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±Ê±ð°ùù, Covid 19. I vescovi: la preghiera è l’arma più potente

Questo periodo può e deve essere un’occasione da sfruttare per tornare sul cammino insegnatoci da Gesù: il pensiero dei vescovi peruviani e il cammino iniziato con i fedeli in questa Quaresima caratterizzata da una crisi sanitaria globale

Roberta Barbi - Città del Vaticano

Nel giorno in cui il Perù registra i primi tre morti a causa della pandemia da Covid-19, con 234 contagi accertati, il presidente della Conferenza episcopale peruviana, monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, che è anche arcivescovo di Trujillo, invita a pregare l’Angelus di mezzogiorno e delle 18 con le parole del Salmo 91: “Dio è il mio rifugio, la mia forza, in Lui ho fiducia; mi libererà dalla trappola del cacciatore, della peste mortaleâ€.

La preghiera guidata dalle Sacre Scritture

“La Sacra Scrittura ci insegna che la preghiera è l'arma più potente per vincere il male – ha scritto - siamo una nazione sotto la protezione della Vergine Maria: Nostra Signora di La Merced, La Virgen de la Puerta, La Virgen de Chapi, La Candelaria, La Madonna del Carmelo; Lei, come ogni madre, vuole salvare i suoi figli e lo fa se si mettono sotto la sua protezione maternaâ€. “Dio ascolta sempre la preghiera e può liberarci da questa pandemia che flagellare il pianeta. Preghiamo con fede, perché per Dio nulla è impossibileâ€, ha concluso.

La Lettera al popolo di Dio

Una lettera con riflessioni sul difficile periodo che il Paese e il mondo intero stanno vivendo, indirizzata a tutto il popolo di Dio, è stata inviata anche da Monsignor José Antonio Eguren Anselmi, arcivescovo di Piura e Tumbes: “Che cosa vuole il Signore per permetterci di attraversare questa prova? Certo non ha voluto questa pandemia, ma Dio porta sempre un sacco di bene dal maleâ€, scrive.

“Prima di tutto, penso che questa pandemia ci stia aiutando a capire la nostra fragilità e la nostra condizione mortale. Che nonostante i progressi scientifici e medici compiuti in questi tempi, l'essere umano non è padrone della vita. L’uomo resta terrorizzato nel profondo dal mistero della morte: non accetta di essere solo una creatura, che la sua vita è deperibile, cioè, così come è iniziata, un giorno finirà – aggiunge - ma il credente non cede mai alla paura della morte, perché sa di aver riposto la sua fiducia in Cristo che l'ha superata: come è scritto nel Vangelo di Giovanni: ‘Io sono la Resurrezione e la vita. Colui che crede in me, anche se è morto, vivrà, e chi vive in me non morirà per sempre’".

Abbandonarsi all'amore del Signore, antidoto al male

Secondo il presule, quindi, questo periodo può e deve essere un’occasione da sfruttare per tornare sul cammino insegnatoci da Gesù: “Questa pandemia ci chiede di essere umili e di tornare a Dio con più intensità – riflette - perché senza di Lui l'uomo si dissolve. Il vero antidoto a tutto il male è sapere abbandonarsi all'amore del Signore, è imparare di nuovo a riconoscere Dio come il fondamento della nostra vita. Se l'uomo cammina con Dio, è in grado di cambiare la sua vita e il mondo!â€.

Una Quaresima, quella di quest'anno, da vivere come opportunità unica di conversione e di chiamata alla solidarietà: “Possano i Paesi più ricchi aiutare le nazioni povere a svilupparsi in modo sostenibileâ€, prosegue l’arcivescovo.

L’arcivescovo offre, poi, un pensiero di ringraziamento alle monache di clausura che in questo tempo difficile più che mai offrono le lor preghiere per la guarigione del mondo: “I contemplativi formano il cuore della Chiesa, e incoraggiano tutte le altre vocazioni che lo Spirito Santo si eleva nel Corpo Mistico, che è la Chiesaâ€. E ai sacerdoti, l’appello affinché perseverino nel loro servizio al popolo di Dio: “Non smettere di celebrare la Santa Messa in privato – scrive - l'Eucaristia è il segno perenne dell'amore di Dio e attraverso la celebrazione della Santa Messa, portiamo gli infiniti tesori di redenzione e dell'amore di Dio, che sulla Croce di suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, ci ha salvati e guaritiâ€.

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20 marzo 2020, 15:20