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Al Metropole hotel di Hanoi, in Vietnam, è partito con una stretta di mano il secondo incontro tra il Presidente statunitense Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un. Il primo vertice si era tenuto a Singapore nel giugno dello scorso anno, dopo che nei mesi precedenti Pyongyang aveva svolto diversi test nucleari: era da quasi settant’anni che i leader dei rispettivi Paesi non si stringevano la mano.

Le dichiarazioni

“Sarà un successo”, ha detto il capo della Casa Bianca nei primi commenti subito dopo il faccia a faccia di oggi, riferendo di considerare un “onore essere con Kim” e di leggere la “relazione speciale” creatasi come il progresso “più grande” nei rapporti Usa - Corea del Nord. Sottolineato inoltre il “potenziale economico senza limiti” di Pyongyang. Da parte sua, Kim Jong-un ha descritto il summit come una “decisione coraggiosa”, auspicando “buoni risultati”.

Le delegazioni

Presenti al vertice il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e il facente funzione di capo dello staff, Mick Mulvaney, il braccio destro del leader norcoreano, Kim Yong-chol, e il ministro degli Esteri, Ri Yong-ho. Dopo la cena ufficiale, gli incontri proseguono domani, quando si affronteranno questioni le questioni della denuclearizzazione e di una possibile proclamazione della fine della Guerra di Corea: il presidente statunitense ha risposto con un “vedremo” alla domanda della stampa al riguardo, anche se - fanno notare gli osservatori - non si tratterebbe di un trattato di pace con effetti legali, ma di una dichiarazione simbolica.

Le trattative

Trump punta allo stop dei test atomici, con verifiche di ispettori esterni sull’arsenale nordcoreano. Kim chiede il ritiro delle truppe americane che si trovano in Corea del Sud e lo stralcio delle sanzioni economiche imposte dall’Onu a Pyongyang.