橢gitto piegato da coronavirus  e povertà diffusa

In un momento in cui l鈥橢gitto vive il tragico dilagare della epidemia di coronavirus, in cui le classi meno abbienti del Paese 鈥渧ivono una vita fatta di stenti, senza alcuna prospettiva di miglioramento a breve termine, nel momento inoltre di un forte stagnamento anche del dinamismo culturale del Paese鈥�, ecco che forse al-Sisi ha cercato un modo per rendere la sua immagine più protagonista, più dominante sullo scenario della vita del Paese鈥�. Per Serra è molto difficile che tutto questo possa quindi portare ad uno scontro sul terreno con Erdogan, con Putin e con lo stesso avversario libico, anche perché 鈥渦n鈥檃zione consumata sul terreno andrebbe in contraddizione a due accordi a cui egli (al-Sisi ndr) tiene: quello con la Grecia per la ridefinizione e la conferma dei confini marittimi e l'accordo con Trump sul mantenimento del cessate il fuoco in Libia鈥�.

I rischi: militarizzazione dell鈥檃rea e terrorismo

A preoccupare il docente resta però la possibile militarizzazione dell鈥檌ntera area mediterranea. E resta anche da vedere la reazione dei libici, da una parte coloro che 鈥渁spettano una incursione, una scintilla ultima, che faccia deflagrare tutto il materiale bellico diffuso, distribuito anonimamente ma con molti padri, sul terreno libico鈥�, mentre dall鈥檃ltra c'è chi teme 鈥渃he si possa andare verso una tragedia poi irrecuperabile, aprendo le porte ancor più all'Isis, al fondamentalismo e al terrorismo che già toccano altre parti dell鈥檃rea鈥�.