Centrafrica. Card. Nzapalainga: a Alindao massacrate più di 60 persone
I due sacerdoti uccisi dai guerriglieri, sono il vicario generale della diocesi di Alindao, mons. Blaise Mada, e don Celestine Ngoumbango, parroco di Mingala. Parlando al quotidiano francese "Le Monde", il card. Dieudonné Nzapalainga racconta che gli sfollati accolti nel campo di Alindao, distrutto nell’assalto, si sono rifugiati a Ndakoto “un villaggio di appena 15 case, a 7 km da lì. I suoi abitanti non erano preparati ad accogliere 26.000 persone. Dopo una settimana la gente moriva di fame. Il 23 novembre il Programma Alimentare Mondiale ha inviato quattro camion. Dovevate vedere come la gente si gettava sui viveri. I primi giorni, ho visto persone grattare il suolo per tentare di recuperare qualche chicco di riso” ha detto il porporato.
Un attacco premeditato e organizzato
Sulle motivazioni del massacro, il card. Nzapalainga dice di avere “l'impressione che sia iniziata la guerra per il posizionamento. Nel dialogo in corso con i gruppi armati, chiunque avrà più uomini e controllerà il maggior numero di aree sarà in grado di chiedere ministeri, denaro ... Alindao è completamente controllata dall'Upc (Unità per la Pace in Centrafrica). Questo attacco è stato preparato, organizzato. Penso che questi atti siano un modo per posizionarsi in vista del dialogo con lo Stato e la comunità internazionale”.
Tra i guerriglieri la presenza di mercenari
Il card. Nzapalainga conferma quello che già aveva detto all’Agenzia Fides mons. Juan Jose Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, sulla presenza di mercenari stranieri tra gli autori del massacro. “Il vescovo di Alindao ci ha detto che nell'ultimo gruppo di aggressori c'erano persone che non parlavano né il Sango, la lingua ufficiale, né il francese. Ciò significa che sono mercenari che vengono per depredare diamanti, oro, bestiame Tutto ciò che può essere saccheggiato”. “Siamo diventati il ventre molle della regione e la mia paura è che alla fine diventiamo la sua pattumiera” afferma. Il card. Nzapalainga sottolinea che “anche se gli altri tirano le corde, tocca a noi centrafricani, trovare la soluzione. Questa sarà principalmente una soluzione politica e non militare. Sarà ottenuta attraverso il dialogo e accettando sacrifici”. “Una volta definite le soluzioni – avverte - dobbiamo però applicare le decisioni prese”. (L.M. - Agenzia Fides)
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