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Violenza sulle donne Violenza sulle donne 

Giornata europea della tratta, il caso della Nigeria

E’ oggi la Giornata Europea contro la tratta di esseri umani, tra i crimini transnazionali più gravi al mondo. La Nigeria è uno dei Paesi da dove proviene la maggior parte delle vittime, è lì che l’Ordine di Malta interviene per favorire il reinserimento delle ragazze che rientrano con una storia di sfruttamento sessuale alle spalle

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Le loro storie sono fatte di abusi, di dolore e di terrore, arrivano a sperare di morire per non dover soffrire di più. La vita delle vittime di tratta e di sfruttamento, nella maggior parte dei casi donne e bambini, è un inferno troppe volte senza ritorno. Molto spesso le giovani accettano di lasciare la Nigeria tratte in inganno dalla promessa di lavori inesistenti, per poi cadere nella rete dei trafficanti che, perlopiù,le conducono in Europa per avviarle alla prostituzione.

Per le vittime il rimpatrio può divenire un calvario

Per molte di queste ragazze nigeriane, in gran parte originarie dello Stato di Edo, la situazione non migliora quando vengono rimpatriate, perché è allora che devono affrontare la povertà dalla quale hanno tentato di fuggire e lo stigma della società che le ritiene delle perdenti. “Le giovani donne oggi cadono nella trappola del traffico perché cercano di uscire da un Paese che non può offrire loro alcun futuro, dove non potranno costruirsi una vita”, spiega Romain de Villeneuve, ambasciatore speciale a Lagos dell’Ordine di Malta che, accanto alle Suore di Saint Louis, lavora nell’organizzazione del centro Bakhita, casa di accoglienza che offre alle ragazze un percorso di riabilitazione e di reinserimento nella società.

Gigante d’Africa, cresce in demografia  ma non in sviluppo

La Nigeria, è il quadro che fa de Villeneuve, è un Paese di 200 milioni di abitanti, con una straordinaria crescita demografica e una forte necessità di sviluppo. Si rendono sempre più necessari, quindi, investimenti nelle infrastrutture, nelle scuole, nella cultura, nell’elettricità. E’ qui che si muovono queste ragazze che decidono di uscire dal Paese spinte anche dal confronto via social con la vita di coetanee in altri luoghi.

Il centro Bakhita, motore del riscatto di queste ragazze

Il ruolo dell’ambasciatore de Villeneuve e delle Suore di Saint Louis si rende fondamentale quando queste giovani vengono, volontariamente o meno, rimpatriate: è in quel momento che devono affrontare sfide drammatiche e importanti e il centro Bakhita è accanto a loro. “Devono risolvere problemi familiari, problemi di denaro, devono individuare un progetto professionale adatto a loro, devono fare formazione, soprattutto, però, devono essere sostenute moralmente”, racconta de Villeneuve, “sono state distrutte, sono ferite psicologicamente, abusate fisicamente, spesso con problemi di salute, tradite dai loro cari. Non c’è nulla di guadagnato per loro”. L’Ordine di Malta resta però nella convinzione che nulla sia perduto e che per queste giovani sia sempre possibile “risolvere i problemi, ritrovare una autostima e una vita dignitosa che è l’obiettivo di ciascuna di loro”.  “I problemi in Nigeria sono gravi, ma non insormontabili – conclude de Villeneuve – è un Paese che  ha molte speranze e molta energia. Spesso si dice che sia un Paese dove tutto è possibile, e io ci credo”.

Ascolta l’intervista a Romain de Villeneuve

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18 ottobre 2019, 13:40