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Cambogia, memoriale delle vittime dei khmer rossi Cambogia, memoriale delle vittime dei khmer rossi

Cambogia: 40 anni fa la caduta del regime dei khmer rossi

Nel 1979 truppe vietnamite entrano in Cambogia e depongono il regime di Pol Pot, uno dei più brutali della storia. Anche la Chiesa venne sterminata. Nel 2015 si è aperto il processo di beatificazione di 35 martiri cambogiani, uccisi durante le persecuzioni perpetrate dal regime di Pol Pot. Tra loro ci sono vescovi, preti, laici, donne e catechisti lasciati morire di fame e di stenti

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Quella che si chiude il 7 gennaio del 1979 in Cambogia è una storia terribile che ha portato allo sterminio di quasi un quarto della popolazione. Si stima infatti che siano due milioni i cambogiani assassinati durante il regime dei khmer rossi.

Nascita del regime

Questo drammatico periodo della storia cambogiana inizia il 17 aprile 1975: le truppe dei khmer rossi entrano a Phnom Penh. L’obiettivo del regime, che persegue l’ideologia marxista, è di creare una società agraria attraverso il cosiddetto processo di “purificazione della Cambogia”. Al loro arrivo, le truppe dei khmer sono acclamate dalla popolazione. Ma è l’inizio di una tragedia. Nel giro di poche ore, gli abitanti di Phnom Penh sono costretti a lasciare la città. Inizia una delle più grandi migrazioni forzate della storia recente. La capitale cambogiana diventa una “città fantasma” e si apre per la popolazione un tragico capitolo segnato da massacri e lavori forzati.

Persecuzioni e massacri

Tra le vittime del regime, ci sono in particolare minoranze etniche e religiose e persone appartenenti a classi sociali elevate. I sopravvissuti ancora oggi ricordano che chi portava gli occhiali veniva arrestato. Gli occhiali erano infatti associati ad un alto grado di istruzione. Durante il regime dei khmer rossi, centinaia di migliaia di persone sono inoltre costrette a lavorare nei campi. Molti ragazzini sono obbligati ad arruolarsi nell’esercito. Scuole, banche e ospedali sono aboliti e gli anni del regime sono un susseguirsi di crimini. L’emblema di questo periodo di massacri e di torture è una scuola superiore di Phnom Penh, trasformata in una prigione. Oggi è diventata un memoriale per ricordare l’orrore di quegli anni.

La caduta del regime

È il conflitto tra Cambogia e Vietnam a determinare la fine del regime dei khmer rossi: nel 1979 i soldati vietnamiti, meglio equipaggiati, occupano la Cambogia e viene deposto il sanguinoso governo di Pol Pot. Le truppe dei khmer rossi sono costrette a rifugiarsi nelle foreste e sulle montagne.

Condanne per genocidio

Recentemente il Tribunale speciale per i khmer rossi  ha emesso due sentenze di condanna per genocidio nei confronti di due leader dei khmer rossi. Si tratta di Nuon Chea, braccio destro di Pol Pot, e di Khieu Samphan, all’epoca capo di Stato cambogiano. Si tratta della prima sentenza di colpevolezza che riconosce il genocidio. Il Tribunale speciale per i khmer rossi è stato istituito nel 2006, con un accordo tra Cambogia e Nazioni Unite.

Martiri dei khmer rossi

Anche la Chiesa cambogiana è  stata vittima della furia devastatrice dei khmer rossi. Nel 2015 si è aperta la fase diocesana del processo di beatificazione di 35 martiri, uccisi durante le persecuzioni perpetrate dal regime di Pol Pot. Tra loro il vescovo cambogiano Joseph Chhmar Salas e 34 compagni, tra preti, laici, donne, catechisti, missionari - tra cui alcuni membri della congregazione delle Missioni Estere di Parigi - lasciati morire di fame e di stenti tra il 1970 ed il 1977. Erano nativi di Cambogia, Vietnam e Francia. 

 

 

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07 gennaio 2019, 08:28