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Soldati greci al confine turco (Reuters) Soldati greci al confine turco (Reuters)

Emergenza profughi dalla Turchia. Monsignor Bazouzou: pronti ad aiutare

Ankara ha annunciato di aver aperto le porte a chi cerca rifugio in Europa, perché non più in grado di gestire chi scappa dalla Siria. Ieri la preghiera del Papa per i rifugiati. Ai nostri microfoni la testimonianza dell'Amministratore apostolico degli armeni cattolici in Grecia

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

L’annuncio del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di non trattenere più nel Paese le persone migranti, consentendo loro di dirigersi verso l’Europa, apre uno scenario nuovo sul fenomeno migratorio nel Vecchio continente. Firmato il 18 marzo 2016 dopo un lungo negoziato, l'accordo tra Ankara e Bruxelles prevedeva infatti che tutti i migranti fermati sulla rotta verso i confini dell'Unione Europea venissero riportati in Turchia. Altro punto dell'intesa riguarda la possibilità per un individuo di ottenere i documenti necessari per andare in Europa a condizione che un rifugiato siriano ritorni dalle isole greche in Turchia.  Un accordo, quello di 4 anni fa, che ha visto nel tempo un importante sostegno finanziario ad Ankara da parte di Bruxelles e che ha riguardato in gran parte donne, uomini e bambini provenienti dalla Siria. Il venir meno di quell’intesa, pone la Grecia in una condizione particolarmente delicata. 

Massima allerta in Grecia

Il Paese ellenico è da ieri in stato di massima allerta di fronte al flusso di migliaia di persone dalla Turchia. "Il nostro Consiglio di sicurezza nazionale ha deciso di innalzare a massimo il livello di protezione alle frontiere", ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis al termine di una riunione di governo. Atene ha quindi deciso di rafforzare le pattuglie alle frontiere marittime e terrestri. Saranno inoltre sospese - ha aggiunto il portavoce dell'esecutivo  Stelios Petsas - le richieste di asilo per coloro che entreranno illegalmente nel Paese. Nella sola giornata di domenica, sono stati quasi 10mila gli ingressi impediti lungo il confine turco, nella zona di Evros. Secondo il ministro dell’Interno turco, Suleyman Soylu, sono 117mila i rifugiati che dalla Turchia si stanno dirigendo verso la Grecia. I presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen, David Sassoli e Charles Michel domani saranno alla frontiera terrestre con Mitsotakis. Lo ha annunciato oggi in un tweet lo stesso premier greco, parlando di “importante manifestazione di sostegno”. "Riconosciamo che la Turchia si trova in una situazione difficile riguardo ai profughi, ma quanto vediamo non può essere una soluzione": così la presidente della Commissione Ue, von der Leyen. 

"I profughi sono persone che soffrono"

"Mi auguro che in questi giorni l'Europa prenda delle decisioni e non attui solo dei blocchi, perché i profughi sono persone che soffrono e le loro sofferenze ci fanno star male". Lo afferma a Pope monsignor Joseph Bazouzou, Amministratore apostolico degli armeni cattolici in Grecia. Il presule evidenzia come da ieri siano bloccate anche le domande di asilo nel Paese ellenico, in un contesto di piena emergenza. "I greci - spiega - sono persone accoglienti, ma temono che ci siano ricadute pesanti nel settore turistico". Quindi, sull'impegno della Chiesa, spiega che "in questa fase ci si sta preparando, insieme alla Caritas locale, ad intervenire in soccorso di queste persone", sottolineando come siano già numerosi i profughi verso i quali si fa molto, sia da un punto di vista materiale che spirituale. "Queste persone hanno bisogno di qualcuno che li sostenga, per questo - conclude monsignor Bazouzou - li informo subito di ogni appello e preghiera del Santo Padre per i rifugiati". 

Ascolta l'intervista a monsignor Joseph Bazouzou

La decisione turca

L’annuncio di Erdoğan sui migranti riguarda oltre tre milioni e mezzo di persone, in buona parte rifugiati siriani. Altri provenienti da diversi Paesi, tra i quali l’Afghanistan. Il presidente turco venerdì scorso aveva accusato l’Unione Europea di non aver rispettato le promesse fatte al Paese in cambio del blocco dei flussi migratori dal Medio Oriente, chiedendo tra l'altro di sostenere le operazioni militari della Turchia in Siria. Non a caso la decisione di Erdoğan è arrivata dopo che giovedì 27 febbraio erano stati uccisi 36 soldati turchi in un bombardamento a sud di Idlib, l’unica provincia siriana ancora sotto il controllo dei ribelli.

La preghiera del Papa 

Dopo , Papa Francesco ha espresso il suo dolore per le tante comunità che sono cacciate dalle loro terre a causa dei conflitti. “Sono un po’ rattristato per le notizie che arrivano di tanti isolati, tanti uomini, donne, bambini cacciati via a causa della guerra, tanti migranti che chiedono rifugio nel mondo, e aiuto. In questi giorni - ha aggiunto il Pontefice -, la cosa è diventata molto forte: preghiamo per loro”. Riferendosi proprio alle tante aree che si affacciano sul Mediterraneo, una settimana fa a Bari, Francesco aveva parlato dei tanti “focolai di instabilità e di guerra”, sia in Medio Oriente sia in vari Stati del Nord Africa, così come fra etnie e gruppi religiosi.
 

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02 marzo 2020, 13:28