"Ricostruiamo la politica": il libro di padre Occhetta
Debora Donnini - Città del Vaticano
"Come evitare il male sociale e costruire il bene comune?". Questa è una delle domande a cui il discernimento dovrebbe portare chi si occupa di politica. A mettere in evidenza il valore del discernimento in politica - "bussola che orienta il cammino di un popolo" - è, fin dall'Introduzione, il libro "Ricostruiamo la politica. Orientarsi nel tempo dei populismi" di padre Francesco Occhetta, gesuita, che fa parte della redazione de La Civiltà Cattolica. Un testo scandito da tre tappe: nel primo capitolo si analizzano "i criteri di discernimento per 'riconoscere' le caratteristiche dei populismi europei", nel secondo si parla di alcune riforme mancate e, nel terzo, dei temi urgenti della vita politica fino alla formazione pre-politica e pre-partitica. Stasera il volume viene presentato presso il centro culturale San Roberto Bellarmino, a Roma. Ad intervenire don Nicola Filippi, parroco e docente di Teologia dogmatica, mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, il prefetto Sandra Sarti, presidente Commissione Diritto d'Asilo e lo stesso autore.
Padre Francesco Occhetta, nel Centenario dell’appello di don Sturzo ai "liberi e forti", con la nascita del Partito Popolare italiano, da tempo si sta parlando di nuova stagione dell’impegno dei cattolici in politica con sfumature diverse. Questo libro vuole essere un contributo alla riflessione in tale senso?
Si, ma non solo. La testimonianza cristiana è da sempre politica, ma nel dibattito all’interno del mondo cattolico ci stiamo concentrando molto sulle politics, la ricerca del consenso, essere o non essere un partito, cosa la gerarchia possa dire ai laici sulla politica - per esempio in un sinodo - e così via. Tutte riflessioni utili. Tuttavia nel volume cerco di ribaltare l’approccio e pongo al centro le policy del mondo cattolico: le competenze, i luoghi e le soluzioni che abbiamo per risolvere i problemi complessi che coinvolgono la società, l’economia e la tecnologia. È per questo che rilanciando il dibattito sul “cosa” sarà molto più semplice capire il “come”. Sturzo ci ha lasciato un metodo che nel volume riprendo: la ricostruzione del centrismo, come meta-categoria politica, basata sullo spirito riformista, l’interclassismo, la coesione sociale, la centralità della persona e la cultura della mediazione, che non vuol dire accontentare tutti, ma rappresentare tutti, in particolare le minoranze che oggi non hanno diritto di parola.
Il suo libro è strutturato su tre pilastri: quello dedicato ai populismi, quella sulle riforme e sui temi da affrontare. Centrale per lei è la questione del discernimento, una “scelta di coraggio” dice Papa Francesco...
Cerco di offrire alcune regole sul discernimento - la capacità di scegliere - scritte da S. Ignazio di Loyola. Tra i principi e la realtà esiste una terra di nessuno in cui si prendono le decisioni: è questo il campo del discernimento. Si tratta di una lotta che porta alla costruzione del bene comune, un’arte che realizza umanamente chi la pratica e come conseguenza dona “coraggio, forza, consolazione e pace”. Ne ha parlato anche il Papa quando ha chiesto di discernere interpretando tre azioni: “riconoscere, interpretare, scegliere”. Dunque non si tratta di andare controcorrente ma di continuare a ribadire i princìpi che ispirano la dottrina sociale, l’antropologia che ci caratterizza per poi offrire persone preparate in grado di amministrare e soluzioni sui temi della politica.
C’è un punto sul valore della vita e sull'utero in affitto o maternità surrogata su cui ci deve essere molta chiarezza: è un tema molto sensibile per le donne...
Approfondisco la maternità surrogata perché è uno dei temi politici più strumentalizzati nel dibattito pubblico. È l’esempio in cui le categorie dell’umanesimo cristiano cedono il passo a quelle del post-umanesimo laicista, dove la riflessione pubblica si limita ad accogliere (passivamente) i traguardi della tecnica. Pongo una domanda: quando viene lesa la dignità delle persone più deboli – come il nascituro e la gestante madre –, quanto il desiderio soggettivo di una coppia committente può diventare diritto in un Ordinamento democratico? L’insegnamento degli ultimi tre Pontefici ci offre un approccio antropologico alla maternità surrogata che richiede di portare la domanda al cuore della tecnica, per capire come questa possa servire l’uomo, senza servirsene. Con questo tema tocchiamo la radice del significato di vita, di corpo, di rapporto madre - figlio, di dignità, di memoria, ma anche di dono e di reciprocità. E tutto questo è politica.
E’ quindi importante offrire formazione politica ai giovani e, d’altra parte, un ampio dialogo fra i cattolici?
Da giovane sono stato per cinque anni consigliere comunale. Conosce la politica, chi l’ha fatta e la sua qualità dipende molto dalla formazione e dai testimoni che la vivono come missione. Da una decina d’anni ho pensato a un cammino di formazione che si chiama "Connessioni". Ero solo a crederci con pochi giovani, poi ne sono arrivati a centinaia. Oggi siamo in molti al punto che sono pronto a consegnarlo sia come metodo (per le diocesi, le aziende ecc.) sia come una comunità formata da associazioni e movimenti cattolici e tanti altri giovani competenti ed esperiti sui temi della politica.
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