Togo: il presidente Gnassingbé confermato per un quarto mandato
Marina Tomarro - Città del Vaticano
I risultati sono stati annunciati ieri sera dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) del Togo. Il capo dello Stato uscente, Faure Gnassimbé, ha vinto al primo turno le consultazioni presidenziali, ottenendo la maggioranza assoluta. Gnassingbé è entrato in carica nel 2005, in seguito alla morte del padre, Eyadèma, che aveva preso il potere nel 1967 e, secondo l'attuale legge del Paese, potrebbe rimanere in carica fino al 2030, prolungando così il dominio della sua famiglia sulla Nazione dell’Africa occidentale.
La difficile situazione del Togo
Lo scorso anno, nonostante delle proteste di piazza del 2017 e del 2018, il presidente è riuscito ad apportare alcuni cambiamenti costituzionali, sfidando i suoi avversari. In tal modo ha potuto ripresentarsi alle elezioni presidenziali di quest'anno. L'opposizione politica, che per anni ha chiesto una nuova leadership, ha detto che a molti dei suoi delegati è stato impedito di votare sabato scorso. Di fatto nel giorno del voto l'accesso a Internet è stato limitato.
La speranza nella fede
Nei giorni precedenti al voto, le comunità cristiane sono state invitate dai vescovi cattolici del Paese a riunirsi in preghiera, per invocare un esito pacifico e trasparente alle urne. “Il popolo togolese è molto credente – spiega padre Elio Boscaini, missionario per molti anni in Togo – e sicuramente in questi giorni avrà riempito le chiese. I fedeli sono guidati da pastori intelligenti e sanno bene che non è il caso di opporsi in maniera violenta ad un regime apparentemente civile, ma in realtà guidato da generali e militari che governano il Paese con il pugno duro. Gli abitanti del Togo hanno una grande fede in Dio e sanno che il Signore non li abbandonerà”.
Un futuro sempre più precario
Per il Togo si preparano altri cinque anni non facili, resi ancora più difficili dal disinteresse della comunità internazionale per il Paese africano. "I giovani certamente continueranno ad andare a scuola – continua padre Elio – ma sanno bene che non avranno molte possibilità lavorative, perché nessuno investe economicamente in Togo. Le prospettive purtroppo non sono rosee, si cercherà di sopravvivere nella speranza che prima o poi qualcosa cambi anche per loro”.
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