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Tears and Dreams, la vita delle bambine thailandesi tra lacrime e sogni

Ieri pomeriggio, nella Sala della Filmoteca Vaticana, è stato proiettato il documentario della regista Lia Beltrami. Un lavoro, spiega l’autrice, “di denuncia per far luce sulla tratta delle giovani”, ma anche “di speranza” perché documenta l'impegno delle Suore della Provvidenza in quei luoghi

Luisa Urbani – Città del Vaticano

“Una storia di donne che aiutano donne raccontata da una donna”. Alessandro Gisotti, vice-direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione intervenuto in occasione della proiezione del documentario, riassume così il lavoro della regista Lia Beltrami.

Intitolato Tears and Dreams e prodotto da Aurora Vision, il docufilm nasce con lo scopo di far conoscere il prezioso lavoro che svolgono le Suore della Provvidenza nel Triangolo d’Oro, punto d’incontro tra Laos, Myanmar e Thailandia. Un luogo dove le tribù degli Akha, i Lahu, i Kajan vivono in estrema povertà, dove donne e bambini “sono particolarmente feriti, violentati ed esposti ad ogni forma di sfruttamento, schiavitù, violenza e abuso”, come lo stesso Pontefice ha ricordato lo scorso 21 novembre a Bangkok esprimendo la sua “riconoscenza al governo tailandese per i suoi sforzi volti ad estirpare questo flagello come pure a tutte le persone e le organizzazioni che lavorano instancabilmente per sradicare questo male e offrire un percorso di dignità”. 

Al centro, la regista Beltrami con alcuni rappresentanti del team
Al centro, la regista Beltrami con alcuni rappresentanti del team

Sguardi che raccontano storie

“Quando Suor Sandra Del Bel Belluz, la Madre generale delle Suore della Provvidenza, mi ha chiesto di raccontare la storia di queste giovani ho pensato molto alla chiave narrativa, ma una volta arrivata lì, nel villaggio di Chiang Saen, sono stata travolta dagli sguardi delle ragazze” spiega, in un’intervista a Pope, Lia Beltrami. Sguardi felici delle più grandi che, dopo tante sofferenze, hanno trovato la salvezza. Ma anche occhi profondamente tristi delle più piccole, appena liberate dalla schiavitù ed ospitate nella struttura gestita dalle suore. “Per questo ho deciso di ridurre al minimo le parole e far parlare le immagini” evidenzia la regista.

Ascolta l'intervista a Lia Beltrami

Un documentario di denuncia e speranza

Una serie di immagini messe insieme, grazie anche al lavoro del direttore della fotografia Ferran Paredes Rubio e del produttore Andrea Morghen “per denunciare la tratta delle bambine e del turismo sessuale creando consapevolezza in Thailandia e in tutti i luoghi del mondo da cui provengono le persone che sfruttano le giovani” dichiara Lia Beltrami. Tears and Dreams però è anche un film che “dona speranza perché mostra l’impegno delle suore nell’aiutare le giovani a tornare ad avere una vita dignitosa”. Secondo monsignor Silvano Maria Tomasi, del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale, “il documentario aiuta a capire la visione della Chiesa che è quella di dare ad ogni persona la sua dignità”. Gli fa eco monsignor Luigi Bressan, nominato nel 1993 nunzio apostolico in Thailandia, sottolineando come “il film ci rende coscienti del fatto che si può cambiare” e che quindi c’è ancora speranza per le piccole thailandesi.

Il dialogo interreligioso vissuto nella concretezza

“Accogliamo le bambine e le aiutiamo ad avere cura di loro stesse e degli altri. Insegniamo loro a svolgere mansioni domestiche e a studiare. Spieghiamo come comportarsi nella vita di tutti i giorni. Una serie di piccole cose che solitamente insegna la famiglia, punto di riferimento che queste giovani non hanno” racconta Suor Sandra Del Bel Belluz sottolineando come buona educazione e istruzione siano “un valido strumento per avviare le ragazze ad un lavoro dignitoso” strappandole così dalla strada. Un impegno quotidiano che le suore svolgono anche grazie alla collaborazione dei monaci buddisti. “Con il monaco Ven.Chaiwat - racconta Suor Sandra - siamo diventati amici. Il nostro è un legame fatto di aiuto reciproco, al di là del credo religioso. Un rapporto basato sulla fratellanza perché tutti siamo figli dello stesso padre” e perché, come sottolinea il monaco nel documentario, “tutte le religioni vanno nella stessa direzione: dicono di fare il bene”.

Ascolta l'intervista a suor Sandra Del Bel Belluz

Lacrime... e sogni

“Nel documentario le bambine raccontano di non aver sogni, quando a quell’età tutto dovrebbe essere un sogno” afferma Alessandro Gisotti sottolineando come “le suore in qualche modo realizzano qualcosa di miracoloso perché creano desideri” trasformando le lacrime in sogni. Un cambiamento che nel docufilm si ripercorre attraverso le storie delle ragazze. Viene presentata la storia di Warii, che da grande vuole fare il poliziotto per arrestare “tutti quelli che sono nella droga” a partire dal padre, ma anche di Stella che vuole diventare suora perché sono proprio le suore ad averla “portata via dal villaggio dove veniva sfruttata”.
 

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04 dicembre 2019, 07:30