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Marcia da New Delhi a Ginevra Marcia da New Delhi a Ginevra 

New Delhi: marcia mondiale per la giustizia e la pace

Al via mercoledì in India la marcia che in un anno intero, dopo 14mila chilometri a piedi, raggiungerà Ginevra. In Italia arriverà dal 25 luglio al 7 di settembre dell’anno prossimo, attraversando numerose città. Intervista a padre Antonello Fanelli, del Sacro Convento d’Assisi

Federico Francesconi – Città del Vaticano

La Jai Jagat – letteralmente “vittoria del mondo” – è cominciata mercoledì scorso in India e passerà attraverso 10 Paesi nel giro di un anno, concludendosi nella sua settimana finale a Ginevra, dal 26 settembre al 2 di ottobre. All’interno della manifestazione saranno organizzate diverse iniziative ed eventi culturali, tra cui workshop e incontri di advocacy per un’economia pacifica e per il disarmo, con al centro il tema della non violenza. La marcia è stata organizzata da Avani Kumar – figlio di uno dei seguaci di Gandhi - per il centocinquantesimo anniversario della nascita del Mahatma. Duecento marciatori indiani e cinquanta internazionali si uniranno alla manifestazione e ci si aspetta che diecimila persone partecipino agli eventi organizzati giornalmente per ogni tappa.

La marcia in Italia

L’Italia ospiterà la marcia l’estate prossima con l’appoggio della sezione nazionale della tavola per la pace, e sostenuta dal Sacro Convento di San Francesco d’Assisi. Gli interlocutori italiani hanno rinnovato il loro patto di collaborazione con Avani Kumar e si stanno preparando non solo per accogliere la Jai Jagat, ma anche per una seconda marcia da Perugia ad Assisi, fissata per domenica 11 ottobre 2020. Il Convento ha dichiarato che le due iniziative portano lo stesso messaggio. “È urgente un’economia di pace e fraternità, fondata sul disarmo e la sostenibilità, rispettosa della dignità e dei diritti di tutti e tutte”.

I “Nonviolent trainings”

L’iniziativa dei ‘Nonviolent trainings’, gli “allenamenti alla nonviolenza” è uno dei punti di forza principali della marcia e verrà svolta proprio durante il cammino, in corsi di quattro o cinque giorni. Gli “allenamenti” si pongono l’obiettivo di imparare a identificare il conflitto indiretto e la catena di eventi che porta al conflitto attivo, per poi essere in grado di prevenirlo e affrontarlo con metodi non violenti, seguendo i dettami del metodo di Gandhi, partendo dal concetto di nonviolenza e cercando di applicarli alle diverse situazioni sociali.

Il ruolo della Chiesa

“In questo periodo storico la pace è sottaciuta. Come francescani, il nostro augurio è che si possa lavorare per vivere in un mondo di pace rispettando tutto il creato e ciò che il signore ha messo a nostro servizio, e il servizio richiede e merita anche rispetto” lo racconta ai microfoni di Radio Vaticana Padre Antonello Fanelli, del Sacro Convento di San Francesco d’Assisi.

Ascolta l’intervista a padre Antonello Fanelli

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04 ottobre 2019, 12:39