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Cresce il commercio di armi piccole e leggere: maggiori esportatori Usa, Italia e Brasile

Rapporto dell’Archivio disarmo sul traffico illecito di armi nel Mediterraneo, che in massima parte confluiscono tra le fila di forze armate non statali e nelle mani della delinquenza locale.

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Lo studio dell’Iriad, il Centro ricerche dell’Archivio disarmo, parte da un dato che deve preoccupare l’intera comunità internazionale: il 90 per cento dei morti nei conflitti, seguenti alla seconda guerra mondiale, si deve al fuoco di armi piccole e leggere, denominate con la sigla inglese Salw. Tra queste vittime il 70/80 per cento sono civili. Il commercio internazionale di queste armi è infatti in continua crescita e tra il 1996 e i 2016, in un arco di vent’anni, il giro d’affari di Salw è lievitato, coinvolgendo nella compravendita sempre più Paesi.

Cosa s’intende per armi piccole e leggere?

Le armi piccole sono quelle destinate all’uso individuale: pistole semi-automatiche, revolver, fucili, carabine, fucili d’assalto e mitragliatori piccoli e medi; mentre le armi leggere sono quelle utilizzate da due o più persone insieme: mitragliatori grandi, lanciagranate manuali e montabili, cannoni anti-aereo, cannoni anti-carro, fucili senza rinculo, lanciatori portatili di razzi e missili anti-carro e di missili anti-aereo e mortai dal calibro inferiore a 100 millimetri.

L’enorme giro d’affari intorno ad un miliardo di Salw

Nel mondo oggi sono in circolazione oltre un miliardo di armi Salw, di cui ben due terzi sul totale in possesso di soggetti non statali e civili. La maggior parte sono vendute regolarmente sul mercato internazionale e poi convogliate in canali di traffico illegale. Principali esportatori sono Stati Uniti, Italia e Brasile, con entroiti di oltre 500 milioni di dollari annui; a seguire sono Germania, Corea del Sud, Austria, Federazione Russa, Repubblica Ceca, Turchia, Belgio, Svizzera, Francia, Croazia, Israele, con entroiti da 100 a 499 dollari annui.

Le tre rotte di traffico illegale nel Mediterraneo allargato

Il rapporto dell’Iriad traccia le principali vie di commercio illegale delle armi Salw nel Mediterraneo allargato, comprensivo oltre che degli Stati rivieraschi, anche dei Paesi balcanici, del Magherb e del Corno d’Africa. Vi sono tre rotte principali, quella balcanica che raggiunge - attraverso l’Italia, la Croazia e la Slovenia – l’Europa occidentale; quella orientale, che parte dai Paesi dell’ex Urss e da altri Stati dell’Europa dell’Est, diretta verso l’Africa e l’Europa occidentale; e quella  regionale del Medio oriente e Nord Africa, che in gran parte dalla Libia distribuisce le armi nei Paesi confinanti e mediorientali e in piccola parte in Europa. In particolare l'Iriad sottolinea l’alto rischio di fornire armi piccole e leggere a soggetti non statali, specie a gruppi armati presenti in aree di conflitto come l’Ucraina, la Libia o la Siria, permettendo che si costituiscano arsenali, senza alcun controllo e certezza della destinazione finale.

Il mercato on line del tutto incontrollabile nel dark web

Grande preoccupazione, denuncia ancora l’Iriad, per il crescente commercio illecito su Internet, dove l’offerta di armi piccole e leggere, sia nuove che usate, prolifera nel cosidetto dark web, protetto dalla navigazione anonima che impedisce alle di tracciare venditori ed acquirenti: in questo spazio digitale oscuro vengono vendute soprattutto pistole, che rappresentano oltre l’80 per cento degli acquisti on line, destinate in massima parte alla delinquenza locale. Altre Salw comprate con un click in rete sono revolver, mitra, fucili ma anche armi militari come granate e fucili d’assalto. I venditori di armi nel dark web sono concentrati, soprattutto negli Stati Uniti, quasi 60 per cento sul totale mentre in Europa raggiungono il 25 per cento, con in testa Danimarca e Germania. Canale privilegiato per le offerte sono i social network, i pagamenti sono effettuati tramite le criptovalute e le consegne avvengono via posta.

La minaccia delle copie in 3D solo per ora inoffensive

Un’altra minaccia che incombe, documentata dal rapporto dell’Iriad, arriva dallo sviluppo delle stampanti 3D, in grado per ora di realizzare solo armi in materiale sintetico, non idoneo a sostenere l’esplosione di proiettili, quindi copie di armi vere inoffensive. Per valutare la gravità della situazione, l’Iriad  riporta l’offerta del sito statunitense, Defcad.com della Defense Distributed, che consente di scaricare i file per la stampa 3D di diverse armi, della pistola Liberator monocolpo in grado di sparare un proiettile da 9 mm, ma anche del fucile semiautomatico AR-15, del fucile d’assalto VZ 58 e della pistola Beretta 9 mm. Messo online nel 2013, il file per la stampa della Liberator venne scaricato 100 mila volte in due giorni, prima che il Dipartimento di Stato statunitense non chiedesse la rimozione dei file in quanto contrari all’Arms Export Control Act del 1976. Ad oggi occorre registrarsi nel sito per poter scaricare tali file. Se lo sviluppo tecnologico permetterà di realizzare stampe con materiali più resistenti - avverte l’Iriad - tali armi potranno divenire offensive. Per di più, non avendo un numero di matricola non sarà possibile tracciarle e non avendo elementi metallici non saranno rilevabili attraverso metal detector. Ciò potrebbe portare – ammonisce l’Iriad - ad una proliferazione incontrollabile di armi piccole e leggere.

Le leggi e i trattati internazionali segnano il passo

Lo studio riporta le iniziative internazionali di contrasto al commercio illegale di Salw, che non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati, dal Protocollo contro la fabbricazione e il traffico illecito di armi da fuoco, loro parti e componenti del 2001, al Programma Onu d’azione per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro dello stesso anno, all’International tracing instrument del 2005 fino al Trattato sul commercio di Armi (Att) del 2014 e alla roadmap tracciata del Consiglio europeo nel 2018 a sostegno dei piani regionali di lotta all'uso e al traffico illeciti di Salw e relative munizioni nei Balcani occidentali entro il 2024.

La negligenza degli Stati nell’attuare gli accordi presi

Dal rapporto emergono infatti le difficoltà di molti Paesi nell’attuare a livello operativo quanto concordato, specie per la distruzione del surplus, per le operazioni di confisca o per il tracciamento di armi. Da qui il richiamo dell’Iriad a sostenere ogni iniziativa di cooperazione internazionale, tesa a raccogliere dati, a tracciare le armi, a monitorare ogni transazione, ma anche a rafforzare l’assistenza a Paesi terzi. In questo ambito viene ribadita l’importanza di una stretta collaborazione tra Stati Uniti ed Europa. Si raccomanda infine di potenziare l’Att sia per coinvolgere importanti Stati non firmatari sia per stringere le larghe maglie di questo trattato.

 

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29 marzo 2019, 07:00