Rom e sinti, un popolo nel cuore della Chiesa
Amedeo Lomonaco â Città del Vaticano
Nel mondo sono circa 36 milioni e in Europa quasi 12 milioni. In Italia sono almeno 170 mila. Quello dei rom è un popolo senza terra, con una storia segnata da pregiudizi, discriminazioni e terribili pagine di persecuzione durante le Seconda Guerra Mondiale. Ma è anche una storia ricca di sfide legate allâintegrazione e allâevangelizzazione. Lâodierna Giornata internazionale dei rom, sinti e caminanti è in particolare unâoccasione per ricordare questo popolo, composto da uomini, donne e bambini spesso ignorati.
Appello della Comece
In vista di questa Giornata, la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) ha esortato i futuri leader dellâUnione Europea âad adottare per il post 2020 un quadro legislativo per le strategie nazionali di integrazione dei rom e a rilanciare lâimpegno delle istituzioni europee per rafforzare la loro inclusioneâ. âRafforzare la fiducia reciproca tra la società e i rom è la chiave per superare lâanti-ziganismoâ. È necessario, si legge inoltre nella nota della Comece, âmettere in campo un approccio non paternalistico nellâaffrontare lâinclusione dei româ.
Una vera integrazione
Papa Francesco ha più volte ricordato, durante il suo Pontificato, le fatiche e le speranze di questo popolo. Durante il , il Papa ha espresso un augurio speciale per âi membri di questi antichi popoliâ: âpace e fratellanzaâ. Il Santo Padre ha anche auspicato che la giornata a loro dedicata âfavorisca la cultura dellâincontro, con la buona volontà di conoscersi e rispettarsi reciprocamenteâ. âÈ questa la strada - ha aggiunto il Pontefice - che porta a una vera integrazioneâ.
Una vita dignitosa
Francesco, il ha sottolineato che ogni persona ha diritto ad una vita dignitosa, ad âun lavoro dignitoso, allâistruzione e allâassistenza sanitariaâ. Il Papa ha anche indicato i âgrandi cambiamenti sia nel campo dellâevangelizzazione sia in quello della promozione umana, sociale e culturaleâ. âUn segno forte di fede e crescita spirituale delle vostre etnie - ha spiegato Francesco - è il numero sempre in aumento di vocazioni sacerdotali, diaconali e di vita consacrataâ.
Sradicare pregiudizi
âVorrei che anche per il vostro popolo - ha affermato il Papa il 26 ottobre del 2015 - si desse inizio a una nuova storia, a una rinnovata storia. Che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobiaâ. âNessuno si deve sentire isolato, nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri. È lo spirito della misericordia che ci chiama a batterci perché siano garantiti tutti questi valoriâ.
Tra le periferie umane
Incontrando il , promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, Francesco ha incoraggiato quanti si impegnano âin favore di chi maggiormente versa in condizioni di bisogno e di emarginazione, nelle periferie umaneâ. âSpesso gli zingari - ha detto il Papa - si trovano ai margini della società, e a volte sono visti con ostilità e sospetto â io ricordo tante volte, qui a Roma, quando salivano sul bus alcuni zingari, l'autista diceva: âAttenti ai portafogliâ! Questo è disprezzoâ.
Approcci nuovi
Sono molteplici le piaghe che continuano ad affliggere il popolo rom. âPer quanto riguarda la situazione degli zingari in tutto il mondo - ha aggiunto il Santo Padre il 5 giugno del 2014 - oggi è quanto mai necessario elaborare nuovi approcci in ambito civile, culturale e sociale, come pure nella strategia pastorale della Chiesa, per far fronte alle sfide che emergono da forme moderne di persecuzione, di oppressione e, talvolta, anche di schiavitùâ.
Nel cuore della Chiesa
Il primo Pontefice ad incontrare il popolo rom è stato, il , San Paolo VI. âVoi siete nel cuore della Chiesa â ha detto in quellâoccasione Papa Montini - perché siete soli: nessuno è solo nella Chiesa; siete nel cuore della Chiesa, perché siete poveri e bisognosi di assistenza, di istruzione, di aiuto; la Chiesa ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonatiâ.
Una storia segnata anche dalla persecuzione
Benedetto XVI, incontrando lâ, ha affermato che la storia di questi popoli è âcomplessa e, in alcuni periodi dolorosaâ. âPurtroppo lungo i secoli avete conosciuto il sapore amaro della non accoglienza e, talvolta, della persecuzione, come è avvenuto nella II Guerra Mondiale: migliaia di donne, uomini e bambini sono stati barbaramente uccisi nei campi di sterminio. È stato - come voi dite - il Porrájmos, il âGrande Divoramentoâ, un dramma ancora poco riconosciuto e di cui si misurano a fatica le proporzioni, ma che le vostre famiglie portano impresso nel cuoreâ.
Zefirino, beato gitano
Il santo patrono della popolazione rom è il beato Zefirino Giménez Malla, terziario francescano, fucilato nel 1936 durante la Guerra civile spagnola e gettato in una fossa comune per aver difeso un prete e il suo Rosario. Durante la , San Giovanni Paolo II ha indicato in Zefirino un âmodello da seguireâ: la sua vita â ha detto Papa WojtyĹa- dimostra che Cristo è presente nei diversi popoli e razze e che tutti sono chiamati alla santitàâ.
Una missione di tutta la Chiesa
Lâevangelizzazione degli zingari è una âmissione di tutta la Chiesa, perché nessun cristiano dovrebbe rimane indifferente di fronte a situazioni di emarginazione in relazione alla comunione ecclesialeâ. È quanto si sottolinea nel . Nel documento si ricorda, in particolare, che la religiosità occupa âun posto di grande rilievo nellâidentità di questa popolazioneâ. âIl rapporto con Dio è dato infatti per scontato e si traduce in una relazione affettiva e immediata con lâOnnipotente, che cura e protegge la vita familiare, specialmente nelle situazioni dolorose e inquietanti dellâesistenzaâ.
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