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Iraq: "velato ottimismo" dal meeting Caritas a Baghdad

Il meeting annuale dei partner di Caritas Iraq si è svolto, dal 1 al 3 luglio, a Baghdad. Ai lavori, coordinati da Caritas Internationalis, erano presenti delegati di diverse Caritas europee (Italia, Belgio, Spagna e Germania) e del Crs (Catholic Relief Services, Usa)

Eugenio Serra – Città del Vaticano

L’incontro è servito per discutere dell’attuale situazione nel Paese, delle condizioni dei cristiani e dei programmi di aiuto messi in campo da Caritas Iraq.

Il meeting annuale dei partner di Caritas Iraq

“È stato un meeting molto interessante e partecipato. C’erano partners dall’Europa, dagli Stati Uniti e anche dal Medio Oriente. È emerso un quadro complesso sia per la situazione in Iraq che per Caritas Iraq, che si trova a fronteggiare innumerevoli problemi. Però, devo dire, c’è stato anche un velo di ottimismo di fondo. L’intervento del cardinale Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, ha affermato che si sta cominciando a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel, che da decenni vive questo Paese”. Lo ha dichiarato a Pope, Danilo Feliciangeli, coordinatore dei progetti Caritas italiana per la crisi siriana e irachena, che ha partecipato come delegato italiano al meeting annuale dei partner di Caritas Iraq.

La situazione in Iraq

“La situazione dell’Iraq, spiega Feliciangeli, è molto migliorata. L’Isis è stato, speriamo, estirpato da tutta la regione del nord e dell’ovest del Paese. Abbiamo visitato Falluja, che era uno dei centri principali della presenza dell’Isis, che adesso è diventato uno dei luoghi in cui di più si lavora per una ripresa sociale ed economica. Rimane la paura di attentati e delle cellule terroristiche, forse sono ancora presenti nel Paese. L’organizzazione complessiva è stata sconfitta, ma certamente i singoli membri di queste organizzazioni ancora rimangono nel Paese e ancora potrebbero essere pericolose. Però, rispetto a qualche anno fa, la situazione sembra molto più stabile rispetto a quella che era solamente un anno e mezzo fa”.

Cristiani e musulmani in dialogo

C’è stata la tragedia della caduta di Mosul in mano ai miliziani dello Stato Islamico, che ha costretto centinaia di migliaia di persone a scappare. “Ma - racconta Feliciangeli - emigrano ancora moltissimi iracheni. Ma forse sono i cristiani, più di altri, a lasciare il Paese alla ricerca di un futuro migliore. Adesso le relazioni tra cristiani e mussulmani al livello ufficiale e istituzionale sono buone. Noi, per esempio, abbiamo incontrato il governatore del più grande distretto iracheno, che è stato molto felice di questa visita. Ha espresso parole di soddisfazione verso il lavoro di Caritas, parole di apertura verso le organizzazioni cristiane, dei cattolici in particolare, che lavorano con tutti, sia con cristiani che mussulmani. Abbiamo visto tante esperienze positive di volontari mussulmani, che collaborano come volontari con Caritas Iraq ed esperienze positive di volontari cristiani. E anche lo stesso cardinale Sako è tornato sui rapporti positivi tra cristiani e mussulmani”.

Speranza per una visita del Papa

"È sicuramente una grande speranza: pensare che il Papa possa venire a trovarli, dà loro coraggio e fiducia. Stanno già lavorando su un ipotetico programma, sulle organizzazioni, sugli eventi e sulle manifestazioni. Tutti sognano nel loro piccolo che il Papa vada a trovare il loro paese, il loro villaggio, il loro progetto. C’è molto fermento e molta speranza": conclude il coordinatore dei progetti Caritas italiana per la crisi siriana e irachena.

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08 luglio 2019, 14:55