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Feriti durante le manifestazioni a Port-au-Prince Feriti durante le manifestazioni a Port-au-Prince 

Haiti: la classe dirigente si arricchisce alle spalle dei poveri

Da venerdì scorso le strade della capitare Port-au-Prince sono messe a ferro e fuoco dai manifestanti durante gli scontri sempre più accesi con le forze dell’ordine. Il Presidente Moise ha invitato al dialogo, ma continua a rifiutare la richiesta di dimissioni da parte dell’opposizione e fa sapere che “il colpo di stato dell’opposizione non riuscirà”

Federico Francesconi – Città del Vaticano

Scuole, negozi e uffici pubblici sono rimasti chiusi in gran numero nella capitale Port-au-Prince, in seguito al gran numero di persone che si sono unite alle contestazioni di piazza per chiedere le dimissioni dell’attuale Presidente Jovenel Moise. I cittadini sono stremati dall’inflazione, dalla corruzione delle istituzioni e soprattutto dalla carenza di benzina che ha costretto molte stazioni di servizio di Port-au-prince a chiudere. Da mesi i manifestanti chiedono indagini approfondite sull’utilizzo da parte del governo di miliardi di dollari destinati a interventi di previdenza sociale per un accordo per un piano petrolifero con il Venezuela. L’opposizione accusa il Presidente Moise di coprire gli abusi di potere del suo predecessore Michel Martelly e di aver partecipato lui stesso agli atti di corruzione del precedente governo. Tramite il suo portavoce e consigliere Jude Charles Faustin, il capo di stato – assente dalla scena pubblica dall’inizio dell’ultima ondata di proteste - ha invitato la popolazione alla calma e al dialogo, ma ha chiarito che considera le proteste un tentativo di colpo di stato da parte dell’opposizione che “non riuscirà”.

La violenza degli scontri

Gia da venerdì’ 27 settembre le proteste a Port-au-Prince hanno assunto un carattere particolarmente violento, molti negozi sono stati assaltati e saccheggiati e la polizia ha risposto con l’utilizzo massiccio di gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere i manifestanti. Ieri due persone sono rimaste ferite. Un uomo di 34 anni è stato colpito alla gamba da un proiettile esploso dalle forze dell’ordine durante una marcia e poi ricoverato d’urgenza al pronto soccorso; anche il giornalista della radio locale Joseph Edmond è stato colpito alla mano destra da un colpo partito da un’auto della polizia in borghese che stava sparando a distanza nel tentativo di allontanarsi dalla folla dei manifestanti.

La situazione politica

Nonostante l’escalation di violenza durante le proteste, Moise – il cui mandato di cinque anni ha avuto inizio nel 2017 - ha rifiutato più volte la richiesta di dimissioni giunta dall’opposizione guidata dal senatore Youri Latortue. I detrattori di Moise vorrebbero che in seguito alla sua dipartita, nascesse un governo di transizione presieduto dal giudice della Corte suprema haitiana. Intanto le Nazioni Unite non hanno ancora preso una posizione definita e hanno invitato alla calma e al dialogo, assicurando che i loro inviati “stanno dialogando con entrambe le parti in gioco per cercare una via d’uscita pacifica dalla crisi”.

La posizione della Chiesa

In una nota i vescovi haitiani hanno dichiarato che la violenza ha origine nell’incompetenza della classe politica del Paese. “Qui abbiamo un popolo alla disperazione. Alcuni settori continuano ad arricchirsi alle spalle di poveri che non possono né mangiare né pagare la scuola ai loro bambini” lo ha raccontato ai microfoni di Radio Vaticana padre Antonio Menegon.

Ascolta l'intervista a padre Antonio Menegon

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01 ottobre 2019, 15:32