L’Africa aiuta l’Africa: raccolta fondi delle diocesi per le vittime di Idai
Matteo Petri – Città del Vaticano
“La Chiesa d’Africa non è rimasta in silenzio. Oltre a un grande sostegno morale e spirituale, molte diocesi in Africa hanno istituito una raccolta fondi speciale per fornire un aiuto concreto alle persone vittime del ciclone Idai – così padre Donald Zagore, sacerdote per la Società per le Missioni Africane in Togo -. Con il ritirarsi delle acque si ritrovano nei tre Paesi colpiti, Mozambico, Zimbabwe e Malawi, case ed edifici devastati, strade bloccate e zone inaccessibili. Nella città di Beira, in Mozambico, il governo ha dichiarato che è in corso un’epidemia di coleraâ€. “L’opera di solidarietà è un'azione che riflette l'identità fondamentale della Chiesa d'Africa che vuole essere “Famiglia di Dio†- spiega il sacerdote -. Una testimonianza di fede e carità soprattutto in questo periodo di Quaresima, intenso momento di carità e fraternitàâ€. “Se a volte in Africa, di fronte alle catastrofi che affliggono il continente, gli occhi sono generalmente rivolti agli aiuti europei, oggi dobbiamo impegnarci per creare una mentalità di pronta reazione e mobilitazione nel nostro continente – prosegue padre Zagore -. Gli africani devono prima essere in grado di fare affidamento sui propri fratelli e sorelle più che su chiunque altro. Non siamo mai troppo poveri per aiutare. La solidarietà con i nostri fratelli devastati in Mozambico, Zimbabwe e Malawi è un impegno prioritario di tutta l'Africaâ€.
Si aggrava il bilancio tra danni, morti, feriti e ammalati
Con circa 790 vittime e quasi 3 milioni di persone colpite, il ciclone Idai è stato il peggior disastro naturale nella regione negli ultimi 30 anni. In Mozambico, il Paese più colpito, si è lasciato dietro almeno 518 morti, 1.522 feriti e 135mila sfollati. La sua furia ha distrutto 3.318 scuole. Molte aree intorno alla città di Beira e la regione centrale del Mozambico sono interessate da inondazioni, interruzioni di corrente, carenza di cibo e acqua ed emergenze sanitarie.
La testimonianza di padre Bolzon a Beira
“Finora non si sta parlando di epidemia ma sono già circa 300 i casi accertati. Si spera che non ci siano contagi più seriâ€. A parlare all’Agenzia Sir, a quasi venti giorni dal passaggio del ciclone Idai è don Maurizio Bolzon, fidei donum della diocesi di Vicenza, che vive da due anni a Beira insieme a due confratelli veneti. “Quando ieri sono arrivato per celebrare la Messa l’ho trovata piena di persone che mi aspettavano: avevano ricostruito tutto con pali, teloni e foglie degli alberi di cocco – racconta Bolzon, la parrocchia di Santos Anjos, una delle tre seguite dal missionario, è stata completamente rasa al suolo dal passaggio del ciclone nella notte tra il 14 e il 15 marzo -. Pregare di nuovo sotto un tetto è stata una grande gioia e una emozione fortissima. E’ l’immagine di cosa è Beira in questo momento: un desiderio di resurrezione fortissima e a tutti i livelliâ€. I tre preti fidei donum, accolti dall’arcivescovo di Beira don Claudio Dalla Zuanna, vicentino della Congregazione dei Dehoniani, vivono in uno dei tanti bairros periferici di Beira. “Le persone, compresi i bambini, bevevano l’acqua rimasta nei pozzi. Questo ha causato dissenteria e diarrea, degenerata in vari casi di coleraâ€, racconta il missionario.
Il governo del Mozambico ha stipulato un contratto con Medici Senza Frontiere e la Chiesa ha messo a disposizione un terreno dove è stato installato un ospedale da campo per trattare i primi casi. Il vescovo di Beira ha chiesto a don Maurizio e ad altre persone di costituire una commissione diocesana per l’emergenza. Tramite la Caritas nazionale e Caritas di altri Paesi, tra cui Germania, Inghilterra, Usa e Italia, stanno arrivando alimenti e beni di prima necessità. Nell’area colpita dal ciclone vi sono circa 25 parrocchie e tutte hanno avuto danni enormi. “Oltre alle chiese sono in ginocchio le scuole, i centri di salute e le sale della comunità - conclude il sacerdote -. Gli organismi internazionali distribuiscono aiuti che sono preziosissimi, ma la loro sarà una presenza limitata nel tempo. Nel territorio rimarrà solo la Chiesa. Dobbiamo quindi pensare ad un accompagnamento a lungo termineâ€.
L’aiuto alle popolazioni colpite arriva anche dall’Asia
Venti tonnellate di cibo sono state inviate dal Comitato centrale del Sangha buddista del Vietnam (Vbs), l’Associazione buddista (Vba) e dalla comunità vietnamita in Mozambico alle vittime del ciclone Idai. Durante la cerimonia di consegna che si è svolta ieri a Maputo, capitale del Mozambico, il monaco Thich Dong Hue, membro del consiglio esecutivo del comitato centrale e capo della Vbs, ha espresso la speranza che le autorità e la popolazione locale superino presto le conseguenze della tempesta.
Casimiro Abreu, direttore facente funzione dell'Istituto nazionale per la gestione dei disastri naturali del Mozambico, ha lodato la solidarietà mostrata dalle istituzioni buddiste. Abreu ha quindi ringraziato il governo e il popolo vietnamita per il prezioso sostegno spirituale e materiale. Cinquanta tonnellate di cibo sono state inviate nella sola provincia di Sofala, la più colpita dal disastro, dal gruppo di telecomunicazioni vietnamita Viettel e dalla società di investimenti del Mozambico Spi, fornendo anche un aiuto per il ripristino del sistema informativo e indispensabile in molte località del Paese. Nonostante tra Hanoi, capitale vietnamita, e Maputo vi siano circa 9.500 chilometri di distanza, i due Paesi intrattengono strette relazioni commerciali. L'ambasciatore del Vietnam in Mozambico, Hu Huang, lo scorso gennaio ha dichiarato che negli ultimi 10 anni il Paese africano ha ricevuto dal governo vietnamita investimenti per circa 600 milioni di dollari Usa, soprattutto nel settore dei trasporti e delle comunicazioni.
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