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Sclerosi multipla. Si valuta l’effetto del trapianto di staminali

“Fieri dei risultati ottenuti, guardiamo al futuro con maggiore ottimismo”. Così monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato la conclusione della sperimentazione su pazienti affetti da sclerosi multipla secondaria progressiva. Intervista al professor Angelo Vescovi

Eliana Astorri – Città del Vaticano

Una ricerca unica nel suo genere “perché scevra da qualunque problematica etica e morale”. Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, sottolinea in questo modo la conclusione della prima fase della sperimentazione su 15 malati di sclerosi multipla che si sono sottoposti a trapianto di cellule staminali cerebrali. A dare l’annuncio il dicastero vaticano, l’Associazione Revert Onlus e la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza-Opera di San Pio da Pietrelcina. Un trial clinico effettuato con il patrocinio della Fondazione Cellule Staminali di Terni e grazie alla collaborazione dell’Azienda Ospedaliera di Terni, l’Università di Milano Bicocca e l’Ospedale Cantonale di Lugano. La sperimentazione è iniziata nel gennaio 2018 ed è terminata, in piena pandemia, il 20 maggio con le dimissioni dell’ultimo paziente trattato.

Una nuova prospettiva

Quale ruolo hanno le cellule staminali cerebrali nella sperimentazione condotta sui pazienti con sclerosi multipla secondaria progressiva? Lo spiega il professor Angelo Vescovi, direttore scientifico dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e presidente dell’Advisory Board di Revert Onlus:

Ascolta l'intervista al professor Angelo Vescovi

R. – In sintesi queste cellule staminali cerebrali sono il farmaco per una malattia estremamente perniciosa e incurabile. I trapianti sono andati bene, da qui il fatto di dover comunicare che la sperimentazione è stata completata nella sua parte tecnica e sperimentale. Adesso seguiremo tutti i pazienti per oltre un anno.

Monsignor Paglia, ringraziando per il vostro operato dice: “La ricerca di Revert è unica nel suo genere perché scevra da qualunque problematica etica e morale e questo ci rende ancora più fieri dei risultati ottenuti e ci fa guardare al futuro con maggiore ottimismo, sempre nel rispetto della vita”. Qual è la provenienza delle cellule staminali cerebrali utilizzate?

R. – Qui c’è un elemento d’orgoglio, abbiamo vinto una battaglia da oltre una quindicina d’anni. La provenienza è dal cervello di feti che sono morti, però, per cause naturali. Una volta che si è visto che è morto per cause naturali chiediamo di fare una biopsia del tessuto cerebrale. Nessuna problematica etica perché si tratta di decesso malaugurato e certificato per cause naturali. Per questo siamo orgogliosi.

Quanto tempo i pazienti saranno monitorati e quali evidenze scientifiche ipotizzate?

R. – Sicuramente per un anno, un anno e mezzo, ma noi cerchiamo sempre e comunque di seguirli anche oltre. La prima cosa da ottenere è la conferma che il paziente non abbia effetti negativi. Noi abbiamo fatto questa sperimentazione in maniera diversa da tutte le altre, perché ci è costata più tempo, fatica e costi: abbiamo deciso, prima di trapiantare i pazienti, di seguirli nella loro parte neurologica e clinica per tre mesi e poi abbiamo fatto il trapianto, in maniera tale da verificare se, per caso, le cellule avessero portato delle modificazioni sul positivo o negativo negli aspetti neurologici e clinici del paziente. Speriamo di avere possibili miglioramenti nel futuro. Posso dire per certo che non abbiamo avuto effetti negativi. Quello che abbiamo visto in alcuni pazienti sono dei chiari effetti positivi, effetti collaterali non ce ne sono, peggio non li abbiamo fatti stare, alcuni hanno avuto degli effetti benefici. Ci sono gli elementi per fare una sperimentazione più ampia e più mirata per determinare e sviluppare una vera e propria cura. Questo è un passaggio abbastanza critico.

Questa fase del trial clinico ha visto la luce proprio in piena pandemia. Come avete potuto portare avanti la sperimentazione e contestualmente proteggere pazienti e medici?

R. – Ho il forte sospetto che qualcuno lassù in cielo abbia dato una mano. Non prevedevamo di finire in questo stadio e quindi a ridosso della Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla. Pensavamo di finire prima, purtroppo abbiamo dovuto per cautela sospendere gli ultimi trapianti. Siamo riusciti a mantenere le cellule entro i parametri dettati dalla certificazione Aifa (ndr. Agenzia Italiana del farmaco) e spostare i trapianti di parecchie settimane. Per noi l’importante è la salute del paziente.

Lei ha ricordato la Giornata Mondiale contro la Sclerosi Multipla del 30 maggio: il successo dei trapianti effettuati potrebbe recare speranze anche per altre patologie neurodegenerative?

R. – Questo è proprio il progetto. Fino adesso abbiamo lavorato in una piccola realtà che a malapena riusciva a garantire la produzione delle cellule; un processo estremamente complesso per questi trapianti. Adesso è finalmente operativa all’IRCCS San Giovanni un centro, un istituto molto grosso che è in grado di produrre cellule staminali cerebrali. Siamo in fase di espansione, pensiamo di applicare, se riusciamo a finire questi esperimenti, questa metodologia sulle lesioni spinali croniche, poi il Parkinson, le ischemie e Corea di Huntigton.

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25 maggio 2020, 21:01