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Carceri. Caritas Colombia: "E' allarme Covid 19. Aumentano i contagi"

1065 casi positivi. Villavicencio, a 67 chilometri a sud di Bogotà, è il principale focolaio della malattia nell’ambito dei penitenziari del Paese

Davide Dionisi - Città del Vaticano

E’ allarme Covid nelle carceri colombiane. Gli ultimi dati parlano di 1065 casi positivi, 16 ricoverati e 4 morti. Giovedì scorso si sono aggiunti altri nove casi nell’istituto La Ternera di Cartagena e un altro a Villavicencio, a 67 chilometri a sud di Bogotà, risultando il principale focolaio della malattia nell’ambito dei penitenziari del Paese.

Sovraffollamento oltre il 51%

Il tutto in una situazione di sovraffollamento pari al 51 per cento in eccesso rispetto alla capacità di contenimento delle celle, ovvero una palese violazione dei diritti fondamentali. Profonda preoccupazione, di fronte ad una situazione che non accenna a rientrare nella norma, è stata espressa dal Segretariato Nazionale per la Pastorale Sociale-Caritas Colombia per le ripercussioni che l’aumento dei casi potrebbe avere sul sistema sanitario interno.

Umanizzare gli istituti

Richiamando la solidarietà di tutti nei confronti delle persone private della libertà, delle loro famiglie, del personale amministrativo e delle guardie, l’organismo della Conferenza episcopale ha ricordato “l’urgente necessità di affrontare la crisi umanitaria nelle carceri con misure che rispettino la dignità umana e proteggano la salute dei detenuti”. In un comunicato viene anche sollecitato l’immediato intervento per “umanizzare gli istituti”, che vuol dire creare le condizioni ottimali di permanenza non solo per gli ospiti, ma anche per il personale che presta servizio in loco. “Garantendo, in primis, le misure di sicurezza e prevenzione”.

La situazione delle donne

Si chiede inoltre un programma di ridistribuzione della popolazione carceraria, unita ad una accelerazione dei processi, per superare il sovraffollamento. Inoltre il Segretariato ritiene fondamentale la tutela delle donne ristrette. “Pensiamo soprattutto alle mamme con figli sotto i tre anni, a quelle malate e alle anziane che in questo momento sono ancora più vulnerabili”. Lo scritto richiama l’attenzione anche alle forze dell’ordine e agli agenti di polizia penitenziaria che, negli istituti più difficili, corrono maggiori rischi.

Gli scontri all'indomani della diffusione del virus

All’indomani della diffusione del Covid, in 13 case di reclusione si sono verificate numerose proteste da parte dei detenuti. Gli incidenti più gravi a Bogotà, nei centri di detenzione maschili, La Picota e La Modelo, e in quello femminile El Buen Pastor. La rivolta scoppiata nella prigione La Modelo, nella capitale, è stata sedata dall’esercito e dalla polizia carceraria, con un bilancio di almeno 23 detenuti morti. In seguito agli scontri, lo scorso 15 aprile il presidente Ivn Duque ha firmato un decreto che ha consentito la scarcerazione per sei mesi di almeno 4.000 detenuti.

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24 maggio 2020, 09:45