Siria: negoziati tra fazioni curde guidati da Usa e Francia
Marco Guerra – Città del Vaticano
Le diplomazie di Stati Uniti, Francia e Russia sono al lavoro per pacificare le due fazioni politiche curdo-siriane, da anni divise tra un'ala vicina al Pkk anti-turco e un'altra appoggiata proprio da Ankara. Media siriani e panarabi riferiscono come i negoziati tra il Consiglio nazionale curdo (Knc), più vicino alla Turchia, e il Partito dell'unione democratica (Ypd), espressione dell'ala siriana del Pkk, hanno condotto contatti esplorativi su invito di rappresentanti di Washington e Parigi, e con il via libera di Mosca.
Negoziati complessi
A ottobre scorso la Turchia aveva lanciato un’offensiva militare nella zona frontaliera nord-orientale siriana, scontrandosi proprio con le forze curde. Questo ha spinto le forze guidate dall'Ypd a chiedere al governo siriano di intervenire, a fianco della Russia, nell'area a est dell'Eufrate.
Riaperta un'importante autostrada
Le due sigle curde che cercano una riconciliazione controllano una vasta regione nel nord est della Siria e proprio in queste aree, ieri, il governo di Damasco ha riaperto una delle più importanti autostrade del Paese, grazie ai negoziati di Mosca tra forze curde, turche e governative.
Scoperta fossa comune con vittime Is
Intanto, a oltre due anni dalla caduta del sedicente Stato Islamico, a Raqqa è stata trovata una fossa comune con almeno 100 corpi, probabilmente vittime dell'Is. La città siriana dal 2014 al 2017 è stata la capitale dell'autoproclamato Califfato, guidato da al Baghdadi. Negli ultimi due anni sono riemerse da fosse comuni nella zona di Raqqa almeno 6mila persone uccise prima e durante l'avvento dell'Is. Sempre sul suolo siriano in questi giorni è stato ucciso, da un bombardamento della coalizione internazionale, un ex leader dell’Is, noto anche come Hajji Taysir, che aveva il compito di “pianificare e coordinare” gli attacchi all'estero.
Dottori: crisi economica induce al negoziato
“Il negoziato tra le forze curde è un passo importante in una direzione che potrebbe coinvolgere non solo lo scenario siriano ma tutto il mediterraneo centro-orientale”, così Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss, analizza per Pope l’evolversi della situazione in Siria, “c’è volontà di arrivare ad una forma di stabilizzazione, spinta anche dalla devastazione economica generata dal Covid-19. Una devastazione che crea i presupposti per un negoziato in cui tutte le parti coinvolte possono rinunciare a qualcosa senza perdere la faccia”.
Il ruolo della Turchia
Secondo Dottori la svolta è avvenuta quando il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è accordato con il presidente turco Erdogan per arretrare le truppe americane nel Kurdistan siriano: “Ha preso forza un azione di recupero della Turchia nella sua dimensione di Paese Nato- afferma il docente -, questo induce una serie di reazioni tra cui Washington che appoggia il governo di Serraj in Libia, lo stesso Israele sta ricucendo con la Turchia per depotenziare l’Islam politico nelle società che sono ai suoi confini”.
Il riassetto geopolitico in MO
Dottori afferma ancora che la crisi economica scatenata dal Covid-19 influisce in questo quadro inducendo le parti al tavolo dei negoziati: “Nello scambio delle poste negoziali, l’accettazione del governo di Assad verrà scambiata con la limatura della consistenza del controllo territoriale di quest’ultimo in alcune aree del Paese, e ci saranno anche contropartite su altri teatri come quello libico. La geopolitica sta prendendosi una grande rivincita”.
Le minoranze e il futuro della Siria
Per un futuro di pacificazione della Siria resta fondamentale il ruolo delle minoranze, tra cui quella cristiana che ha fatto sempre da collante nel tessuto sociale del Paese. “Sono convinto – spiega infine Dottori – che nel momento in cui a negoziare un accordo di stabilizzazione fossero Paesi come Stati Uniti, Russia e Francia ben difficilmente sarebbero escluse dagli accordi le garanzie per le minoranze. La catastrofe economica dovuta al Covid-19, paradossalmente, potrebbe favorire il negoziato”.
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