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In Guinea Bissau la vittoria di Umaro Cissoko Embalo

In Guinea Bissau, l’ex premier nonché politologo ed ex militare, Umaro Cissoko Embalo, ha vinto le elezioni con il 54% dei voti, contro Domingos Simoes Pereira e succede a José Mario Vaz

Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano

La Guinea Bissau da decenni vive una forte instabilità politica,  con ripetuti colpi di stato, o tentativi di golpe, rivolte e combattimenti, da quando, nel 1974, ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo. E’ uno dei Paesi più poveri d’Africa, con una difficile situazione sociale, una mortalità infantile molto alta, malnutrizione e un’alta percentuale di sieropositività. Con quali promesse ha quindi vinto Umaro Cissoko? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto al superiore dei missionari del Pime nel Paese africano, padre Davide Sciocco:

Ascolta l'intervista a padre Davide Sciocco

R. – La Guinea Bissau è una delle nazioni più povere dell’Africa che viene da anni di grande instabilità politica dovuta al grave contrasto tra il presidente della repubblica, ormai uscente (José Mario Vaz ndr) ed il partito al potere, che era il suo partito. Questo ha portato al blocco del Parlamento, ad una serie di governi che non avevano maggioranza parlamentare, quindi la situazione già difficile si è complicata ancora di più e questa tensione si vive. Tutto ciò ha anche portato, durante la campagna elettorale e durante il voto, a vedere un aumento dell’astensionismo, la percentuale era prima altissima, poi è scesa al 74%, segno che molta gente si è scoraggiata, e questo perché ascolta sempre tante promesse, più o meno sempre le stesse, cioè che funzioneranno la scuola, la salute, che verranno pagati regolarmente gli stipendi,  poi però tutto ritorna come prima, in molti non si fidano più, oppure cercano un cambiamento, e questo è quello che poi è avvenuto, in modo inatteso, in queste elezioni con la vittoria di questo candidato Umaro Cissoko Embalo che, dopo il primo voto, aveva solo il 23 % ma che poi al ballottaggio ha avuto la maggioranza assoluta contro il candidato del partito principale che aveva prima il 40%, ma che è aumentato di poco e che quindi ha perso le elezioni. La gente vuole un cambiamento e lo ha manifestato anche con il voto.

Padre, con quali promesse quindi Cissoko ha vinto queste elezioni?

R. – Le promesse sono diversificate, c’è da dire che purtroppo durante la campagna elettorale alcuni candidati e Umaro Cissoko viene accusato di questo, hanno fatto appello al discorso religioso, lui è musulmano, e al discorso tribale. Bisogna dire che poi chi lo ha appoggiato, per una buona parte, sono musulmani, ma i candidati sconfitti che lo hanno appoggiato, cioè quasi tutti, non lo sono. Teniamo quindi conto che durante la campagna c’è stato questo aspetto che sicuramente ha influenzato, poi le altre promesse sono state, come dicevo prima, la salute, l’educazione, le infrastrutture, le strade qui sono un disastro, promesse che i pagamenti verranno fatti regolarmente, c’è chi dice che abbia grandi appoggi, anche dal mondo arabo. Inoltre, Umaro Cissoko, ha dato delle date, ha parlato di febbraio, ad esempio, quale avvio dei lavori per la costruzione di un ponte che è abbastanza fondamentale per collegarsi al Senegal, che poi migliorerà le strade, e  questo forse ha scaldato gli animi della gente

I cristiani sono una piccola minoranza, che cosa significa, anche alla luce di ciò che lei ci ha appena detto, essere cristiani in Guinea Bissau?

R. – I cristiani sono una minoranza, però bisogna dire che sono una minoranza molto forte, molto presente, anche in politica sono molti i cristiani impegnati, nel bene e nel male, perché purtroppo ci sono anche i cristiani che, una volta avuto l’incarico nel governo, non è che abbiano dato una grande testimonianza, mentre altri sì. Quindi, diciamo, nel bene e nel male è una presenza comunque significativa, c’è  chi vede in questa elezione un grosso pericolo di infiltrazione di estremismo islamico, c’è invece chi dice che questo non potrà avvenire proprio per le caratteristiche della Guinea. Diciamo che un forte segnale che è stato dato durante la campagna elettorale sono stati i ripetuti appelli comuni dei leader cattolici, evangelici e islamici, a non usare la religione come strumento elettorale e a rispettare i risultati elettorali. In questo c’è una unione a livello di leader religiosi.

Se lei ne ha quali sono i suoi timori?

R. – Il timore è che ci sia un blocco. A livello parlamentare, il candidato che ha perso, ha comunque una maggioranza, anche se molto limitata e instabile, però il presidente – e qui bisogna precisare che i confini tra il presidente ed il primo ministro non sono sempre molto chiari – sicuramente farà cadere questo governo,  ci sarà una nuova situazione e bisognerà vedere se riusciranno a formare un governo stabile. Quindi un grosso timore è l’instabilità politica, gli altri timori sono legati al rischio di estremizzare l’aspetto etnico e religioso che non fa assolutamente parte della tradizione della Guinea. Il timore c’è che possa avverarsi, e quindi c’è da fare un grosso lavoro di sensibilizzazione perché questo non avvenga.

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02 gennaio 2020, 14:28