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La Cop25 di Madrid si è tenuta dal 2 al 15 dicembre 2019 La Cop25 di Madrid si è tenuta dal 2 al 15 dicembre 2019

Nulla di fatto alla Cop25 di Madrid, Accordo di Parigi da salvare nel 2020

Conclusasi ieri, la conferenza Onu sul clima di Madrid non è riuscita a rispondere all'obiettivo di trovare un accordo sulla riduzione a zero delle emissioni di gas serra entro il 2050. Tra sei mesi nuovo incontro a Bonn, quindi la Cop26 di novembre 2020 a Glasgow. Il Papa aveva chiesto in un messaggio ai partecipanti di non perdere ancora una volta “l’occasione per preservare la casa comune”

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

A nulla è servito il prolungamento di 48 ore rispetto alla conclusione prevista dei lavori, che di fatto ha reso quella di Madrid la più lunga di tutte le edizioni: la Cop25 non ha risposto alle attese della vigilia. I circa 200 Paesi partecipanti hanno segnalato il “bisogno urgente” di agire contro il riscaldamento climatico, ma senza arrivare ad un accordo sostanziale. Quello auspicato anche da Papa Francesco che, in un messaggio, aveva scritto ai partecipanti senza nascondere il suo rammarico per una volontà politica insufficiente per dare seguito alla crescita di attenzione e sensibilità verso la necessità di trasformare l’attuale modello di sviluppo.

Nessun accordo sostanziale

Dopo dodici giorni di negoziati ed altre due giornate supplementari per trovare una posizione comune, non si è riusciti dunque a raggiungere un accordo. Tutto rimandato di almeno sei mesi, a Bonn, quando ci sarà un nuovo incontro che condurrà poi al cruciale appuntamento di novembre, con la Cop26 a Glasgow. Tra le questioni più divisive affrontate alla conferenza dell'Onu, l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sulle norme destinate a regolare i mercati internazionali del carbonio. L’unico successo di Madrid riguarda l’impegno dei Paesi ricchi di indicare entro il prossimo anno il loro contributo nazionale sul clima. I Paesi vulnerabili, vittime degli eventi meteo estremi (come le piccole isole del Pacifico), hanno ottenuto che i Paesi più ricchi indichino entro l'anno prossimo di quanto aumenteranno i loro impegni entro il 2030 per tagliare i gas serra, all'origine del riscaldamento globale. Alla Cop26 di novembre 2020 di Glasgow nessun Paese potrà aggirare questo impegno.

Guterres: “Deluso, ma non mi arrendo” 

In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa ed a VaticanNews, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si è detto “deluso”, affermando che “la comunità internazionale ha perso una opportunità importante per mostrare maggiore ambizione” nell’affrontare la crisi dei cambiamenti climatici. “Non dobbiamo arrenderci, e io non mi arrenderò”, ha aggiunto. Nel discorso inaugurale della Cop25, Guterres aveva evidenziato come l’umanità si trovi davanti ad un bivio. “Entro la fine del prossimo decennio saremo su uno di due percorsi: uno è il percorso della resa, su cui abbiamo camminato dormienti oltre il punto di non ritorno, mettendo a rischio – ha detto - la salute e la sicurezza di tutti su questo pianeta. Vogliamo davvero essere ricordati come la generazione che ha nascosto la testa sotto la sabbia, che ha temporeggiato mentre il pianeta andava a fuoco? L’altro è il percorso della speranza. Un percorso di determinazione, di soluzioni sostenibili. Un percorso – ha aggiunto Guterres - in cui tutti i combustibili fossili rimangono dove dovrebbero stare, sottoterra, e dove saremo a buon punto per raggiungere la carbon neutrality entro il 2050”.

Il messaggio del Papa

Il Papa lo scorso 4 dicembre aveva inviato un messaggio ai partecipanti alla Conferenza, invitandoli a non perdere questa occasione per "preservare la nostra casa comune". Francesco aveva poi espresso il rammarico per il ritardo con cui la comunità internazionale sta affrontando i cambiamenti climatici, definiti dal Santo Padre “una delle principali sfide per l’umanità”. Il Papa nel quinto capitolo dell’enciclica Laudato si’ chiamò in causa la politica internazionale, non risparmiando un giudizio severo sui vertici mondiali relativi all’ambiente che, negli ultimi anni, “non hanno risposto alle aspettative” per una “mancanza di decisione politica”. Certo, spiega, “la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica”, ma l’esortazione è comunque “ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità o le ideologie non ledano il bene comune”. Infine, tornando al messaggio del Papa ai partecipanti alla Cop25 di Madrid, significativo è il riferimento ai giovani sui quali non deve ricadere il compito di farsi carico dei problemi causati dalle generazioni precedenti. Bisogna invece “dare loro l’opportunità di ricordare la nostra generazione come quella che ha rinnovato e agito – con consapevolezza onesta, responsabile e coraggiosa – sulla necessità fondamentale di collaborare al fine di preservare e coltivare la nostra casa comune”.

"Troppa irresponsabilità"

Nonostante gli appelli del Santo Padre, l'irresponsabilità della classe politica è un dato di fatto. Questo in sintesi il commento di Andrea Masullo, Direttore scientifico di Greenaccord, dopo il nulla di fatto alla Cop25 di Madrid. Nella nostra intervista, Masullo sottolinea come sia stato disatteso quanto stabilito a Parigi quattro anni fa, evidenziando in particolare la frattura tra la conoscenza scientifica e quella diffusa. "Va fatto passare il messaggio - afferma - che i cambiamenti climatici non potranno essere fermati da nessun muro, un tifone non presenta il visto". "Gli effetti già registrati - conclude - sono minori rispetto a ciò che accadrà in futuro", senza un repentino cambio di marcia. 

Ascolta l'intervista ad Andrea Masullo

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16 dicembre 2019, 08:55