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Inizio del Ramadan nella moschea di Medan a Nord Sumatra in Indonesia Inizio del Ramadan nella moschea di Medan a Nord Sumatra in Indonesia 

Ramadan, teologa Houshmand: digiuno che coinvolge il cuore

La teologa musulmana Shahrzad Houshmand definisce il Ramadan un ‘Giubileo mensile islamico’ che coinvolge, oltre lo stomaco, anche la mente e il cuore. Significativa la coincidenza quest’anno con il mese dedicato a Maria che il Corano indica come colei che compie il digiuno del silenzio

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

Domenica 5 maggio si è aperto per i fedeli musulmani il mese sacro del Ramadan, un periodo di preghiera e digiuno che terminerà il 3 giugno con la Festa della Rottura, chiamata Aid Al Fitr. Quest’anno il Ramadan arriva a pochi mesi dalla pubblicazione del firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar Al Tayyeb, massimo rappresentante dell’islam sunnita. Ma anche a pochi giorni dal sanguinoso attentato terroristico di matrice islamista avvenuto in Sri-Lanka. È ancora possibile leggere il Ramadan come momento propizio per l’incontro tra fedi diverse? A Radio Vaticana Italia risponde Shahrzad Houshmand teologa musulmana, docente alla Facoltà di Studi orientali all'Università La Sapienza e alla Pontificia Università Gregoriana:

R.- Papa Francesco ha detto una volta che l’unica alternativa all’incontro fra civiltà è lo scontro fra ‘inciviltà’. Allora, se vogliamo restare nel campo della civiltà umana dobbiamo imparare quanto è bello guardare all’altro, accoglierlo, anche con i suoi profumi culturali diversi. In questo senso, direi che il Ramadan potrebbe essere riconosciuto come una specie di Giubileo mensile islamico. Questo perché l’islam afferma che nel mese del Ramadan sono spalancate le porte del perdono, della misericordia e dell’accoglienza divina. Com’è noto durante il Ramadan tutti i musulmani - sunniti, sciiti e altri – dedicano il loro tempo alla preghiera, al ricordo e soprattutto a un esercizio autentico che coinvolge – oltre lo stomaco – anche la mente e il cuore: cioè digiunare. Il digiuno è prescritto dall’alba al tramonto, riguarda il mangiare, il bere, ma anche i rapporti sessuali. È un esercizio che comprende la mente, la volontà, perché l’uomo e la donna decidono con la loro libertà di astenersi, di controllare i propri sensi, anche quelli più essenziali, più basilari. Ma coinvolge anche il cuore, perché la preghiera e il digiuno debbono avere un’intenzione precisa, che secondo l’islam dovrebbe essere ‘per Dio’, dovrebbero essere atti che ci avvicinano a Dio.

Dunque il messaggio centrale di questo mese sacro per i musulmani è l’importanza dell’astenersi, del privarsi di qualcosa, e quindi un messaggio di sofferenza?

R.- Tutt’altro: il mese del Ramadan viene chiamato dalla religione islamica ‘il banchetto di Dio’. Ma come? Un banchetto in cui ci viene impedito di mangiare e di bere? Ecco la risposta: il digiuno è un modo per esercitarsi ad abbandonarsi, allargando le porte dell’animo e del corpo, all’infinito. Non a caso, alla fine del digiuno del Ramadan, i musulmani mangiano e condividono il cibo insieme nella festa dell'Id al Fitr, la festa della fratellanza. È il banchetto di Dio che si apre a ciascun essere umano: il senso è uccidere l’egoismo, l’individualismo per allargarci a una visione universale della fratellanza. Il Corano ricorda chiaramente il digiuno in un versetto in cui si rivolge ai credenti dicendo loro che ‘è stato scritto per voi come è stato scritto per quelli prima di voi’. Dunque chiarisce che non è un’innovazione islamica, ma è stato prescritto agli ebrei e agli stessi cristiani, e inoltre il suo fine è la consapevolezza, la custodia.

Il Ramadan cade quest’anno nell’ottocentesimo anniversario dell’incontro fra San Francesco e il sultano d’Egitto e coincide con il mese di maggio. Cosa le suggeriscono queste circostanze?

R.- Mi auguro che questo possa essere un anno particolare per l’incontro fra musulmani e cristiani all’interno del continente europeo. La coincidenza con il mese mariano per i cattolici è poi molto interessante. Il Corano, infatti, usa una sola volta la parola ‘digiuno’ nella sua forma perfetta e la usa quando parla di Maria. Ma in questo caso non si parla del digiuno dal cibo che coinvolge la mente, il cuore o lo stomaco, ma di quello che coinvolge l’animo e lo spirito. Nel Corano si dice che Maria ‘ha fatto il voto del digiuno per non parlare con nessun essere umano’. Il suo è dunque il digiuno del silenzio: un annientarsi totalmente, rifiutando ogni forma di egoismo e individualismo per essere il recipiente reale e concreto del Verbo, della Parola e della presenza di Dio. E in effetti subito dopo il versetto dice ‘è lei che porta il bambino al suo popolo e al mondo’.
 

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06 maggio 2019, 14:29