Algeria: dopo le dimissioni di Bouteflika, al via la transizione
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Per sei settimane gli algerini hanno protestato pacificamente contro la quinta candidatura di Bouteflika, il Presidente 82enne, malato dal 2013. Lunedì scorso dalla presidenza l’annuncio che avrebbe rassegnato le dimissioni entro il 28 aprile, rinunciando a correre ancora per la carica, ma riservandosi il diritto di applicare le misure necessarie alla transizione. Nella notte migliaia di algerini sono scesi in piazza per festeggiare l'annuncio delle sue dimissioni. Molti sono convinti che questa sia solo la prima tappa del cambiamento richiesto. Oggetto delle proteste degli ultimi due mesi, infatti, non era solo il Presidente, ma anche, il sistema di potere algerino accusato di corruzione e mala gestione delle risorse. Intanto, sui social continuano a circolare appelli per un nuovo venerdì di manifestazioni pacifiche in tutto il Paese.
Fiducia della Francia per la transizione democratica
La Francia esprime fiducia in una "transizione democratica" in Algeria, dopo le dimissioni di Bouteflika. "Abbiamo fiducia nella capacità di tutti gli algerini di proseguire questa transizione democratica nello stesso spirito di calma e responsabilità" che ha prevalso in queste ultime settimane, ha dichiarato il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian.
I poteri al Presidente del Consiglio
Secondo quanto prevede la Costituzione algerina, è il presidente del Consiglio della nazione, la camera alta del Parlamento, ad assumere i poteri di Presidente ad interim per un massimo di 90 giorni durante i quali dovranno essere organizzate elezioni presidenziali. Sarà quindi Abdelkader Bensalah, 77 anni, presidente del Consiglio della nazione dal 2002, ad assumere questo ruolo.
In campo le forze popolari della protesta ed i vecchi Partiti
Per Luciano Ardesi, esperto di Maghreb, “la transizione è ancora tutta aperta, perché oltre alla via costituzionale proposta dall’esercito, c’è quella proposta dalla protesta popolare che chiede una fase costituente con un rinnovo di tutte le istituzioni, a partire dal Parlamento. Una fase necessariamente lunga perché le forze popolari in campo non sono preparate ad assumersi delle responsabilità, mentre i vecchi Partiti fanno parte di quel sistema che le proteste popolari di queste settimane hanno chiesto fosse completamente cancellato”.
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