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Italia: stabile la popolazione straniera. Bassetti: serve una “accoglienza integrale”

Il 28.mo rapporto di Caritas e Migrantes rileva un aumento dei matrimoni misti e delle imprese condotte da stranieri. L’Italia resta il terzo Paese in Europa per numero di migranti

Marco Guerra – Città del Vaticano

“Non c’è vera accoglienza e senza un umanesimo integrale”, nelle parole del presidente della Cei, Cardinale Gualtiero Bassetti, c’è tutto lo spirito della del 28.mo Rapporto Immigrazione 2018-2019 di Caritas e Mingrates.

La Giornata Mondiale del Migrante

L’edizione 2019 del Rapporto Immigrazione, che è stato presentato questa mattina a Roma, è ispirato al Messaggio di Papa Francesco per la 105ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, dal titolo “Non si tratta solo di migranti”, che si svolgerà domenica 29 settembre, con una celebrazione in Piazza San Pietro, presieduta dal Santo Padre. 

Le novità del rapporto

Il Rapporto mette a fuoco quindi un’ampia gamma di temi, dati e volti al fine di far emergere i diversi aspetti di vita di un migrante, ovvero di una persona che si districa fra difficoltà di tipo burocratico, scolastico, giudiziario, sanitario, economico, sociale, ovvero con i problemi della vita quotidiana che affrontano tutti, ma che, nel suo caso, sono forse più complicati che per molti altri.

Lo studio presenta anche alcuni elementi di novità rispetto alle edizioni precedenti: il racconto delle esperienze di un piccolo territorio in Irpinia; la riflessione pacata e costruttiva su una “periferia” che unisce cittadini italiani e stranieri; l’insidioso rapporto fra cittadini stranieri e salute mentale, con il rischio di una doppia esclusione, ancora più grave di quella che affligge i malati italiani; l’organizzazione mafiosa nigeriana Ascia Nera, ormai radicata nel nostro territorio e le luci e le ombre della presenza di sacerdoti, religiosi e religiose stranieri in Italia, sovente mal compresa nel suo significato e nel suo valore missionario.

Oltre 250 milioni di migranti nel mondo

Gli esperti di Migrantes e Caritas partono però fotografando il fenomeno al livello mondiali, riportando gli ultimi dati Onu, secondo cui nel 2017 sono 257,7 milioni le persone che nel mondo vivono in un Paese diverso da quello di origine. Nel 2017 i migranti rappresentano il 3,4% dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. Nel 2017 l’Asia ospita il 30,9% dei migranti mondiali, seguita da Europa (30,2%), America del Nord (22,4%), Africa (9,6%), America Latina (3,7%) e Oceania (3,3%).

Situazione in Europa

Nel 2018 nel continente europeo risiede il 30,2% del totale dei migranti a livello globale e in totale sono 39,9 milioni i cittadini stranieri residenti entro i confini dell’Unione Europea a 28 Stati membri, in aumento del 3,5% rispetto al 2017. Il Paese dell’Unione Europea che nel 2018 ospita il maggior numero di migranti è la Germania (oltre 9 milioni), seguita da Regno Unito, Italia, Francia e Spagna. Aumenta in modo significativo anche la presenza nei Paesi dell’Est, area di forte attrazione migratoria negli ultimi anni. Si segnalano, ad esempio, i casi di Romania, Ungheria, Estonia e Lettonia.

Stabile il numero degli stranieri in Italia

L’Italia presenta una situazione sostanzialmente stabilizzata con 5.255.503 cittadini stranieri regolarmente residenti (8,7% della popolazione totale) e si colloca al terzo posto nell’Unione Europea. Diminuiscono gli ingressi per motivi di lavoro, mentre aumentano quelli per motivi di asilo e protezione umanitaria. I nuovi arrivi compensano solo in parte il calo complessivo della popolazione complessiva dovuto alla denatalità. Il contributo alla demografia degli stranieri resta più elevato di quello della coppie italiane ma con il passare degli anni il tasso di fertilità si fa sempre più simile a quello della popolazione autoctona. 

I lavoratori stranieri

Importante l’apporto dato all’economia italiana dagli stranieri. Il Rapporto cita i microdati RCFL-ISTAT: al primo semestre 2018 la popolazione immigrata in età da lavoro è di 4.102.645 persone con 15 anni di età ed oltre. Risulta occupato il 64,3% dei cittadini stranieri comunitari e il 58,7% dei cittadini extra-UE. Gli occupati stranieri sono cresciuti rispetto al primo semestre 2017 (+2,5%), dato superiore a quello degli occupati italiani (+1,6%). Si rileva anche un'ottima intraprendenza nel lavoro autonomo: secondo i dati Unioncamere, le imprese di cittadini non comunitari al 31 dicembre 2017 sono 374.062, in aumento rispetto al 2016 (+2,1%).

