Sri Lanka, Ranjith: solidarietà a quanti colpiti dal Coronavirus, siamo tutti figli di Dio
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Le vittime del virus Covid-19 in Cina e nel resto del mondo sono “un dolore che ha colpito l'intera umanità, perché siamo un’unica famiglia umana”. Lo ha detto il cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, arcivescovo metropolita di Colombo, celebrando nei giorni scorsi una Messa nella chiesa di Sant’Antonio, alla periferia della capitale dello Sri Lanka, teatro il 21 aprile dello scorso anno di uno dei sanguinosi attentati terroristici del giorno di Pasqua che hanno provocato oltre 250 vittime. Intervistato da Pope, il porporato ricorda come al momento nel suo Paese sia stato segnalato un unico caso di contagio da Coronavirus, “quello di una donna cinese venuta in Sri Lanka per turismo: si è ammalata ed è stata ricoverata in un ospedale locale, dopo alcuni giorni è guarita completamente ed è tornata in Cina”.
Solidarietà con quanti colpiti dal virus
Come hanno fatto anche altre comunità, tra cui buddisti e musulmani, “abbiamo organizzato - spiega - una cerimonia speciale: a Sant’Antonio abbiamo celebrato una Messa, con la partecipazione di una delegazione dell’ambasciata cinese e abbiamo mostrato la nostra solidarietà e vicinanza al popolo cinese e a quanti in generale colpiti dal virus”. “Siamo tutti creature di Dio, dobbiamo aiutare per quanto possibile chiunque sia interessato dalla malattia, sentendoci solidali con chi è ora nel bisogno”, aggiunge.
Dopo le stragi di Pasqua 2019
Proprio la solidarietà espressa dai cristiani ma anche da buddisti e musulmani in questo momento richiama la mobilitazione spontanea dei giorni che seguirono gli attentati di Pasqua 2019. “In Sri Lanka non abbiamo difficoltà nei rapporti con le altre religioni. Ci consideriamo parte di una nazione, di un popolo: qualsiasi sia la religione, noi possiamo metterci d’accordo e lavorare insieme per la pace, la concordia, le necessità degli altri. Dopo gli attentati di Pasqua - ricorda l’arcivescovo di Colombo - abbiamo visto andare e venire tante persone, anche capi religiosi, per esprimere le loro condoglianze e per portare offerte per la cura dei feriti e di quanti colpiti dalla tragedia, in segno di solidarietà tra tutte le religioni”.
Le indagini
Dieci mesi dopo quella tragedia, il porporato riferisce come le indagini proseguano: “il presidente mi ha inviato tutto il team che sta indagando sugli attentati, mentre continua il lavoro della Commissione sui fatti, con uno sforzo onesto e sincero per arrivare alla verità, ai responsabili, cercando - rimarca il cardinale - tutti quelli che hanno finanziato gli attentatori, tutti quelli che hanno avuto contatti con i kamikaze”, non escludendo “che ci sia un qualche legame internazionale”. E rimane al contempo “senz’altro dolore tra la gente che è stata colpita” dalla violenza delle stragi.
Le commemorazioni
“Stiamo organizzando le cerimonie di commemorazione per le vittime degli attentati. Il prossimo 21 aprile, ad un anno di distanza, ci saranno diversi eventi organizzati da noi. Tutto il Paese alle 8.45, ora degli attentati, si fermerà per due minuti di silenzio e raccoglimento. Leader religiosi e delle istituzioni parteciperanno alla cerimonia trasmessa in diretta televisiva dalla chiesa di Sant’Antonio. Poi, in tutte le parrocchie, in tutti i templi buddhisti, in tutte le moschee e in tutti i templi induisti si ricorderanno i nostri morti”.
La Croce di Cristo
Nella Quaresima appena iniziata, la riflessione del cardinale Ranjith è quella di “non scappare dalle sofferenze della vita: la sofferenza - spiega - è la Croce che ci porta verso la Risurrezione. Bisogna capire che ci sono molti momenti di dolore, dubbio, paura ma dobbiamo cercare la forza per andare avanti proprio nella Croce di Cristo”.
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