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Nove cuori ricordano le vittime dell'ultima strage delle armi leggere negli Stati Uniti, a Dayton (Ohio) Nove cuori ricordano le vittime dell'ultima strage delle armi leggere negli Stati Uniti, a Dayton (Ohio) 

Stragi con armi leggere in Usa: in Italia le più usate per omicidi in famiglia

Giorgio Beretta, dell'Osservatorio sulle armi leggere di Brescia, spiega che nella costituzione Usa il diritto a portare armi è stato introdotto durante la guerra d'indipendenza per difendersi dai soprusi della madrepatria, ma che oggi permette a tutti di armarsi facilmente. "In Italia basta una licenza per uso sportivo. Eppure per difendersi in casa non servono munizioni letali"

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Le due nuove stragi avvenute in Texas e Ohio, con 29 morti e decine di feriti, ripropongono negli Stati Uniti le polemiche sul possesso facile di armi leggere, una questione che da sempre anima il confronto politico tra repubblicani e democratici. Ne parliamo con Giorgio Beretta, dell’Osservatorio Permanente sulle Armi leggere di Brescia.

Ascolta l'intervista a Giorgio Beretta

R. – È scritto nel secondo emendamento della Costituzione americana il diritto a portare armi, ma attenzione: il diritto a portare armi con finalità ben precise. Dovrebbe essere quello di organizzarsi contro uno Stato – parliamo del 1700 – che era visto come possibilmente oppressivo nei confronti dei cittadini. Oggi, questo diritto è sostanzialmente anacronistico. Questo diritto finisce per dare in mano armi alla popolazione in maniera anche molto spesso indiscriminata: delle persone possono facilmente armarsi con fucili altamente letali, con caricatori molto spesso di grande capacità, dato che possono portare dai 10, ai 30, e fino ai 50 colpi.

Ma a che cosa potrebbero servire le armi, se non a far fronte a uno Stato che non è abbastanza presente nel garantire la sicurezza del cittadino?

R. – Innanzitutto, diciamo che lo Stato è presente negli Stati Uniti. Non è un caso che nell’Ohio siano intervenuti dopo un minuto che questa persona aveva iniziato a sparare; e questo ci dice della tempestività. Però le armi potrebbero servire appunto per la difesa personale, abitativa, o nel caso di dove ci sono delle praterie, per la difesa degli animali. Ma tutto questo ci dovrebbe porre una questione: che tipo di armi, e in mano a quali persone? Ed è questo quello che non viene affrontato, e qui è fortissima la pressione della National Rifle Association, che è la principale lobby americana a sostegno dei produttori di armi. E questa pressione fa in modo che siano loro addirittura a finanziare molto spesso le campagne elettorali dei senatori e dei deputati americani, e di conseguenza poi diventa molto difficile limitare la detenzione delle armi.

Tra l’altro, è facile che queste armi così letali vadano in mano a persone che nutrono odio per etnie o religioni…

R. – Esattamente. Quello che stiamo vedendo ora è un fomentarsi di questo odio, soprattutto nelle persone magari con una mente malata. E qui l’altro punto: mente malata che si riconosce sempre dopo la strage, ma mai prima. Ma perché non si riconosce prima? Perché non ci sono controlli sulle persone, e questi invece vanno implementati.

Quello del possesso delle armi leggere da tempo è da tempo tema di confronto e scontro tra repubblicani e democratici. Però, anche in anni di presidenza democratica, ci sono state stragi simili…

R. – Certo, ci sono state proprio perché è difficile eliminare questo tipo di armi. E non pensiamo a questa questione come ad una questione soltanto lontana americana: anche oggi, in Italia, è possibile detenere lo stesso tipo di fucile semiautomatico addirittura con caricatori da dieci colpi e fino a 30 colpi, con una semplice licenza per uso sportivo. Una recente ricerca di Eures ci dice che già oggi negli omicidi familiari l’arma più usata sono le armi da fuoco, non altre armi spurie, diciamo così. Oggi potrebbe essere un grosso problema anche in Italia.

Il dibattito è aperto anche in Europa, soprattutto nei Paesi come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, dove ci sono stati attentati terroristici…

R. – Sì, esattamente. L’anno scorso l’Unione europea ha approvato una direttiva molto restrittiva sulle armi che purtroppo però il governo italiano ha attuato allargando le maglie. Questo pone davvero un problema di mentalità anche in Italia. Noi chiediamo che alle persone che praticano degli sport sia permesso di detenere quelle armi, ma niente munizioni in casa; alle persone che fanno la caccia lo stesso: niente munizioni in casa. Se c’è la necessità di un’arma per difesa abitativa, si decida che tipo di arma e soprattutto che tipo di munizioni di tipo non letale. E cioè: è possibile respingere una persona con delle munizioni non letali ma bisogna fare in modo che quelle armi, che ci sono anche nelle case degli italiani, debbano nel caso solo servire per potere immobilizzare una persona che entra in una casa senza nessun permesso. È un grosso problema che ci dobbiamo porre molto presto perché già oggi gli omicidi a livello familiare sono compiuti soprattutto con armi da fuoco. 

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05 agosto 2019, 13:55