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5 capolavori per vivere Passione, Morte e Resurrezione di Gesù

Dall'Ecce Homo al trionfo del Risorto: il cuore della fede cristiana raccontato dall'arte. ? la proposta che le Gallerie degli Uffizi lanciano ai visitatori per questa Pasqua vissuta a casa per le restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus. Cinque video illustrano altrettante opere, una al giorno, scandendo le giornate dal Giovedì Santo al Lunedì dell’Angelo.

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

La condanna a morte, la crocefissione, la morte, la resurrezione e l’apparizione ai discepoli. Cinque momenti della vita di Cristo che la Chiesa contempla in queste giornate, culmine dell’anno liturgico, affidati al racconto dei più grandi pittori di ogni tempo. É l’iniziativa delle Gallerie degli Uffizi che, chiuse a causa dell’epidemia Covid-19, propongono da Giovedì Santo al Lunedì di Pasqua in cui gli assistenti museali della prestigiosa istituzione fiorentina descrivono capolavori senza tempo. “Ogni mattina – spiega a Pope il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – offriamo brevi video con approfondimenti sulle opere selezionate”.

Antonio Ciseri, Ecce homo, 1891, Galleria d'Arte Moderna, Palazzo Pitti
Antonio Ciseri, Ecce homo, 1891, Galleria d'Arte Moderna, Palazzo Pitti

Un Ecce Homo che coinvolge

Si parte giovedì 9 aprile con l'Ecce Homo di Antonio Ciseri, proveniente dalla Galleria d’arte moderna in Palazzo Pitti. “È un’opera dell’Ottocento di grandi dimensioni, innovativa nel taglio fotografico. La scena non è frontale, ma è vista di spalle”. Questa teatralizzazione, vera forza del dipinto, è ispirata dalle grandi opere liriche del XIX secolo: “Tutti i protagonisti del momento narrato nel Vangelo sono presenti, come in un proscenio”, prosegue Schmidt. “Solo due donne volgono lo sguardo allo spettatore, coinvolgendolo e comunicando l’emotività del momento”.

Maestro della Croce n. 432, Crocifissione, La Vergine e San Giovanni Evangelista dolenti, una pia donna, sette storie della Passione, 1180 – 1200ca., Uffizi
Maestro della Croce n. 432, Crocifissione, La Vergine e San Giovanni Evangelista dolenti, una pia donna, sette storie della Passione, 1180 – 1200ca., Uffizi

La Croce più antica

Il Venerdì Santo entriamo nel mistero della Crocifissione e morte di Gesù, grazie al pennello di un artista duecentesco noto come Maestro della Croce 432. Si tratta del dipinto più antico custodito dagli Uffizi: la Croce sagomata con scene della Passione di Cristo, esposta nella prima sala della Galleria delle Statue e delle Pitture. “Degli artisti medievali – ricorda ancora il Direttore - spesso non conosciamo l'identità: il Maestro della Croce 432 prende il nome dal numero di inventario delle Gallerie degli Uffizi. È un pittore toscano attivo forse a Pisa o a Firenze. Evidente l’influenza bizantina”: questo capolavoro descrive sullo sfondo del crocifisso tutte le scene della Passione e Resurrezione, istoriate come in un’antica icona .

Baccio Della Porta detto Fra' Bartolomeo, Compianto sul Cristo morto, 1511- 1512, Galleria Palatina, Palazzo Pitti
Baccio Della Porta detto Fra' Bartolomeo, Compianto sul Cristo morto, 1511- 1512, Galleria Palatina, Palazzo Pitti

Le vesti macchiate di sangue

Sabato Santo è il giorno del silenzio di Dio. Cristo è morto, il suo corpo giace nel sepolcro. “Agli Uffizi - continua Schmitdt - non sono presenti opere raffiguranti l’iconografia della Discesa agli Inferi”. La scelta è quindi ricaduta su quanto avvenuto poche ore prima della Deposizione: il Compianto, soggetto evangelico che tanto ha ispirato l’arte di ogni tempo. L’opera selezionata proviene sempre da Palazzo Pitti. Si tratta di un dipinto struggente, fortemente emotivo, realizzato dal frate domenicano Bartolomeo Della Porta nel 1512. “Vediamo il corpo di Cristo morto attorniato da un giovane san Giovanni Evangelista, dalla Vergine Maria e, come vuole la tradizione, da Maria Maddalena ai piedi di Gesù, peccatrice pentita, bisognosa della redenzione. I vestiti bianchi della donna”, continua il Direttore degli Uffizi, “sono macchiati dal sangue di Cristo. Un recente restauro inoltre ha rivelato le due figure dei santi Pietro e Paolo alle spalle del gruppo principale”: erano state occultate da un pittore del Seicento.

Pieter Paul Rubens, Cristo risorto, 1615 ca. - 1616 ca., Galleria Palatina, Palazzo Pitti
Pieter Paul Rubens, Cristo risorto, 1615 ca. - 1616 ca., Galleria Palatina, Palazzo Pitti

L'universalità del Risorto

Il Trionfo della Resurrezione di Cristo è illustrato magistralmente da Rubens con una tela conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. “Il Cristo Risorto – nota Schmidt - è un’opera drammatica a differenza delle altre, più statiche e meditative, descritte fin qui. Colpisce la teatralità, tipicamente barocca. Per raccontare la Pasqua abbiamo scelto Rubens, un artista belga che ha trascorso molti anni in Italia, per sottolineare il valore universale della Resurrezione”.

Pontormo, Cena in Emmaus, 1582 ca., Uffizi
Pontormo, Cena in Emmaus, 1582 ca., Uffizi

Dio fatto uomo

Infine nel giorno del Lunedì dell’Angelo gli Uffizi portano a casa dei visitatori digitali la manifestazione del Risorto agli increduli discepoli di Emmaus. L’opera scelta è la Cena in Emmaus del Pontormo. E’ una delle tele più note del pittore cinquecentesco, esponente del primo manierismo fiorentino. Eike Schmidt ci mostra subito un dettaglio, l’occhio di Dio nella parte superiore della composizione: in realtà “non ha nulla a che vedere con Pontormo, è un elemento ridipinto, ma lasciato nel quadro per non snaturarne la storia”. Ciò che invece intenzionalmente il pittore vuole comunicare è la dimensione dell’incarnazione di Gesù, non un Dio lontano, non un Deus absconditus, ma un Dio fatto uomo, vicino alle vicende di ogni creatura.  “Colpiscono il cane e il gatto ai piedi dei commensali. Queste figure – aggiunge il direttore delle Gallerie -  creano intimità, invitano lo spettatore a far entrare Cristo nella vita quotidiana”.

In attesa di tornare agli Uffizi

Per vivere la Resurrezione in compagnia dei grandi maestri della pittura, gli Uffizi mettono a disposizione sul loro sito anche una mostra  virtuale intitolata e costituita da 42 immagini ad alta definizione. “Dall’8 marzo, quando abbiamo dovuto chiudere a causa del coronavirus – conclude Schmidt -  i nostri canali social, ma anche le visualizzazioni sulla nostra pagina web, sono cresciuti in maniera esponenziale: In tanti commentano ed esprimono apprezzamento nel vedere le opere degli Uffizi da casa, in attesa di tornarci a visitare quando questa epidemia sarà finita”.

Ascolta l'intervista a Eike Schmidt

 

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09 aprile 2020, 07:28