Coronavirus, Medicina Solidale: troppi senzatetto a rischio
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Sono almeno 51 mila i senzatetto in Italia. Molti di loro sono poveri che rischiano di contrarre il Coronavirus per strada, senza una casa. In sofferenza anche gli ostelli e i dormitori. L’associazione intanto continua la sua attività di assistenza ai tanti homeless di Roma. Il direttore la dottoressa Lucia Ercoli dice che “la prima attività è stata quella informativa. Dobbiamo raggiungere le persone che vivono nelle periferie nascoste della nostra città, che vivono in strada, informandole di che cosa sta succedendo e di come si previene il contagio del Coronavirus, portando a loro conoscenza quelle semplici regole che sono ormai diventate patrimonio comune delle persone del nostro paese, ma che rischiano di non arrivare a chi vive ai margini e soprattutto a chi è scarsamente alfabetizzato. Quindi non solo informarli di come si previene, ma anche fare delle piccole dimostrazioni, come abbiamo fatto in questi giorni nei palazzi occupati, insegnando ai bambini a lavarsi le mani, a coprirsi la bocca quando si tossisce, a rivolgere la faccia nel cavo ascellare, a tenere puliti gli ambienti soprattutto quando si parla di ambienti sovraffollati e anche promiscui".
Per quanto riguarda la vostra attività vicino a San Pietro?
R. - Per quanto riguarda quello che facciamo nei pressi del Colonnato, ci siamo preoccupati di rimanere con una sorta di presidio di farmacia di strada nei pressi delle docce, per coloro che necessitano di terapie continuative e che appartengono alle categorie più a rischio. Quindi parliamo dei diabetici, dei cardiopatici, degli ipertesi, che non riescono ad accedere al sistema sanitario nazionale. Questo proprio per ridurre il rischio della fragilità che li esporrebbe maggiormente all'infezione da Coronavirus.
Quali altre situazioni a Roma avete trovato a rischio?
R. - Sicuramente le più a rischio sono le persone che vivono in strada, perché tra l'altro non hanno accesso a quelle che sono le norme igieniche. Quindi il fatto che le docce continuino a rimanere aperte nel Colonnato secondo me è un aiuto enorme che viene dato. La seconda cosa è lo smarrimento e la solitudine, perché ieri appunto parlavo con un senzacasa e gli dicevo dell’ importanza di restare a casa, lui mi ha guardato e mi ha detto: ‘Io la casa non c'è l’ho'. E queste sono cose che ci colpiscono nel profondo, perché tutti diamo per scontato che ci sia una casa in cui poter vivere, invece per loro che cosa c'è? Il cielo come tetto. Era impressionante l'immagine ieri della piazza del colonnato, c'erano i piccioni e i senzacasa. Una scena di una tristezza sconvolgente.
Dottoressa, a Roma ci sono circa un'ottantina di occupazioni voi conoscete bene quelle situazioni. Che cosa sta succedendo là?
R. - Devo dire che ci hanno accolto molto bene, hanno dimostrato una grande disponibilità a collaborare, a far propri i comportamenti di contenimento dell'infezione. Chiaramente i bambini sono stati i più contenti e noi infatti proseguiremo eritorneremo ancora perché è importante che queste persone, le più fragili, non si sentano sole. Ma c'è tanta disponibilità e tanta accoglienza a contribuire con il proprio comportamento per contenere il contagio.
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