Ginevra: Stati, istituzioni e ong partecipano al Forum globale sui rifugiati
Michele Raviart – Città del Vaticano
In tutto il mondo sono 70 milioni le persone in fuga a causa di guerre, carestie e persecuzioni. Tra di loro 25 milioni sono i rifugiati cha hanno varcato le frontiere del loro Paese e non hanno la possibilità di ritornare a casa. È a partire da questi dati che a Ginevra si sta svolgendo il primo Forum globale sui rifugiati presentato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, convocato da Costa Rica, Etiopia, Germania, Pakistan e Turchia e alla presenza di capi di Stato e di governo, organizzazioni internazionali e non governative, rifugiati stessi e società civile. “Veniamo da un decennio segnato da esodi che ha visto aumentare drammaticamente il numero di rifugiati”, ha dichiarato in un comunicato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi.
Più cooperazione tra gli attori coinvolti
Si tratta del primo Forum dall’approvazione del Global Compact del 2018, che prevede una maggiore cooperazione tra gli attori coinvolti nell’accoglienza dei migranti, nel loro ricollocamento e nella garanzia di un ritorno sicuro nel Paese di origine. “La cosa più importante è il coinvolgimento e l’assunzione di impegni da parte di questi attori internazionali sul tema della gestione dei flussi degli sfollati”, spiega a Pope Kostas Moschochoritis, Segretario generale di Intersos, una delle ong invitate a Ginevra.
Non lasciare indietro nessuno
In questi giorni, spiega ancora Moschochoritis, “si tireranno le somme su cosa è successo fino adesso e come sta proseguendo l'implementazione del Global Compact. Dopodiché si tratta anche di un'opportunità per testimoniare il nostro impegno collettivo nei confronti dei rifugiati e anche nei confronti degli obiettivi dello sviluppo sostenibile” delle Nazioni Unite. “L'importante è non lasciare indietro nessuno”, continua il segretario di Intersos, “sono obiettivi ovviamente importanti e difficili, ma obbligatori se vogliamo gestire il fenomeno in una maniera responsabile e umana”.
Analizzare le buone pratiche
Sei i temi principali che saranno affrontati fino al 19 dicembre a Ginevra: misure per la condivisione di oneri e responsabilità; istruzione; occupazione e mezzi di sostentamento; energia e infrastrutture; “soluzioni” e capacità di protezione. Spazio sarà dato anche alla condivisione delle “buone pratiche” in uso per accogliere i rifugiati secondo i criteri del Global Compact.
L’esempio dell’Uganda
“Siamo ancora all'inizio. Certo, si vedono i primi risultati”, continua Moschochoritis. “La cosa più importante è capire che per gestire il flusso dei rifugiati bisogna lavorare tutti insieme. Questo è il nodo e il nocciolo duro della questione: mettere insieme il Paese ospite, le agenzie internazionali, il settore privato e la società civile”. “Ci sono esempi positivi come l’Uganda”, conclude il segretario di Intersos, “dove i rifugiati sono visti come una risorsa e non come un problema e dove l'armonia fra società ospite e i nuovi arrivati funziona. E questo ci fa essere abbastanza positivi per il futuro. Dall’altra parte ci sono casi che conosciamo bene dove non abbiamo fatto passi avanti e dove la gestione dei flussi è davvero problematica. In Grecia, nelle isole dell'Egeo, il trattamento che abbiamo dimostrato verso il flusso dei rifugiati che arrivano dalla Turchia non è quello dovuto”.
Presente anche la Santa Sede
Nello specifico è previsto che le dichiarazioni di impegni presentate al Forum includano assistenza finanziaria, tecnica e materiale ai rifugiati e modifiche alle normative e alle politiche di inclusione e reinserimento. Sarà presente anche una delegazione della Santa Sede guidata monsignor Ivan Jurkovic, Osservatore permanente alle Nazioni Unite di Ginevra e da padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale.
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