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Una via di un vecchio quartiere di Sanaa, capitale dello Yemen Una via di un vecchio quartiere di Sanaa, capitale dello Yemen 

Yemen: bimba morta di fame. Simbolo della tragedia nel Paese

Aveva sette anni Amal, ed è morta di fame. La sua foto, pubblicata dal New York Times, ha fatto il giro del mondo, e oggi è il simbolo delle migliaia di minori che, in Yemen, sono a rischio, prime vittime di un conflitto dimenticato

Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano

La piccola Amal è morta di fame e, suo malgrado, richiama oggi l'attenzione internazionale su quegli altri 400mila bambini che in Yemen, cifre Unicef, rischiano di morire per malnutrizione acuta, di quegli 11 milioni che hanno bisogno di assistenza immediata, ma che sono già stati uccisi dall’indifferenza del mondo.

In atto una strage degli innocenti 

In Yemen è la strage degli innocenti che nessuno vuole fermare. Nessuno è interessato a contrastare quella guerra che da tre anni devasta il Paese, dove si vive “la peggiore crisi umanitaria nel mondo”, denunciata ieri dal segretario generale dell’Onu, Guterres che ha chiesto una “tregua immediata”. Le Ong non riescono a fornire aiuto a sufficienza, le infrastrutture sono distrutte, così come le vite dei civili, colpiti dai raid della coalizione a guida saudita che, per fermare i ribelli houthi, in realtà attacca scuole, ospedali e innocenti, con bombe fornite anche dai governi occidentali che oggi si indignano davanti alla foto di Amal.

Fermare la vendita di armi a Riad

“La questione - denuncia Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo, - è quella della vendita delle armi all’Arabia Saudita, Paese del quale non ci si può fidare in termine di rispetto di diritti umani. In Yemen – continua – ci sono le prove di crimini di guerra, lì l’attacco è mirato a spingere il Paese verso la fame”.

Ascolta l’intervista a Francesco Vignarca

Il caso Khashoggi testimonia gli orrori sauditi

Una guerra ignorata, sulla quale si sono accesi i riflettori dopo l’omicidio del giornalista saudita dissidente Jamal Khashoggi, assassinato nel consolato del suo Paese a Istanbul. Una morte che ha costretto molti governi, compreso quello italiano, ad aprire gli occhi sugli orrori commessi da Riad nello Yemen e che oggi potrebbe quanto meno costringere quegli stessi Paesi a fermare il rifornimento di armi ai sauditi.
 

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03 novembre 2018, 14:54