Quaranta anni fa la strage di Ustica
Alessandra Zaffiro e Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Alle 20.59 del 27 giugno 1980, l’aereo di linea IH870 sparisce dai radar. Partito da Bologna e diretto a Palermo, il DC 9 della Itava esplode in volo inabissandosi nel tratto di mare tra l’isola di Ponza e quella di Ustica. Ottantuno i passeggeri a bordo tra cui 11 bambini.
Alla ricerca della verità
Solo alla fine del 1983 le analisi chimiche sui resti del velivolo rivelano la presenza di esplosivo che permette di stabilire l’origine dolosa del disastro. Nei primi sei anni dell’inchiesta, le tesi principali ruotano attorno all’esplosione in volo di una bomba o a causa di un missile. Tra depistaggi e morti di testimoni, l’incidente secondo la Corte d’Appello di Palermo è da addebitarsi ad un missile. Ma lanciato da chi? Forse, il DC 9 si è trovato accidentalmente nel mezzo di uno scenario di guerra, ma senza un’ammissione, le ipotesi circa il coinvolgimento di potenze straniere appaiono impossibili da accertare. Passano così quarant’anni di processi, misteri e attese alla ricerca di giustizia, quella che chiedono i familiari delle vittime affinchè i responsabili d possano essere identificati.
Il monito di Mattarella
Nel giorno di questo tragico anniversario, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella richiama alla necessità di un' "aperta collaborazione dei Paesi Alleati" per poter giungere alla ricostruzione “piena e univoca” di quanto accaduto. “Sentiamo ancora più forte il legame di solidarietà con i familiari delle 81 vittime - dichiara il presidente - e ci uniamo nel ricordo di chi allora perse la vita, con una ferita profonda nella nostra comunità nazionale”.
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