In aumento i matrimoni misti

La buona integrazione nella società italiana è dimostrata anche dall’amento dei cosiddetti “matrimoni misti”.  Nel corso del 2017 sono stati celebrati 27.744 matrimoni con almeno uno dei coniugi straniero (+14,5% del totale dei matrimoni), in aumento rispetto al 2016 (+8,3%). Nel 2018 sono 65.444 i bambini nati da genitori entrambi stranieri (14,9% del totale delle nascite), in calo rispetto al 2017 (-3,7%), anche per effetto della diminuzione dei nuovi arrivi, e quindi dei flussi femminili in entrata, con il risultato che la popolazione straniera residente in Italia si presenta “invecchiata”.

Scuola

Nell’anno scolastico 2017/2018 gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 841.719 (9,7% della popolazione scolastica). I dati attestano, inoltre, che ben il 63,1% degli alunni con cittadinanza non italiana è nato in Italia. Il settore della scuola primaria è ancora quello che registra il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana.

Povertà

Infine si registra che la popolazione straniera è maggiormente colpita dal dramma della povertà e delle fragilità economiche. Nel corso del 2017 i “volti” incontrati dalla rete dei Centri di Ascolto Caritas in Italia sono stati 197.332. Rispetto al 2016 si evidenzia un calo del numero medio di persone incontrate dai Centri di Ascolto in 12 delle 16 regioni ecclesiastiche, tendenza che alcune diocesi attribuiscono al calo complessivo della componente immigrata che si rivolge alla Caritas. Viene sottolineato inoltre che solo il 57,8% delle persone ascoltate è di cittadinanza straniera, a fronte di un restante 42,2% di cittadini italiani.

Bassetti: il Papa ci chiede risposte concrete

“Non vogliamo nascondere che la mobilità umana è un fenomeno complesso, proprio per questo le soluzioni semplicistiche hanno l’effetto peggiore”, ha detto nel suo intervento alla presentazione del Rapporto il cardinale Gualtiero Bassetti. Il presidente della Cei ha inoltre riferito dell’esortazione a trovare nuovi soluzioni per l’integrazione, lanciata da Papa Francesco in vista dell’Incontro dei vescovi dei Paesi del Mediterraneo che si terrà a Bari dal 19-23 febbraio 2020. Il porporato, intervistato da VaticanNews, ha parlato dell’impegno della Chiesa italiana e dei presupposti culturali e antropologici necessari ad una buona accoglienza:

Ascolta l'intervista al cardinale Bassetti

R. – Non si tratta solo di masse che si spostano da un luogo all’altro in cerca di lavoro, di condizioni migliori di vita; ma si tratta di persone umane e quello che caratterizza la persona umana è essere accolta o non essere accolta, perché se le persone arrivano qui e non sono accolte, non sono integrate, non sono accompagnate e io non vedo un altro me stesso in quella persona, è chiaro che rimarrà sempre ad un grado inferiore di sotto-umanità. Noi dobbiamo sviluppare, nei confronti di tutti, cominciando dai nostri certamente, ma anche di coloro che arrivano, un umanesimo integrale che non è fatto soltanto di un lavoro e di un pezzo di pane o di una casa. Ma se non c’è un’accoglienza convinta nel cuore delle persone … certo, l’accoglienza va fatta anche secondo determinati criteri che ora non sto qui a sottolineare: bisogna vedere anche le possibilità di chi accoglie, eccetera. Questo, anche il Santo Padre lo sottolinea. Se l’accoglienza si fa dev’essere veramente integrale. E tutti quelli che sono accolti anche in certi campi di lavoro, che sono sfruttati, non sono integrati, devono stare nelle baracche a livelli infra-umani, ditemi voi se non sono sfruttati.

Il Papa vi ha chiesto di portare soluzioni concrete in vista dell’incontro dei vescovi del Mediterraneo: quindi, parlerete di questo?

R. – Certo. Noi stiamo pensando a soluzioni concrete e io, invitando i vescovi del Mediterraneo, ho detto quello che desidera il Santo Padre. Non sarà un convegno, perché di convegni se ne fanno tanti, uno dietro l’altro, e non ci sarebbe bisogno di coinvolgere tutto il Mediterraneo. Dev’essere un momento di confronto in cui ciascuno porta le proprie prospettive e le proprie soluzioni. In questo senso sarà molto interessante.

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27 settembre 2019, 15:57