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Festival Giornalisti del Mediterraneo Festival Giornalisti del Mediterraneo 

Giornalismo, professione in crisi, servono regole e tutele: appello alla politica

Presentato il Festival Giornalisti del Mediterraneo 2019, che sarà ospitato dal 2 al 7 settembre ad Otranto, in Puglia. Nel corso della manifestazione saranno consegnati i Premi “Caravella del Mediterraneo” a giornalisti che si sono distinti per il coraggio nella professione. Intervista a Tommaso Forte, ideatore dell’evento.

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Oltre 70 operatori dell’informazione, italiani e stranieri, sono attesi nella incantevole cornice della città pugliese di Otranto, che ospiterà dal 2 al 7 settembre l’11 edizione del Festival Giornalisti del Mediterraneo 2019. Insieme a loro sono stati invitati diplomatici, accademici e magistrati per animare le sei giornate di incontri e dibattiti che vedono il tema del Mediterraneo - crocevia di popoli, religioni, culture nella storia di tutti i tempi – declinato con le problematiche di attualità, che interrogano oggi in modo pressante le pubbliche opinioni per costruire un futuro condiviso di pace e prosperità.

Premi Caravella del Mediterraneo al coraggio della verità

In chiusura della manifestazione saranno consegnati i Premi “Caravella del Mediterraneo” a sei giornalisti, selezionati dal Comitato scientifico del Festival per l’impegno e la serietà profusi nel loro lavoro. I riconoscimenti andranno a Luigi Pelazza (Le Iene Mediaset), Manuela Moreno (Tg2 Rai), Francesco Piccinini (Fanpage), Domenico Iannaccone (Rai Tre), Sandro Ruotolo (giornalista d’inchiesta), Miquel Serra (Ultima Hora).

Immigrazione tema di scontro anche giornalistico

Argomento principe di questa edizione sarà l’immigrazione, terreno di aspro scontro politico in Italia e in Europa. A scontrarsi sono però sovente anche i giornalisti, che paiono a volte a capo di tifoserie avverse, anche loro in cerca di consensi sui social. E questo il ruolo dell’informazione? Sicuramente no, risponde il collega Tommaso Forte, ideatore del Festival Giornalisti del Mediterraneo, che denuncia la crisi profonda che colpisce il settore della stampa, sul piano dell’impresa editoriale e sul piano dei contenuti dell’informazione.

Ascolta l'intervista a Tommaso Forte

R. – Il ruolo dell’informazione è innanzitutto quello di raccontare la verità, a prescindere dalle tifoserie. Il Festival Giornalisti del Mediterraneo vuole vivacizzare il dibattito sul confronto su quale sia il ruolo degli editori, soprattutto, e la responsabilità dei giornalisti.

Quindi, un richiamo agli operatori dell’informazione e anche agli editori?

R. – Certamente. I giornalisti lavorano per un imprenditore che ha le sue convinzioni e che introduce, all’interno di un giornale, ferma restando la responsabilità del direttore, anche la linea politica della testata.

Quanto l’ambiente digitale sta influenzando e ha già cambiato la professione?

R. – L’ambiente digitale ha, di fatto, cambiato la professione ma non ci sono  regole, per cui ognuno ‘naviga’ in maniera autonoma senza rispettare gli elementi deontologici, che sono alla base della nostra professione.

Tra gli argomenti trattati è infatti anche il ‘farweb’. Quando avremo regole per questa terra di nessuno e soprattutto controlli?

R. – Su questo punto nell’ambito del Festival si esprimerà il Co.re.com (Coordinamento regionale per la comunicazione), che ha un ruolo strategico in questo contesto: attraverso i propri professionisti, la propria esperienza da un punto di vista giuridico e da un punto di vista anche dell’esperienza, discuterà e metterà in vetrina, in luce, in evidenza e farà il punto su quali sono i rischi sia per i ragazzi sia anche per le famiglie che hanno l’obbligo di vigilare. Internet, di fatto, rappresenta – sappiamo già - una grande potenzialità ma un pericolo, allo stesso tempo.

Ci sono altri temi impegnativi nel programma, a partire dalla rappresentazione delle donne migranti, e non solo, nei media, in particolare nella tv. Sono anni che se ne parla, ma non si va oltre la pratica del ‘politicamente corretto’, senza incidere nel tessuto sociale e nella cultura: questa è una lamentela diffusa.

R. – Concordo pienamente: bisogna fare un cambio di rotta. Si parla troppo, si concretizza poco. Il ruolo delle donne nell’ambito delle questioni legate al Mediterraneo e di esperienze legate alla professione, sono veramente poche. Il Festival, quest’anno, mette insieme una serie di testimonianze che possono rappresentare un punto di partenza per raggiungere gli obiettivi di aggregazione sociale e legati soprattutto alla professione. La donna ha un grande ruolo strategico nell’ambito della comunicazione.

Nell’ambito del Festival saranno assegnati i Premi “Caravella del Mediterraneo”: quest’anno, sei vincitori in ambito di servizio pubblico, tv private, web, stampa. Qual è il criterio che ha guidato la scelta dei premiati?

R. – Il criterio è dettato soprattutto dal coraggio dimostrato. Quest’anno abbiamo messo insieme un parterre di giornalisti che hanno una lunga esperienza sul campo, dal traffico di armi alle inchieste sulla mafia, ma soprattutto hanno il coraggio di essere liberi, il coraggio di esprimersi. Il mestiere del giornalismo ormai è un mestiere che è a fine vita, è a fine corsa; è difficilissimo oggi affermarsi nel mondo del lavoro della comunicazione, perché ci troviamo di fronte a delle ristrettezze progettuali, culturali e imprenditoriali.

Questo Festival, dunque, è anche l’occasione per riflettere sulle minacce che gravano sul mondo dell’informazione: non tanto sulle persone dei giornalisti, ma sul ruolo che deve svolgere la stampa in democrazia

R. – La democrazia è una parola bellissima ma viviamo – posso dire senza nessuna difficoltà – in un Paese, l’Italia, che è nella lista degli Stati in cui la libertà di stampa è molto restrittiva. C’è una persecuzione politica e c’è una persecuzione legata, appunto, alle organizzazioni criminali. E’ ingiusto che un giornalista che racconta la verità viva sotto scorta, limitando la libertà a lui, alla sua famiglia, ai suoi figli.

Quindi è importante che l’opinione pubblica senta il dovere di difendere la stampa nel suo insieme?

R. – Ovviamente, ma la prima responsabilità – dal mio punto di vista – è legata alla politica: la politica deve legiferare, la politica deve orientare, la politica deve essere più concreta. Troppi politici parlano di libertà di stampa e poi loro stessi, quando un giornalista scrive la verità, sono i primi a reprimere il lavoro del giornalista. Questa è una grande ingiustizia sociale.

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28 agosto 2019, 09:19