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A Roma, una veglia per tutte le vittime della prostituzione

La Comunità Giovanni XXIII, la diocesi di Roma e diverse realtà ecclesiali questo pomeriggio pregheranno per la giovane Maria e tutte le donne vittime della prostituzione. Giovanni Paolo Ramonda: “Preoccupa il fenomeno dilagante sul web, dove sono in vendita anche minori”

Marco Guerra – Città del Vaticano

Si chiamava Maria, era rumena, aveva 30 anni e per vivere era costretta a prostituirsi. Il 12 maggio è morta a causa delle percosse brutali dell’uomo che la costringeva a vendere il suo corpo in strada. La giovane donna viveva in un piccolo accampamento abusivo all'interno di un giardinetto intitolato alla memoria di Don Picchi, alla Montagnola, quartiere della periferia sud di Roma. Maria è stata uccisa qui.

La veglia nel tardo pomeriggio

In sua memoria, la diocesi di Roma e la Comunità “Papa Giovanni XXIII”, fondata da Don Oreste Benzi e da 30 anni impegnata per la liberazione delle donne costrette alla prostituzione, ha organizzato una veglia di preghiera. L’iniziativa si terrà oggi, 6 giugno, alle ore 17.00, proprio presso il giardinetto “Don Mario Picchi” di Roma, vicino al luogo in cui Maria è stata ritrovata.  Alla veglia saranno presenti il vescovo ausiliare della diocesi di Roma, monsignor Gianpiero Palmieri, insieme ai volontari del Coordinamento ecclesiale antitratta della capitale e alle unità di strada di tante realtà ecclesiali.

Situazioni di degrado

“Maria è la classica vittima di una situazione di degrado sociale”, spiega a Pope Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, “noi vogliamo ricordare tutte queste donne, ed essere voce di chi non ha voce”. “Nessuna donna nasce prostituta come ricordava sempre il nostro fondatore Don Bensi – aggiunge Ramonda – ma c’è qualcuno che ce la fa diventare, in primis i clienti”. Il presidente Ramonda assicura poi che sarà fatto di tutto per dare un degno seppellimento a Maria: “Queste donne molte volte vengono ignorate per mese negli obitori e nessuno dà loro la grazia di una sepoltura”.

Ascolta l'intervista al presidente Ramonda

La prostituzione al tempo del Covid

Secondo Ramonda al tempo della pandemia di Covid-19 il fenomeno delle prostituzione su strada si è spostato sul web comportando una serie di rischi, per alcuni aspetti anche maggiori per le donne coinvolte in questo traffico. “Molte organizzazioni hanno fatto in modo che domanda e offerta si incontrassero on line – spiega ancora il presidente della Giovanni XXIII -  è un fenomeno molto collegato al mondo della pornografia, quindi sarebbe importante anche una battaglia contro il degrado sul web, che vede protagonisti anche i nostri giovani che in molti casi arrivano a vendere il loro corpo on line. Tutto questo favorisce la prostituzione minorile”.

Ramonda: sanzionare i clienti

La Comunità Giovanni XXIII torna quindi a ribadire che la prostituzione non è un mestiere come un altro, ma la “schiavitù più antica del mondo” e chiede che si fermi ogni forma di sfruttamento sessuale della donna affinché non accadano più questi femminicidi. A questo scopo Ramonda indica il modello nordico dei Paesi scandinavi, dove è presente una legislazione che punisce severamente i clienti: “A seguito di questi interventi legislativi c’è una forte riduzione del fenomeno prostitutivo, inoltre abbiamo notato che in un Paese come la Germania, che avevano legalizzato la prostituzione è stata fatta marcia indietro, in quanto il racket della malavita aveva preso in mano sia il mercato legale che quello illegale”. E’ possibile firmare una petizione a sostegno delle proposte legislative della Giovanni XXIII sul sito .

Oltre 7000 ragazze salvate

La Comunità Papa Giovanni XXIII in 30 anni di attività ha liberato dalla strada e accolto oltre 7000 ragazze vittime del racket della prostituzione. Ogni settimana è attiva con unità di strada e volontari per incontrare le persone che si prostituiscono. Promuove, insieme ad un cartello di associazioni - tra cui CISL, AGESCI, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito - l'iniziativa "Questo è il mio Corpo", campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione che agisce nella direzione di colpire la domanda e sanzionare i clienti.

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06 giugno 2020, 12:20