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Volontari in un centro per bambini Volontari in un centro per bambini

I beni confiscati alla mafia rinati grazie alla Chiesa

Proprietà confiscate alle organizzazioni criminali di stampo mafioso rivivono grazie anche all’impegno della Chiesa italiana. Ai microfoni di Pope l’intervista a Toni Mira, giornalista di Avvenire e autore del libro "Dalle mafie ai cittadini"

Eugenio Serra – Città del Vaticano

Più del 20 per cento delle realtà che gestiscono beni confiscati in tutta Italia sono legate a diocesi e parrocchie. Tra queste realtà c’è la chiesa sorta su un terreno confiscato. È la parrocchia di San Gaetano Catanoso a Gioia Tauro. Lo scorso giugno vi ha celebrato anche la messa il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in occasione del Congresso Eucaristico della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. 

Ascolta l'intervista a Toni Mira

Com'è nata l'idea del libro "Dalle mafie ai cittadini", scritto insieme ad Alessandra Turrisi?

R. – Il libro nasce dal voler raccontare cosa succede dopo la confisca di un bene. Noi siamo andati a raccontare le belle esperienze di riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. Abbiamo raccontato di rinascita.

Nel libro si parla di una chiesa sorta su un terreno confiscato a Gioia Tauro. Può raccontare qual è stato l’iter che ha portato alla nascita di questa parrocchia?

R. – È, per ora, l’unica chiesa costruita su un terreno confiscato. Noi ci troviamo a Gioia Tauro, uno dei centri più famosi della provincia di Reggio Calabria, non solo per il grande porto ma anche, purtroppo, per una presenza molto forte della ‘ndrangheta. Su un terreno incolto della cosca principale di Gioia Tauro, la cosca Piromalli, la diocesi di Oppido Palmi decise di costruire una parrocchia. Un segno molto forte, voluto dall’allora vescovo mons. Luciano Bux. Malgrado la severità e i grandi controlli, i tempi sono stati molto lunghi, ma alla fine si è riusciti a costruire la chiesa, segno molto forte della Chiesa locale che ha voluto mostrare con fatti concreti l’incompatibilità tra ‘ndrangheta e Vangelo. Che è quello detto da Papa Francesco con molta chiarezza nella Piana di Sibari.

C’è una storia che l’ha particolarmente colpita, di una meraviglia sorta da un bene confiscato?

R. – Una storia molto bella è quella di una casa-famiglia che si trova a Trentola Ducenta, in una villa confiscata a un boss ma soprattutto killer della camorra, del clan dei Casalesi, Dario De Simone. Attualmente è collaboratore di giustizia dopo essersi auto-accusato di 99 omicidi, una cosa spaventosa. In questo luogo dove si decidevano gli omicidi e gli affari del clan, da oltre 10 anni esiste la casa-famiglia della “Compagnia dei Felicioni”, guidata da una coppia che ospita una decina di bambini con storie molto pesanti. Un luogo dove prima si decidevano affari sporchi, invece oggi si entra e si trova tanta allegria, tanto colore. È una struttura dove si tenta in tutti i modi, poi, di dare nuovamente a questi bambini una famiglia. È una storia molto bella, che ridà vita a bambini in un luogo che in passato era di morte.

È un libro che coniuga alta professionalità con etica e passione civile. Un cittadino comune, nel suo piccolo, come può contribuire alla realizzazione di un futuro migliore, liberato dalle mafie?

R. – I cittadini possono fare molto a partire dalle proprie scelte. Non soltanto dire tanti “no” a strade facili, in cui ai diritti si sostituiscono i favori, ma anche provare a dire dei “sì”. Tante di queste realtà sui beni confiscati sono frutti del volontariato; moltissimi della Chiesa. Un impegno che un cittadino può adempiere è quello di collaborare nella chiesa di appartenenza, nella sua parrocchia o nelle associazioni che, nel territorio, gestiscono questi beni confiscati. Non si è mai in troppi a creare del bene laddove prima c’era del male, perché più siamo e più evitiamo che si trovi isolato, e quindi a rischio, chi è in prima linea in questi impegni. Alle mafie queste storie danno tanto fastidio, rovinano la loro immagine. Laddove c’era la loro ricchezza, adesso si fa del bene. Questo certamente toglie loro immagine e consenso. E questo a loro fa male e reagiscono. Per questo è importante che i cittadini siano sempre più vicini, anche con fatti concreti. Ma servono soprattutto molte mani, mani pulite, che aiutino queste belle realtà.

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21 agosto 2019, 09:00